“Non è un film sulla famiglia, ma sulla società degli uomini in cui la famiglia diventa villaggio tribale: le dinamiche sono le stesse che governano l’animo umano in qualsiasi epoca”. Gabriele Muccino vuole alzare il tiro parlando di A casa tutti bene, il suo nuovo film, l’undicesimo, che segna anche il suo ritorno in Italia – forse definitivo, “magari farò altri film negli States ma non ci tornerò più a vivere” – dopo L’estate addosso. Il tema è un po’ quello di sempre, seppure declinato in termini leggermente diversi rispetto a un successo che ancora tutti ricordano come L’ultimo bacio, che ne decretò il grande successo. L’ossessione della coppia e il tradimento. Scritto con Paolo Costella e con la collaborazione di Sabrina Impacciatore, A casa tutti bene è quasi un trattato sull’impossibilità di essere felici in amore nella chiave classica della commedia corale e con molte citazioni (“amo perdutamente il cinema italiano e mi piace citarlo”). Un film molto personale, e in qualche misura anche assolutorio, perché sembra dire che prima o poi ci cadiamo tutti. E del resto le vicende personali dell’autore sono più di una volta arrivate alle cronache anche in modo sgradevole.
Siamo su un’isola imprecisata del Mediterraneo – è Ischia dove la troupe ha trascorso due mesi in piena simbiosi – qui vivono in una bellissima villa panoramica i capostipiti di una variegata famiglia: Pietro (Ivano Marescotti) e Alba (Stefania Sandrelli) che festeggiano le nozze d’oro e per l’occasione hanno richiamato figli, nuore, ex nuore e nipoti. I figli di Pietro e Alba sono Carlo (Pierfrancesco Favino), Sara (Sabrina Impacciatore) e Paolo (Stefano Accorsi): i primi due hanno proseguito con successo l’attività di famiglia, gestendo un ristorante di pesce, mentre il terzo è un artista girovago reduce da un lungo viaggio in Patagonia in bicicletta. All’apparenza uniti, i tre fratelli nascondono conflitti tra loro e soprattutto con i rispettivi partner, conflitti che diventano esplosivi quando la convivenza si prolunga inaspettatamente per una tempesta che impedisce ai traghetti di partire. Carlo è sposato in seconde nozze con la paranoica Ginevra (Carolina Crescentini) che lo accusa di trascurarla e non ammette che possa occuparsi della figlia di primo letto Luna (Elisa Visari) essendo anche molto gelosa della sua ex Elettra (Valeria Solarino), che non si è mai rifatta una vita. Paolo ha una situazione sentimentale incasinata, con un figlio che trascura, e ora ritrova una lontana cugina (Elena Cucci) da sempre innamorata di lui. Sara è sposata con Diego (Giampaolo Morelli) che ha una giovane amante (Tea Falco) e non vede l’ora di raggiungerla a Parigi. Alla compagnia si aggiungono Sandra Milo ovvero zia Maria, sorella di Pietro e madre di Massimo Ghini, malato di Alzheimer e accudito con sentimenti ambivalenti dalla moglie Claudia Gerini, mentre Gianmarco Tognazzi è un cugino spiantato e burino che aspetta un figlio dall’agguerrita estetista Giulia Michelini e cerca in tutti i modi di farsi assumere al ristorante di famiglia da dove fu cacciato a suo tempo per qualche casino.
Girato con un budget di sette milioni e mezzo di euro – a produrre è Marco Belardi con la Lotus e Leone Film Group insieme a Rai Cinema e 3 Marys Entertainment – il film non fa rimpiangere a Muccino la fase hollywoodiana: “E’ la mia esperienza più importante, un grande impegno produttivo, un cast favoloso dove tutti hanno dato il massimo e poi la grammatica del cinema è sempre la stessa, qui o in America”.
Nell’affollata conferenza stampa, con il cast schierato al gran completo (eccetto Sandra Milo e Gianfelice Imparato), hanno preso la parola un po’ tutti. Stefania Sandrelli ha sottolineato come la famiglia presupponga rapporti al cubo, “sono cose profondissime, è un luogo da cui tutti vogliono scappare ma poi è inevitabile che vogliano tornare”. E commentando una battuta del suo personaggio “noi donne siamo fatte per sorreggere il mondo”, ha affermato: “La differenza è il valore più grande della vita, bisogna dare maggior sostegno alle donne affinché siano rispettate. Se si lavorasse di più sul valore delle donne, si potrebbe avere di più da loro”. Sabrina Impacciatore ha parlato del suo rapporto speciale con Muccino: “Ha segnato il mio debutto con L’ultimo bacio. Una mattina alle 9, quando ero ancora assonnata, mi ha chiamato e mi ha chiesto di aiutarlo a scrivere questo film, che per lui è un’urgenza, qualcosa che sentiva nelle viscere. E’ un artista istintivo e qui è stato come un pittore che dipinge un affresco, con noi tutti sul set”. Anche Stefano Accorsi ha ritrovato il regista quasi vent’anni dopo quel film diventato proverbiale (e insieme hanno fatto anche Baciami ancora), mentre Gianmarco Tognazzi rivela di essersi in parte ispirato al personaggio dello sfigato Bagini interpretato da suo padre in Io la conoscevo bene: “Non mi ero mai messo a confronto con quel genio attoriale che era Ugo”.
Per Favino il film è un mosaico in cui tutti gli spettatori potranno riflettersi in un modo o nell’altro: “qui non ci sono supereroi ma squarci di vita quotidiana, del resto non credo che esista una famiglia funzionale”. Claudia Gerini sottolinea come il film sia veramente corale, “senza personaggi più o meno importanti, siamo come gli strumenti di un’orchestra”; Massimo Ghini, uno dei migliori in campo, confessa di aver avuto il timore di offendere le persone malate di Alzheimer: “nella malattia ci potrebbe essere un elemento di comicità inconsapevole che mi premeva evitare. Un po’ mi ha ricordato Compagni di scuola dove ero l’unico che non faceva ridere, anche qui sono un po’ un corpo estraneo”.
Interpellato sul tema della violenza, che esplode nella coppia Favino-Crescentini fin quasi al delitto, Muccino riflette: “Il personaggio di Favino si trova nella classica situazione fly or fight, o scappi o combatti. In quella scena ho rappresentato quel momento che potrebbe degenerare e che esiste in ogni coppia. In me non c’è giudizio e neanche un riferimento ai femminicidi, mi ha ispirato più Le notti di Cabiria che la cronaca”. Mentre rifiuta una lettura generazionale: “Non vorrei catalogare questo film per età, è logico che un 50enne abbia una visione diversa da un 20enne, ma qui racconto l’animo umano di fronte alle difficoltà”. E sul film di Guadagnino Chiamami col tuo nome rivela: “E’ vero, inizialmente mi propose di dirigerlo io, ma rifiutati perché non era una materia che fossi in grado di maneggiare”.
A casa tutti bene, che uscirà il 14 febbraio con 01 Distribution, si affida molto al commento di Nicola Piovani e agli intermezzi musicali con Tognazzi al pianoforte che rielabora vecchie hit un po’ nostalgiche, tra cui Bella senz’anima, cantate a squarciagola da tutti come adesso si usa molto. Del resto l’intero cast sarà ospite della prima serata del 68° Festival di Sanremo, dove Pierfrancesco Favino è anche padrone di casa al fianco del direttore artistico Claudio Baglioni e di Michelle Hunziker.
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