Un focus sulla primavera araba, Arab Film Revolution, con corti e filmati che girano sul web (anche proibiti), l’omaggio a Raul Ruiz e il premio alla carriera ad Alessandro Haber, saranno fra gli appuntamenti, dal 6 al 9 ottobre, della 18/a edizione di Capalbio Cinema, rassegna dedicata ai film brevi (e non solo) d’autore italiani e internazionali. In concorso, tra i 27 corti da tutto il mondo ci sono quattro italiani: Il Garibaldi senza barba di Nicola Piovesan; Omero bello-di-nonna di Marco Chiarini; Milonga di Marco Calvise; Sono io Dio di Francesca Del Sette. Filo conduttore del festival di quest’anno saranno “le mappe di un pianeta in cambiamento”, spiega il direttore Tommaso Mottola.
Qualcuno aveva paura che con il focus sull’Arab Film Revolution, arrivassero montagne di materiale grondante di sangue o quasi solo documentari, e invece c’è anche molto racconto in forma di fiction”. Il focus presenterà nove corti, provenienti da Israele, Tunisia, Egitto, Palestina, Libano, Algeria. Inoltre nel panel principale si parlerà del cinema arabo al tempo di twitter e verranno presentati anche video che girano sul web, alcuni dei quali proibiti. Sarà presente anche l’associazione filmaker tunisini, “che sta cercando di creare un nuovo Centro di cinematografia”. A chiudere il festival sarà il lungometraggio Microphone di Ahmad Abdalla, già a Toronto 2010, su un egiziano che tornato nel suo Paese dopo anni, ritrova un legame con le sue origini attraverso la cultura underground.
Nell’omaggio a Raúl Ruiz, scomparso il 19 agosto scorso, saranno presentati alcuni dei suoi corti più visionari e ironici. “E’ stato il cineasta più prolifico, in 30 anni di lavoro ha fatto 150 film, e ha girato in tutto il mondo, è stato il regista viaggiatore per eccellenza”, dice Bruno Roberti, curatore della personale. E ancora un focus sul cinema russo e il premio alla carriera ad Alessandro Haber, “uno degli attori più generosi per il corto italiano, a cui da tempo volevamo assegnare una medaglia al valore all’indegno della brevità”.
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