Alex Owens è una ragazza che lavora come saldatrice di giorno e si esibisce in numeri di danza in un club notturno. La sua aspirazione è diventare una ballerina professionista. Nella scena culminante del suo percorso, Alex ottiene l’opportunità di fare un’audizione per l’Accademia di Danza di Pittsburgh, una delle principali scuole specializzate del Paese. L’audizione è la grande, irripetibile occasione per realizzare il suo sogno più scintillante. Per spogliarsi una volta per tutte degli abiti logori di saldatrice e trovare la sua strada, la sua espressione, la sua realizzazione.
La sequenza è intensa e coinvolgente, con la performance di Alex che combina le sue capacità tecniche a una energia travolgente e una passione che infuoca ogni suo gesto.
Alex si esibisce sul palco con una coreografia straordinaria, che include movimenti di breakdance e passi di ballo accattivanti. Ha uno stile unico che deraglia dagli schemi classici della danza e così magnetizza l’attenzione della giuria e del pubblico. Durante la performance, la tensione aumenta, e alla fine, quando Alex completa la sua esibizione in un crescendo, la folla esplode con entusiasmo e applausi scroscianti.
La scena è accompagnata dalla celebre colonna sonora del film, in particolare dalla canzone What a Feeling interpretata da Irene Cara, che ha vinto l’Oscar per la Miglior Canzone Originale nel 1984.
L’immagine di Alex che trionfa sul palco, sudata e emozionata, simboleggia il successo e la realizzazione dei suoi sogni, rendendo la scena finale di Flashdance un momento memorabile e iconico dell’epoca degli anni ’80.
A interpretare questo personaggio indomabile e battagliero è Jennifer Beals, che il 19 dicembre compie 60 anni. È bizzarro pensare che quella giovanissima star nel film cult degli anni ’80 Flashdance che ottenne quel ruolo a soli 17 anni, come a una donna matura che ha attraversato con eleganza oltre 4 decenni di vita, più o meno lontana dalle luci della ribalta.
Quando uscì per la prima volta, Flashdance ricevette recensioni per lo più negative da parte della critica professionale, ma ebbe un enorme successo al botteghino, diventando il terzo film di maggior incasso del 1983 negli Stati Uniti. Ha avuto un incasso mondiale di oltre 200 milioni di dollari, con un budget di soli 7 milioni di dollari, catapultando la Beals nell’empireo delle superstar. Era la pin-up degli anni ’80 e la donna dei sogni di ogni uomo.
Un ruolo della vita, senza dubbio, anche se la Beals dovette reagire alla tempesta di critiche in seguito alla rivelazione che aveva una controfigura per le scene di danza. Lei ha affermato con candore di non aver ballato molto nella scena che l’ha resa famosa, sostituita non da una controfigura, bensì quattro.
“La verità è che in Flashdance non avevo una controfigura. Ne avevo quattro”, ha ammesso. “Prima di rilasciare interviste per promuovere il film, uno dei produttori mi ha chiesto di non parlare delle controfigure, ma io ho risposto che, avendo lavorato così duramente, meritavano di essere menzionate. Non avrei mai ignorato le controfigure, perché per me fanno parte della troupe. Avevo una donna incredibile che faceva una sequenza di danza se io non potevo farla… e se lei non poteva, c’era un’altra donna, e se lei non poteva, c’era un ragazzo di sedici anni. È così che abbiamo girato le scene più famose di Flashdance“.
Con enorme sorpresa di tutti Jennifer Beals rinunciò a tutto quel glamour, a quel mondo luccicante, alla fama mondiale: lasciò Hollywood per dedicarsi agli studi di letteratura americana all’Università di Yale.
“È strano… perché tutti pensano che sia qualcosa di assurdo, ma a me sembra abbastanza normale. La mia idea era quella di continuare a studiare”, dichiarò la Beals al sito El Salvador, aggiungendo: “Non ho mai pensato di voltare le spalle ai miei studi perché amo l’università, amo imparare, amo l’esperienza di stare in un’aula e questo è ciò che ho deciso di fare. Non ho esitato nemmeno un secondo. Al contrario, ero entusiasta perché volevo tornare a studiare”.
Pur avendo molte offerte sparse sulla scrivania del suo agente, la Beals ha detto di aver preferito concentrarsi sugli studi, aggiungendo che i soldi non sono mai stati un’attrattiva sufficiente per continuare a lavorare nel settore.
Solo dopo la laurea con lode in letteratura americana nel 1986 a Yale, la Beals è tornata all’ovile, ovvero il mondo dello spettacolo: costruendo una carriera cinematografica e televisiva meno appariscente ma comunque molto solida nei 20 anni successivi.
Tra la fine degli anni ‘80 e la metà dei ‘90 la Beals si è ritagliata una serie di ruoli interessanti. Accanto a Nicolas Cage in Stress da Vampiro (1988) e di Denzel Washington in Il diavolo in blu (1995)
Sempre in quel periodo Nanni Moretti l’ha voluta per un cameo in Caro diario in cui recitò, nei panni di se stessa, accanto al marito di allora Alexandre Rockwell, esibendo anche un buon italiano. Molto amica di Quentin Tarantino, tanto da ricevere un ringraziamento in Pulp Fiction e di Massimo Troisi al quale dedicò, dopo la sua morte nel 1994, una retrospettiva con i suoi migliori film al MOMA di New York, ha deciso di non lasciare più la sua carriera d’attrice. “Posso sempre andarmene e tornare”, ha detto Beals. “Ma questa volta, se volete che lasci Hollywood, dovrete buttarmi fuori”.
La sua toccante interpretazione della stacanovista gay Bette Porter nella provocatoria Serie TV The L Word (Showtime, 2004-09) ha immediatamente rivitalizzato la sua carriera. Ed ha parte del cast di The Chicago Code (Fox, 2010-11), un dramma poliziesco acclamato dalla critica, purtroppo cancellato alla prima stagione.
Tuttavia, come promesso, la Beals non si è più fermata e diversi decenni dopo la sua grande fama dei primi anni ’80, ha dimostrato che il suo talento e la sua bellezza senza tempo le permettono di lavorare stabilmente oggi e per gli anni a venire.
La mini serie debuttava il 19 dicembre 1964, in prima serata su Rai Uno: Lina Wertmüller firma la regia delle 8 puntate in bianco e nero, dall’originale letterario di Vamba. Il progetto per il piccolo schermo vanta costumi di Piero Tosi, e musiche di Luis Bacalov e Nino Rota
Il capolavoro con Gene Wilder è uscito il 15 dicembre 1974: mezzo secolo di follia e divertimento targato Mel Brooks
Il 14 dicembre 1984 usciva nelle sale un film destinato, molto tempo dopo, a diventare cult
Il 10 dicembre 1954 esplode il mito popolare di Alberto Sordi, l’Albertone nazionale. È la sera della prima di Un americano a Roma