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I COSTUMI DI NAPOLEON E IL WEST DI BOWIE IN MOSTRA A CINECITTÀ
Gli studi di Cinecittà venerdì inaugurano un allestimento, da Napoleon a Penny Dreadful. Come scrive Laura Larcan su “Il Messaggero”, “Diamanti incastonati su corone reali a disegnare trame di gigli e croci su velluti ed ermellini. Gioielli per fiction, ovviamente. Tanto splendenti (e pesanti) quanto falsi, creati per esigenze di copione. Basta scorrere le immagini di Bridgerton, la serie fenomeno di Netflix per riconoscerli … Et voilà, i preziosi monili dal set inglese di culto, da milioni di visualizzazioni, sono ora in mostra nei mitici studios di Cinecittà, con buona pace di regine, principesse e dame … Per scoprirle basta visitare da venerdì 29 marzo il nuovo allestimento di Cinecittà si Mostra … Il bello è che la manodopera, tra artigiani, scenografi e costumisti, resta sempre italiana, se non romana, come nel caso di Bridgerton. Il percorso intreccia una chicca dietro l’altra, per cinefili e curiosi del mondo del cinema. Che spettacolo l’abito creato per la diva Eva Green indossato per la serie Amazon Penny Dreadful. Pensare che la costumista, il premio oscar Gabriella Pescucci, l’ha realizzato con merletti originali dell’Ottocento … spicca il completo indossato da David Bowie nel film Il mio West di Giovanni Veronesi. La rock star si innamorò di questo abito a tal punto da indossarlo sempre, nonostante il caldo afoso durante le riprese d’estate … Si passeggia, poi, lungo la galleria delle creazioni per Finalmente l’alba, il film che Saverio Costanzo ha ambientato proprio a Cinecittà. E scorrono i due costumi egizi, fino all’abito da sera dalla foggia a sirena con scollo a cuore … Splende la tunica di seta realizzata su misura per Kasia Smutniak per la serie Domina di Sky, interamente girato negli studios romani. È l’abito della prima imperatrice di Roma, Livia Drusilla, moglie di Augusto”.
L’INTERVISTA A ANTONIO ALBANESE, DA OPERAIO A MAESTRO
L’attore – e regista – protagonista dell’ultimo film di Riccardo Milani, Un mondo a parte: per l’occasione si possono leggere le sue interviste sia su “la Repubblica” che sul “Corriere”, e qui Gian Antonio Stella sintetizza la conversazione titolando: “Ho lavorato in fabbrica ma fare il maestro è più dura. L’ integrazione è l’unico modo per salvare la scuola”. Tra le domande, Stella chiede: “ci sono dei maestri veri, che recitano nel vostro film?” e Albanese risponde: “No. Di attori veri e propri però siamo solo cinque. Tutti gli altri sono persone che vivono lì. Attori straordinari che nella vita fanno i falegnami, i fornai, i boscaioli… Gente vera. Formidabile. Che certi giorni ha lavorato a dodici gradi sotto zero. Uno degli episodi che raccontiamo è vita vera”. “Quale?”, rilancia il giornalista; “Quello del ragazzo che a quattordici anni invece che chiedere un motorino vuole come regalo una pecora. Adesso è lì, che coltiva lenticchie, le più buone del mondo. Un esempio fantastico di attaccamento al paese, alla natura, a questo Abruzzo meraviglioso”.
PRECIADO, IL PRIMO FILM DA REGISTA DEL FILOSOFO TRANSGENDER
L’intervista di Pietro Turano su “la Repubblica” a Paul B. Preciado, filosofo transgender che per il suo primo film dietro la mdp fa un “omaggio a Virginia Woolf e alle persone non binarie”. Per Preciado, “Orlando è il mio inno alla libertà … Ho fatto questo film per i bambini e le bambine, dopo che alcuni genitori hanno iniziato a chiamarmi perché in radio mi sentivano parlare come i loro figli e figlie. Mi dicevano di aver bisogno di confrontarsi per capire i loro figli. È meraviglioso come in queste famiglie eterosessuali e normative all’improvviso appaia una persona che, fin dall’infanzia, parla in maniera non binaria. Ma mentre parlavo con questi bambini accadeva che iniziassi a imparare molte cose su me stesso. Un’esperienza che mi ha fatto provare la gioia di essere nuovamente bambino, con loro, e mi ha permesso di superare il concetto stesso di tempo. Ho trovato più saggezza in questi piccoli che in persone di settant’ anni. Era come se i bambini conservassero una saggezza dovuta alla sopravvivenza. Durante le riprese abbiamo lasciato dei posti vuoti, in memoria di chi ha lottato a costo della vita: era importante testimoniare che noi siamo solo una minoranza sopravvissuta. Questo film è anche una forma di lutto collettivo, un modo di piangere insieme tutti i morti causati da questa società violenta, da una storia egemonica alla quale si sono opposte persone come Virginia Woolf, una “survivor””.
LA VANINA DI GIUSY BUSCEMI, DAI ROMANZI DI CASSAR SCALIA
L’intervista è di Carmen Guadalaxara per “Il Tempo”: Giusy Buscemi, ex Miss Italia, sarà Vanina – Un vicequestore a Catania, serie in onda da stasera su Canale 5. “In questa fiction, in quattro puntate, diretta da Davide Marengo il protagonista maschile della serie è Giorgio Marchesi … Nessuno dei due protagonisti conosceva i romanzi della Cassar Scalia, che Giusy Buscemi ha incontrato sul set il primo giorno” e “Le ho chiesto a che cosa di Vanina fosse più affezionata e mi ha risposto che ci teneva al suo essere burbera ma ironica e istintiva e che non entrasse mai nel dolore delle persone protagoniste delle storie, cosa possibile fino ad un certo punto per me” ma “Cosa ha in comune Giusy con Vanina?”, domanda ancora la giornalista; “Con la sua batteria di sveglie, la cioccolata in fondo al cassetto, la passione sconfinata per il cibo, è anche una fumatrice accanita; ci accomuna la sicilianità, l’onestà, ma siamo molto diverse, io sono più ponderata, riflessiva. Lei è una che va d’istinto, non ci pensa due volte, dice anche parecchie parolacce, si muove in una città vera e seducente, lavica. Vanina non ha freni inibitori, al contrario di me”.
PASOLINI E GIBSON, IL CONFRONTO CON GESU’
Ricorrono 60 anni da Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1964) e 20 dal film di Mel Gibson, La passione di Cristo (2004): nella Settimana Santa, per altro, il richiamo al tema si fa più immediato e così “Avvenire” – con Eliana Airola e Massimo Giraldi – affronta questo confronto cinematografico con Gesù. “Due film molto diversi … accomunati dall’ambientazione a Matera: una città suggestiva, perfetta per l’essenzialità del bianco e nero di Pasolini, e per il ruvido stile visivo di Gibson … Nel 1962 Pasolini è ospite della Pro Civitate Christiana d’Assisi, nella sua stanza trova i Vangeli e comincia a leggere. Lì nasce il film, che da subito si pone lontanissimo dall’immagine oleografica del Gesù di tante produzioni hollywoodiane. Il Cristo di Pasolini è venuto per gli ultimi, per quei volti scavati e dolenti, paradigma di tutta l’umanità sofferente. Un’opera che conserva un fascino di inossidabile bellezza. Quarant’anni dopo La passione di Cristo dello statunitense Mel Gibson. Ispirato ai Vangeli e alle visioni della beata Arma Katharina Emmerick, il film si concentra sulle ultime ore di Gesù, con un accenno finale alla risurrezione. Gibson racconta la Passione con uno stile visivo molto duro, esplicito, in linea con il linguaggio cinematografico contemporaneo”.
OMAGGIO A OZU, A FUORI ORARIO 11 TITOLI DEL MAESTRO GIAPPONESE
La trasmissione di Rai 3, Fuori Orario, dal 29 marzo al 7 aprile, omaggia il regista giapponese Ozu, con 11 titoli restaurati, scrive Cristina Piccino su “Il Manifesto”: “La sperimentazione ozuiana è artistica prima che essere esoterica e religiosa” si legge nelle parole che David Bordwell gli ha dedicato. “Di certo la sua opera è stata fondamentale per la modernità cinematografica, grazie anche a registi come Wim Wenders – che al mondo di Ozu ha dedicato sin dal titolo il suo primo on the road in Giappone, Viaggio a Tokyo, e in Perfect Days ritrova il paesaggio umano del regista giapponese”. La proposta della trasmissione tv comincia con Tarda primavera, il primo della collezione di film restaurati dalla Shochiku, la casa di produzione per cui ha sempre lavorato, poi distribuito in Italia da Tucker.
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Nella rassegna stampa di oggi l'intervista a Lily-Rose Depp, protagonista di Nosferatu, al nuovo Zorro Jean Dujardin e al regista palestinese Rashid Masharawi
Tra le pagine dei giornali oggi una rocambolesca lite tra Vanzina e Eastwood per un parcheggio, l'accusa di Variety contro la serializzazione a Hollywood, un'intervista a Paola Minaccioni e il doc di Giovanna Gagliardo su Cesare Pavese
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