24 giugno 2024, la rassegna stampa 

Paolo Sorrentino, il brutto anatroccolo e l’identità parallela; Silvio Orlando e il #MeToo; film su Pascoli: sceneggiatura inedita firmata Bellocchio; Netflix, 'Black Barbie': l’orgoglio nero in una bambola; la storia di Pippa Bacca diventa un film; 'Hit-Man', da thriller a commedia romantica, e viceversa

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PAOLO SORRENTINO, IL BRUTTO ANATROCCOLO E L’IDENTITA’ PARALLELA

Federico Pontiggia su “Il Fatto Quotidiano” parte dall’essenza, nell’intervista a Paolo Sorrentino e, quasi subito, domanda “Che cos’è il talento?”: “Non credo lo si possieda in maniera innata: falsi miti. Io lavoro tutto il tempo”, risponde il regista. Il giornalista incalza: “Sorrentino, dopo È stata la mano di Dio ancora Napoli e autobiografia?”: “Parthenope è l’autobiografia ideale della mia vita, con una meravigliosa donna che passa di esperienza in esperienza. Io invece ero il brutto anatroccolo”. Interrogato sulla lettura dei libri, dichiara di leggerne tre al mese ma “film anche meno, non per snobberia. Preferisco non vedere quelli degli altri, perché se ne vedo uno bello mi deprimo, se ne vedo uno brutto è peggio, ché mi esalto e penso che sto facendo un capolavoro”. Mentre “Cinema che ama?”: “Quello americano degli Anni ’90: Tarantino, i fratelli Coen, Jarmusch, Spike Lee, Scorsese. E David Lynch”. E “Che cosa chiede a sé stesso?”: “Mai chiesto tanto a me stesso, né in circostante felici né infelici … Mi piacerebbe avere più amor proprio, ne ho sempre avuto poco; “Parte della critica non le ha mai perdonato il rifiuto del Neorealismo”: “Non è il mio approccio, sebbene non mi sia mai posto l’idea di fare un film non neorealista. Ma guardo a registi, dai Coen a Fellini, che non lo sono. Anche se De Sica è il più bravo di tutti … 8 ½ è il film della mia vita, ma a me basta fare il successivo: L’uomo in più erano due film, pensai meglio farne 2×1 come al supermercato, non dovessi riuscire più … Non mi sento migliore di altri colleghi: inventarsi delle rivalità è un gioco che piace molto, lo capisco, ma non l’ho mai vissuto. Anche perché non sono competitivo, non sono sportivo, non faccio sport, e tutto sommato mi trovo più a mio agio a perdere…”.

SILVIO ORLANDO E IL #METOO

“Eravamo sessuomaniaci, il MeToo ci ha migliorati”, secondo Silvio Orlando, intervistato da Arianna Finos per “la Repubblica”: “Recitare, per lui, è sempre un atto politico ‘non in senso ideologico ma di responsabilità. Salire su un palcoscenico o mettersi davanti alla macchina da presa interpretando un personaggio, è anche un atto di presunzione enorme. Fare l’attore è uno dei mestieri più politici: il nostro punto di vista è importante, mai neutro’. E riflette sul cambiamento che c’è stato nel cinema italiano degli ultimi anni, attraversato da una nuova consapevolezza di genere”. Orlando specifica che “Il MeToo ha creato qualcosa di importante per tutti, nel nostro lavoro. I set sono luoghi vivibili e si pensa solo al lavoro che si deve fare. Le donne erano poche, quando ho iniziato, ora ce ne sono molte di più. Il clima è più disteso. Il movimento ci ha migliorato … Le donne erano considerate delle prede, merce, selvaggina. C’era qualcosa di più sottile della violenza fisica, qualcosa di impalpabile. Se una donna non stava a quel gioco diventava un elemento di disturbo di questa macchina maschile. Il cameratismo c’era anche nelle storie raccontate sullo schermo, si raccontava di ossessioni maschili rovinate dall’elemento femminile. E questo si trasmetteva fuori dalle riprese. Questo è uno degli aspetti su cui si può migliorare: essere più gentili, curiosi, attenti”.

FILM SU PASCOLI: SCENEGGIATURA INEDITA FIRMATA BELLOCCHIO

Un film su Giovanni Pascoli: ritrovata e pubblicata una sceneggiatura inedita. La Rai negli Anni ‘80 aveva intenzione di dedicare un film alla vita del poeta, con la regia di Marco Bellocchio, si legge sul “Corriere della Sera”. Così “venne avviata la scrittura di una sceneggiatura, di cui si occuparono Vincenzo Consolo, Vincenzo Cerami e lo stesso Bellocchio. Poi non se ne fece nulla. Il testo inedito dimenticato e incompiuto, 129 fogli dattiloscritti, è stato scoperto soltanto ora, nel fondo Vincenzo Consolo conservato presso gli archivi della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, che ha deciso di pubblicarlo nel volume Una dolorosa immobilità. La vita di Giovanni Pascoli in una sceneggiatura interrotta, a cura di Gianfranca Lavezzi e Federica Massia, con uno scritto di Marco Bellocchio”.

NETFLIX, BLACK BARBIE: L’ORGOGLIO NERO IN UNA BAMBOLA

“Su Netflix il documentario sulla svolta multirazziale della Mattel nel 1980. All’origine le prime dipendenti afroamericane dell’azienda”, ne parla Marianna Grazi su “QN”, riferendosi a Black Barbie. La regista, Lagueria Davis, è partita da questa testimonianza: “Ascoltando mia zia e guardando i suoi cimeli Mattel non mi sfuggiva il motivo per cui lei e le sue colleghe nere avrebbero voluto vedere una Barbie che assomigliasse loro”. Ci sono voluti ventuno anni prima che la Mattel rilasciasse la prima Barbie nera: “Scoprire questo mi ha riportato indietro nel tempo, quando ero piccola e stavo imparando cosa significasse essere una bambina nera. È stato allora che ho capito che dovevo raccontare la storia di Black Barbie e, nel farlo, raccontare la storia di mia zia”, Beulah Mae Mitchell. “Se il documentario sembra limitarsi a trattare del percorso che ha portato all’uscita di Black Barbie nel 1980, le questioni che esplora in realtà sono molto più profonde: il danno dato dalla mancanza di uno ‘specchio sociale’, la lentezza del progresso e le tensioni legate a quello che è stato visto come un oscuramento di un personaggio bianco”. Stacey McBride-Irby “fu la prima designer nera della storica casa di produzione a voler dare un ruolo da personaggio principale alla versione black di Barbie”. Il film è “prodotto da una ex bambina che, come tante, per la prima volta vedendola si è riconosciuta in lei, Shonda Rimes”.

LA STORIA DI PIPPA BACCA DIVENTA UN FILM

La regia a cura di Levi Riso, per la storia di Pippa Bacca, che diventa un film, si legge su “QN”. Una biografia reale, di “un’artista coraggiosa e libera, protagonista di un viaggio esistenziale che è stato un messaggio di pace tra i popoli nonostante il tragico epilogo. La sceneggiatura scritta da Luca De Bei e dalla stessa Levi Riso diventerà presto un film prodotto da Tramp Limited. Pippa Bacca, all’anagrafe Giuseppina Pasqualino di Marineo, aveva intrapreso la via dell’arte performativa. L’8 marzo 2008 aveva iniziato con Silvia Moro da Milano la performance itinerante Spose in viaggio, con la quale le due artiste si proponevano di arrivare a Gerusalemme in autostop, chiedendo passaggi, vestite da spose, ai mezzi in transito. Dopo aver attraversato Slovenia, Croazia, Bosnia e Bulgaria, Pippa e Silvia arrivarono in Turchia il 20 marzo. A Istanbul si separarono, con l’intenzione di ritrovarsi a Beirut e da lì proseguire insieme. Ma il il 31 marzo 2008 Pippa Bacca fu violentata e uccisa a Gebze, da un uomo che le aveva dato un passaggio. Aveva 33 anni”.

HIT-MAN, DA THRILLER A COMMEDIA ROMANTICA, E VICEVERSA

È Paolo Mereghetti sul “Corriere” a dedicare un’analisi al film di Richard Linklater, Hit-Man: “la storia ‘quasi vera’ smonta le convenzioni per prendersi gioco di tutto”. Gary Johnson, il protagonista “è un geniaccio dell’elettronica e sa mascherare telecamere e microfoni, tanto da essersi guadagnato un secondo lavoro come consulente della polizia: nasconde i suoi congegni su Jasper (Austin Amelio) un poliziotto che si spaccia per killer professionista e così fa arrestare chi lo contatta per eliminare qualcuno”. Infatti “affidandosi al piacere della sorpresa e al gusto del divertimento, il film smonta le convenzioni della black comedy per prendersi gioco di tutto, della polizia e della legge, delle convenzioni e delle apparenze, del cinema e dei suoi cattivi ragazzi, per costruire un inaspettato ‘elogio’ di chi si vorrebbe condannato alla routine di una vita senza slanci e invece… Mentre un thriller poliziesco diventa commedia romantica e viceversa”.

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