2046


20462046 vuole dire cinquant’anni dopo il ritorno di Hong Kong alla Cina. Ma è anche il numero di una stanza d’albergo dove si consumano incomprensioni d’amore e passioni pericolose. Ed è anche l’anno in cui 2046 avrà (forse) una versione definitiva. Arrivato al festival di Cannes quasi in extremis, destando grande clamore, ma giusto in tempo per la proiezione serale delle 19,30, il nuovo film di Wong Kar-wai (l’hongkonghese che conquistò il cuore del festival con lo splendido In the mood for love) si contenderà nelle prossime ore la Palma d’oro con Fahrenheit 9/11, ma vince di certo la Palma del film più atteso, difficile e tartassato. Dieci giorni fa ci racconta uno dei produttori, l’italiano Amedeo Pagani, che ha un 20% del progetto Wong, che tutti conoscono come un perfezionista, era ancora sul set a Bangkok per girare o rigirare una scena con Gong Li”.
Sono quattro anni che il progetto è in piedi. Ritardi e contrattempi hanno prolungato il lavoro. La scelta di girare nelle principali città dell’Estremo Oriente, per coglierne impercettibilmente (tutto si svolge in interni) gli umori e le sensazioni, perché “da Shanghai a Hong Kong a Singapore cambiano anche i muri”. L’incredibile concentrazione di star asiatiche, da Tony Leung e Gong Li alla giovane Zhang Zi Yi, nuova musa di Zhang Yimou, dall’ormai europea Maggie Cheung (che compare in una fuggevole apparizione) al giapponese Kimura Takuya, detto Taku, con capelli biondastri da popstar: una passerella dei migliori (ma anche dei più bizzosi) talenti asiatici in circolazione. Infine non è mancata qualche disavventura imprevista, come l’epidemia di Sars, mentre i disegni animati che introducono e chiudono la storia, realizzati da tre studi diversi in Francia, a Hong Kong e in Cina hanno dato ulteriori problemi di omogeneità. Film costosissimo e curato fin nei minimi dettagli, 2046 è una sorta di seguito ideale di In the mood for love con cui ha in comune il protagonista Tony Leung (premio per l’interpretazione a Cannes 2000). Un giornalista-scrittore sradicato, sempre circondato di donne bellissime ed elegantissime che se ne contendono il cuore ormai di pietra. “Come molti di noi, anche lui spreca tante occasioni, che poi ritrova nella memoria”, dice il regista. Che ha messo due baffetti alla Clarke Gable a un personaggio che cita gli eroi del cinema americano anni ’40 ma anche il maledettismo alla Bukovski. Tra poco più di ventiquattr’ore sapremo se il film vincerá una Palma d’oro che, dice Wong, non è scontata ma un po’ meritata… Mentre per vedere 2046 in Italia, grazie all’Istituto Luce, bisogna aspettare l’autunno del 2004. E forse la versione più autentica l’avremo in dvd. “Se avessi ancora tre mesi o tre anni, potrei fare di meglio, qualcosa di definitivo”. Forse.

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21 Maggio 2004

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