Ogni mattina CinecittàNews vi presenta un panorama delle notizie con cui i media seguono il mondo dell’audiovisivo.
Leonardo Maria Del Vecchio fa il suo debutto nel settore del cinema, delle produzioni di titoli e serie tv, partendo da uno dei pezzi di pregio dell’industria cinematografica italiana e rilevando il 13,78% di Leone Film group fondata da Sergio Leone nel 1989 attraverso il suo family office, la Lmdv Capital. Come sottolinea Daniela Polizzi su il “Corriere della Sera“, si tratta del suo primo investimento in una società dell’audiovisivo italiano che porta con sé titoli come The Post, I Leoni di Wall Street, La La Land, La Pazza Gioia. La Leone Film Group guidata dagli azionisti figli del regista, Andrea (presidente e ad) e Raffaella (co-ad) ora lasciano spazio a Leonardo Maria Del Vecchio pur mantenendo le quote di maggioranza. L’obiettivo? Supportare la crescita delle aziende italiane e portarle nel mondo, anche a fianco delle famiglie di industriali nazionali in una alleanza per promuovere il made in Italy nel mondo.
Appassionato al genere fin da bambino, questa volta, nel suo nuovo film western The Dead Don’t Hurt impernia la narrazione su una protagonista donna. Al festival di Karlovy Vary, Viggo Mortensen racconta a Marco Consoli de “La Stampa” la propria relazione col genere in cui si è cimentato alcune volte da attore (Appaloosa, Hidalgo — Oceano di fuoco) e di come abbia scelto di mettere al centro della narrazione una donna per il secondo film da regista: “Non avevo mai visto un western con una donna al centro. Certo, Sergio Leone aveva Claudia Cardinale, Sam Fuller aveva Barbara Stanwyck ma erano donne fuori dall’ordinario, bellissime e ricche, proprietarie di ranch o di saloon, e non persone comuni come il personaggio di Vivienne. A me interessava capire cosa succede alle donne lasciate sole dai mariti o fratelli che partono per la guerra. Per questo quando mi hanno invitato in Ucraina a presentare il film ho accettato”.
Quello che è stato il sorriso più contagioso degli anni ’80, all’età di 63 anni, ha rimesso il distintivo di Axel Foley per Netflix, nel quarto capitolo della saga Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F (disponibile dal 3 luglio). Il primo film, Beverly Hills Cop fu candidato all’Oscar per la sceneggiatura e fu l’incasso più alto del 1984 con 316 milioni di dollari (che equivalgono a 700 di oggi). “Semplicemente, è stato l’inizio di quello che sarebbe diventato un genere: la commedia d’azione non esisteva all’epoca. I poliziotti erano molto seri, Clint Eastwood e Charles Bronson si prendevano decisamente sul serio” racconta Eddie Murphy ad Arianna Finos de “La Repubblica“. “Un piedipiatti a Beverly Hills è stato il primo film in cui c’era una trama poliziesca credibile, crimini e cattivi realistici, ma all’interno di questo intreccio succedevano cose divertenti: non si era mai visto. Quindi alla radice di tutti quei film come Arma letale, Die hard, Rush hour c’è quel film, il primo nel suo genere”.
Prima di andarsene nel 2018 all’età di 88 anni, Ugo Gregoretti riuscì a girare il suo ultimo film Io, il tubo e le pizze che sarà visibile quest’estate sul grande schermo in una serie di proiezioni evento e, per l’occasione suo figlio Filippo Gregoretti, racconta a Giovanni Bogani de “Qn/Il Giorno/Il resto del carlino/La Nazione” della visione del papà regista. “È un bel modo – vedere questo ultimo film – per conoscere Gregoretti” (…) “era un’Italia di stranezze locali, cresciute grazie all’isolamento di certi paesi, di certe frazioni. Adesso, con Internet, con i social, è impossibile rimanere fuori dal tempo, è impossibile mantenere certe bizzarrie”. “Le riprese realizzate l’anno prima della sua morte furono molto facili: papà aveva tutto chiaro, era lucidissimo e stakanovista. È stato lui a guidarci, sempre. Per Tsai Hsuan, mia moglie, aveva inventato dei siparietti in un italiano desueto, aulico. Lei, che pure studiava italiano soltanto da pochi mesi, ha imparato a memoria quel copione difficilissimo, scritto da mio padre. Tutti e due non hanno sbagliato una virgola, e abbiamo finito le riprese in tre giorni, con un’ora di anticipo sul previsto”.
All’Ischia Film Fest spicca un documentario, quello di Giulio Mastromauro, per un punto di vista che fa tremare. Il regista di Bangarang -candidato come migliore documentario ai Nastri d’Argento e al Globo D’Oro, nell’intervista con Francesca Saturnino de “Il Manifesto” spiega il perché della sua decisione di incentrare il film sui ragazzi di Taranto e che vivono il contesto dell’acciaieria più controversa d’Italia: “All’inizio volevo escludere la tematica Ilva, concentrarmi sull’infanzia di una periferia industriale di una città del sud. Col passare delle settimane mi sono reso conto che il tema era molto sentito: Taranto è divisa tra chi combatte e chi continua a difendere la presenza dell’acciaieria. Non volevo fare un film d’inchiesta ma mettere lo spettatore di fronte a uno scenario, gettare un seme. Chi guarda può farlo germogliare, dargli un seguito, andando a documentarsi su una realtà molto complessa che non viene raccontata dai media. In questo film gli adulti non ci sono, ho preso questa decisione all’inizio e l’ho portata fino in fondo”.
Su tutti i giornali troviamo il ricordo di Maria Rosaria Omaggio, l’attrice e scrittrice scomparsa ieri. Su “La Repubblica”, Carlo Moretti, dopo avere ricordato la sua lunga carriera tra teatro, tv e cinema, lascia spazio al ricordo dell’amico Franz Di Cioccio. Il musicista dei Pfm aveva collaborato alle musiche dell’esordio da regista di Omaggio, il cortometraggio Hey you!. “Ne uscì un’opera sofisticata in cui si vedeva tutto il suo amore per il cinema ma anche l’interesse per i bambini, motivo per il quale era stata nominata ambasciatrice Unicef – racconta Di Cioccio – MaRò aveva un rapporto speciale con Gabriele, il bambino protagonista del film, cui si era affezionata. Aveva desiderato avere figli ma nonostante le cure non ci era mai riuscita, questo era un cruccio per lei”.
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Nella rassegna stampa di oggi l'intervista a Lily-Rose Depp, protagonista di Nosferatu, al nuovo Zorro Jean Dujardin e al regista palestinese Rashid Masharawi
Tra le pagine dei giornali oggi una rocambolesca lite tra Vanzina e Eastwood per un parcheggio, l'accusa di Variety contro la serializzazione a Hollywood, un'intervista a Paola Minaccioni e il doc di Giovanna Gagliardo su Cesare Pavese
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