Ogni mattina CinecittàNews vi presenta un panorama delle notizie con cui i media seguono il mondo dell’audiovisivo.
AMOS GITAI E LA GUERRA CHE SOPPRIME I DIRITTI
Fulvia Caprara per “La Stampa” intervista il regista israeliano, che afferma: “dobbiamo continuare a pensare con la nostra testa, non essere soldati disciplinati … Non omologarsi … cercare di non essere i soldati ossequiosi e disciplinati della prossima guerra”. Il suo ultimo film Shikun, “girato prima dell’attacco del 7 ottobre, contiene, in forma metaforica, critiche al governo israeliano e al suo comportamento nei confronti dei palestinesi. E’ una scelta temeraria, cosa l’ha spinta a girarlo?”: “Credo sia sempre giusto assumersi dei rischi. Tutti i registi che ammiro, come Rossellini, Godard, Bresson, hanno fatto così. Fare cinema significa questo, altrimenti sarebbe solo una questione di marketing. Bisogna essere coraggiosi, senza avere paura di dire quello che si pensa”. E’ un’acuta metafora sul dramma che insanguina il Medio Oriente, per cui la giornalista gli domanda: “Cosa significa, oggi, nel suo Paese la parola democrazia?”: “Significa continuare a combattere in nome delle proprie convinzioni, senza abbandonare la partita. Ripeto sempre ai miei figli che non dobbiamo alzare bandiera bianca, dobbiamo batterci, forse perderemo, ma dobbiamo fare di tutto per difendere quella parte di spirito israeliano aperto e rispettoso dei diritti degli altri. Spero che un giorno vinceremo”.
GENERAZIONE BEVERLY HILLS, S’È SPENTA SHANNEN DOHERTY
È stata protagonista di oltre 100 episodi che hanno “formato” un’intera generazione, quella degli adolescenti degli Anni ’90, che a quella serie è rimasta sempre affezionata, e così ai suoi protagonisti, tra questi “Brenda”, il ruolo che Shannen Doherty ha interpretato in Beverly Hills 90210: un po’ tutte le testate riprendono la notizia, tra cui Chiara Maffioletti sul “Corriere”. “Le mie ceneri siano mescolate con quelle del mio cane e di mio padre”, aveva chiesto l’attrice, che si è spenta per cancro, dopo quasi 10 anni di malattia. Un calvario per cui non aveva perso la speranza, infatti “solo qualche settimana fa, attraverso il suo podcast Let’s Be Clear, diceva di vedere il lato positivo dell’ultima mutazione del suo cancro: aveva a disposizione più cure, nuovi protocolli per cercare di contenere il tumore che aveva stravolto la sua vita dal giorno della diagnosi, nel 2015. … Brenda è stata chiunque di noi volesse andare controcorrente, chiunque non si sentisse conforme al gruppo ma trovasse comunque le risorse non solo per integrarsi, ma per risplendere. Nella diversità. Difficile andare oltre l’impatto che un ruolo del genere le aveva regalato, e non è un caso forse se in quegli anni, in quel successo clamoroso, Doherty avesse guadagnato la fama di ragazza difficile, ribelle, dal carattere complicato … L’attrice aveva speso gli ultimi anni nella sua battaglia contro il cancro e gli stereotipi legati a chi vive questa malattia. Era stata tra le prime star a raccontarsi senza filtri, mostrandosi provata dalla chemioterapia o spaventatissima prima dell’operazione al cervello fatta nel tentativo di fermare l’avanzare del tumore, che nel tempo si era esteso anche alle ossa … Tra le sue ultime volontà c’era quella legata alle sue ceneri … gettate a Malibù, in un posto che amava tanto. Lontano dai riflettori ma pieno di luce”.
BELLA THORNE DIRIGE LA VIOLENZA CHE HA VISSUTO
26 anni “vissuti pericolosamente. Tra famiglia disfunzionale, abusi sessuali, bullismo, prime prove nel mondo dello spettacolo e ascesa nell’Olimpo del successo”, questa è Bella Thorne, intervistata da Fulvia Caprara per “La Stampa”. Ha “imboccato con passo sicuro la carriera di regista”: “Per me è una cosa straordinariamente importante, se continui a fare sempre la stessa cosa rischi di inaridirti, spegnerti. La regia è un modo per preservare la mia sanità mentale. Dirigere, ma soprattutto scrivere, sono serviti a rinvigorire il mio amore per l’arte”, dichiara l’artista, alla regia del secondo cortometraggio, Unsettled, ispirato a una vera storia di violenza. “Il messaggio che volevo trasmettere era per me molto importante, anche perché riguarda cose che ho vissuto personalmente. Mi interessava far capire al pubblico che cosa realmente significa subire una violenza, come ci si sente, che cosa si prova … Si tende a minimizzare, ma un abuso sessuale non è meno grave di un omicidio. Per chi lo ha subito, almeno in termini di sofferenza, sono entrambi sullo stesso piano … L’episodio che racconto risale al 2010. Allora il comportamento della Polizia di Oklahoma era proprio quello che si vede sullo schermo. Forse oggi le cose sono un po’ cambiate, non solo lì, ma anche nel resto del mondo. L’aver acceso i riflettori su quel genere di episodi ha sicuramente contribuito al miglioramento della situazione”.
JASMINE TRINCA È MARIA MONTESSORI
“Si è incarnata in me”. Così Jasmine Trinca dice della “Maria Montessori” che interprete nel film nelle sale dal 26 settembre. L’attrice, sul “Corriere della Sera”, racconta che in Maria Montessori – La Novelle Famme darà volto e anima all’aspetto “più privato e toccante dell’insegnante, che riguarda l’inizio del suo lavoro”. Un ruolo più intenso di altri, anche perché “ho lavorato con questi bambini e ragazzini con diversi tipi di handicap. È stato un lavoro emotivamente molto difficile, piano piano la Montessori si è incarnata in me. Sono tornata alle mie origini di attrice non professionista, sono tornata all’ascolto, alle relazioni, nel senso che ho trovato davanti a me il vero sguardo”.
VINICIO MARCHIONI E GLI UOMINI PERBENE
“Dimostriamo che esistono ancora uomini per bene” esorta Vinicio Marchioni nell’intervista rilasciata a Giulia Bianconi per “Il Tempo”. L’attore destreggia la sua estate tra continuare a promuovere C’è ancora domani, di cui è protagonista diretto da Paola Cortellesi, e il suo romanzo d’esordio, Tre notti. “Il film parla di violenza domestica, discriminazione e diritti delle donne. Ma il suo personaggio è l’esempio che non ci sono solo uomini patriarcali e maneschi”, riflette la giornalista, a cui Marchioni rilancia dicendo che il suo “Nino è un uomo perbene, di sani principi, un lavoratore onesto, che vorrebbe provare a dare un futuro migliore a se stesso, sognando di portare via Delia (la stessa Cortellesi, ndr). Esistono ancora gli uomini che amano le donne”. E “A proposito del suo romanzo, Tre notti, quando è nato il desiderio di debuttare nella scrittura?” “L’amore per la letteratura l’ho sempre avuto. Mi sono iscritto all’università perché volevo scrivere. Poi ho iniziato a raccontare storie facendo l’attore. E dopo tantissimi anni sono riuscito a esordire come scrittore”; ma “Le piacerebbe far diventare questa storia un film?”: “All’inizio non ci pensavo. Poi da quando è uscito il libro, ho cambiato idea. Ma non ho fretta. In caso sarei io a dirigerlo, conoscendone ogni minimo dettaglio”. (n/b)
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