“Bisogna rilanciare in modo incisivo e urgente il confronto e, auspicabilmente, l’incontro con gli altri protagonisti dell’industria cinematografica. E’ tempo di lavorare insieme, non rinunciando a difendere i propri interessi, ma non rifiutando di ascoltare le ragioni degli altri”. E’ l’auspicio di Lionello Cerri, presidente dell’Anec, associazione nazionale esercenti cinema, contenuto nell’editoriale pubblicato sul Giornale dello Spettacolo in occasione delle prossime Giornate Professionali di Cinema, il tradizionale incontro dell’industria cinematografica italiana, in programma a Sorrento dal 3 al 6 dicembre.
“E’ una ripresa di dialogo – prosegue Cerri – che è già in corso, su temi e progetti concreti, come la festa del cinema, la carta dello studente, la messa a punto del vpf (virtual print fee, il modello con il quale distributori ed esercenti contribuiscono all’investimento nella conversione al digitale delle sale, ndr), il rilancio delle prime al giovedì, una serie di temi sui quali è possibili raggiungere risultati a breve termine, senza dimenticare l’enorme sforzo economico della migrazione al digitale che vede gli esercenti fortemente impegnati, convinti degli investimenti da fare perché convinti di un futuro di sviluppo del cinema in sala”.
Per Cerri le Giornate Professionali, organizzate dall’Anec, in collaborazione con Anem e Anica, sono l’occasione per fare un bilancio sulla situazione del mercato, ad un anno dal suo insediamento alla presidenza dell’associazione degli esercenti. “L’andamento del mercato – afferma – per biglietti venduti e incassi (al 25 novembre, secondo i dati Cinetel, il calo dei biglietti venduti nel 2012, rispetto al 2011, e’ del 10,7%, ndr), induce a ritenere che quasi certamente l’anno chiuderà in negativo, dopo un anno – il 2011 – che pure era stato negativo. Tra le diverse cause sembra emergere – per il cinema italiano, soprattutto, che nell’anno precedente non solo era cresciuto, ma aveva compensato il calo della produzione Usa – la difficoltà di intercettare l’attenzione del pubblico, o meglio dei vari pubblici in cui si è andato sempre più frammentando quello che era lo spettacolo popolare per eccellenza dei decenni passati”. Per Cerri pesa molto anche la crisi economica generale che erode i consumi e spezza l’antica convinzione del cinema, anticiclico, che nei momenti di difficoltà economica si afferma come una forma di intrattenimento a basso costo.
Tra le altre criticità individuate dal presidente dell’Anec, la pirateria, difficile da combattere “per il diffondersi di un lassismo che è parte di un più generale lassismo di valori”, e il problema delle finestre di uscita dei film sui vari canali di sfruttamento. Si tratta inoltre di riaffermare la sala “come luogo esclusivo di prima diffusione delle opere cinematografiche” e, contemporaneamente, come polo di attrazione e aggregazione, di socialità, di vitalità delle nostre città, “come tale meritevole di attenzione da parte delle istituzioni, a livello locale e nazionale, come luogo per la cui difesa si assiste spesso a vere e proprie, significative, mobilitazioni di cittadini”.
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