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BENIGNI: LA MIA MAMMA, LA MIA PERSONALE MADONNA UNIVERSALE!
Roberto Benigni scrive di suo pugno su “La Stampa”. La premessa è che lo scorso gennaio l’attore e regista sia stato insignito della laurea honoris causa alla University of Notre Dame di Roma, dove ha tenuto una lectio sulla Madonna nell’arte, pubblicata sul prossimo numero della rivista “Vita e Pensiero”, 19 luglio. Nel discorso che ha fatto alla laurea, Benigni ha detto: “…la Madonna, Notre Dame, è vita, dulcedo et spes nostra …” e poi parla di tre figure mariane, tra cui quella “nella chiesa di Santa Maria della Momentana” in cui “c’è una Madonna che fa dei miracoli, ma proprio forte forte forte, ed è la Madonna del parto di Piero della Francesca, niente meno, si fa per dire, a Monterchi. Io poi ho tentato quell’affresco di rubarlo tutta la vita. Sono andato a vederlo, sono svenuto per la bellezza … Quando sono andato a vederla, la cosa incredibile è che su quel volto non c’è niente di regale, è proprio una, diciamo, dolcissima bellezza giovanile… come la mia mamma. E diventata unica e universale quella Madonna lì. E diventata la mia personale Madonna universale. Non potevo fare a meno di andare a guardarla. Quante volte sono andato a vederla! Le hanno cambiato luogo, ma quella Madonna è rimasta nel mio cuore. E proprio una Madonna talmente umana, talmente umana, che era quasi ‘atea’, nel senso di Dio – che era talmente umana che non c’è posto per il divino, come se fosse proprio la mia mamma. Uguale identica, la sua faccia, perché Piero della Francesca era di quel luogo e disegnava le donne di quel luogo, e la mia mamma era di quel luogo. E quindi, io la Madonna del parto l’ho avuta sempre nel mio cuore, è proprio la mia mamma, la mia personale Madonna universale!”
SHELLEY DUVALL, ADDIO ALL’URLO DI SHINING
Non manca testata che non renda omaggio a Shelley Duvall, tra queste “Repubblica” con Arianna Finos. “L’aveva scoperta Robert Altman, ma a cambiarle la carriera e il destino era stato Stanley Kubrick. L’immagine di Shelley Duvall cristallizzata nell’immaginario è quella di Shining, i grandi occhi pieni di orrore nel viso minuto, oltre la porta l’accetta di Jack Nicholson. E morta a settantacinque anni, giovedì scorso, nella sua casa a Blanco, Texas, complicazioni legate al diabete”. Lei era “figlia del Lone Star State, non aveva studiato recitazione: abbandonato il sogno di diventare scienziata dopo aver visto la vivisezione di una scimmia, aveva lavorato come cassiera e modella. L’incontro a una festa con alcuni membri della troupe di Altman l’avevano portata sul set del maestro. Sette film in dieci anni, Anche gli uccelli uccidono, Nashville, Tre donne, con cui aveva vinto il premio di Migliore Attrice al Festival di Cannes”. Di lui, lei dichiarava al “New York Times” nel ‘77: “Mi offre dei ruoli davvero belli. Nessuno di loro si assomiglia. Ha una grande fiducia in me, mi rispetta, non mi pone limiti né mi intimidisce e lo adoro”. Poi, “negli Anni ’80 Shelley Duvall aveva iniziato a produrre programmi televisivi per ragazzi, racconti classici, tra gli ospiti registi come Burton e Coppola, per cui aveva avuto due nomination agli Emmy … Nel 2016 fu vittima di un grande incidente mediatico: era stata ospite di un episodio dello show Dr. Phil, intitolato ‘La discesa nella malattia mentale di una star di Hollywood’: secondo Gilroy – il suo compagno, ndr – fu girato a insaputa di lei … L’episodio non era stato trasmesso, il danno di immagine era stato comunque forte”.
PILAR FOGLIATI: “IN ME CONVIVONO APOLLO E DIONISO”
“Siamo precari nel lavoro e negli affetti. Anch’io vivo di contraddizioni, mi aiuta uno psicologo”, dice Pilar Fogliati, l’Ansia di Inside Out 2, intervistata da Valerio Cappelli sul “Corriere della Sera”. “Fogliati porta a spasso, col quel talento che abbiamo scoperto da poco, la sua poetica svagatezza, e racconta le sue fragilità con ironia. C’è tutto il senso di precarietà, il ballare su una sola gamba dei 3oenni di oggi”, scrive il giornalista. A Taormina stasera – 12 luglio – riceve il Nastro d’argento come Migliore Attrice di Commedia per Romeo è Giulietta di Giovanni Veronesi . “I 3oenni hanno l’ossessione del capirsi, per cui risulta difficile sacrificare qualcosa al proprio bisogno personale … C’è la precarietà delle scelte, forse perché la maggiore libertà e possibilità, crea confusione … Mi faccio aiutare da uno psicologo. In me convivono Apollo e Dioniso. Ho il look di Miss camicetta pulita e mi tengo stretta i miei lati coatti. Vivo di contraddizioni”. Il giornalista domanda: “Fisicamente, era insicura di qualcosa?”: “Oh sì, delle mie orecchie a sventola. Le nonne parlano dritto e la mia mi diceva: saresti bellina con le orecchie normali, te la pago io l’operazione, rifatti le orecchie… Ho superato tutto, ora mi faccio anche la coda”. E “Perché ha fatto l’attrice?”: “Andavo male a scuola e mia madre per punirmi, visto che le lezioni erano il venerdì e il sabato, mi iscrisse a una scuola di recitazione. Da lì l’Accademia d’arte drammatica, e i video che sono diventati virali dove sottolineo le differenze dialettali di quattro ragazze: la borghese arricchita e quella di lungo corso, la radical chic, la paesana. Li vide Carlo Verdone che mi fece un sacco di complimenti, abbiamo girato un video insieme; poi Veronesi mi disse di approfondire quei ritratti ed ecco il film Romantiche”.
MASTROIANNI, IL RACCONTO DI UN SECOLO
È Stefano Zurlo su “Il Giornale” a raccontare la mostra fotografica Omaggio a Marcello che, adesso a Siracusa, racconta cento anni di Storia attraverso la figura di Marcello Mastroianni, di cui quest’anno ricorre proprio un secolo dalla nascita (28 settembre 1924). “Un romanzo popolare. Nove immagini. Nove tappe di un percorso che taglia la storia italiana del dopoguerra. Nove istantanee che sono nell’immaginario di tutti noi. Specialmente le prime, quelle che profumano di Sicilia anni Cinquanta e Sessanta, Il Bell’Antonio e Divorzio all’italiana. Le dive, una Stefania Sandrelli giovanissima, e una Claudia Cardinale inarrivabile e poi lui, Marcello Mastroianni, che non si riesce a rinchiudere in nessun aggettivo, nemmeno superlativo. Meglio ripartire dal basso, con il romanzo di formazione di almeno un paio di generazioni di connazionali che hanno fantasticato e meditato e sognato su quei film, qui sintetizzati in quegli scatti che hanno popolato le nostre inquiete adolescenze. Un basso che poi è alto per la qualità strepitosa di quelle pellicole – da Federico Fellini a Mauro Bolognini – e per la capacità di penetrazione dei fotografi, a cominciare da Aldo Luxardo, autore del ritratto ufficiale di Mastroianni, del 1957, che è la sontuosa chiave di violino della mostra Omaggio a Marcello: l’uomo, Marcello, l’attore, Mastroianni … Molta Sicilia dunque e molto d’altro. Ecco la Dolce vita ed ecco Anita Ekberg: questa volta la firma è quella di un altro maestro della fotografia, Pierluigi Praturlon. Infine, per rimanere alle signore della celluloide è ancora Riccardi a scolpire Monica Vitti, questa volta protagonista con Mastroianni de La notte di Michelangelo Antonioni … Pochi fotogrammi e una grande magia che ci restituisce il Belpaese negli anni del boom, mostrando le prime inquietanti crepe che si aprono in quella società borghese in marcia verso il benessere, fra contraddizioni e ipocrisie. Poi c’è il genio di Mastroianni, che di quel Paese fu specchio capace di riflettere infinite sfumature”.
SAINT LAURENT A LOCARNO
Cannes è stato il palco di debutto pop per Saint Laurent che adesso fa convivere la haute couture con il cinema, e così – come si legge su “MF Milano”, scrive Alice Priori -, eccolo in arrivo anche al Locarno Film Festival con “il suo ultimo lungometraggio, intitolato The passion according to Beatrice e diretto dal regista e sceneggiatore belga Fabrice Du Welz … Qui andrà in scena la storia della protagonista, interpretata dalla stessa Béatrice Dalle che nel settembre 2022 arriva in Italia. All’origine di questo viaggio c’è il desiderio di camminare sulle orme di Pier Paolo Pasolini. Da Est a Ovest, da Nord a Sud, percorre lo scenario del suo sogno affinché l’incontro possa avvenire. Questo film racconta la storia della sua ricerca”.
VIVENDI GUARDA A LONDRA PER QUOTARE CANAL+
Da “Il Sole 24 Ore” s’apprende che Vivendi “potrebbe ‘tradire’ Euronext e quotare la sua pay-tv Canal+ a Londra, anziché ad Amsterdam, approfittando delle nuove regole che l’Fca, la ‘Consob’ britannica, ha appena varato per attirare nuove quotazioni. Il gruppo che fa capo alla famiglia Bolloré ha da mesi allo studio lo split delle diverse attività per ridurre lo sconto holding e valorizzare appieno i diversi business, a vantaggio dei suoi azionisti. Oltre a Canal+, dovrebbero avere quotazione autonoma anche la pubblicità di Havas e le attività editoriali con Lagardère, mentre in Vivendi resterebbero le altre partecipazioni diversificate. Secondo Bloomberg che ha riportato l’indiscrezione – galvanizzando il titolo che a Parigi ha chiuso in rialzo del 5,5a% – la quotazione di Canal+ potrebbe vedere la luce per fine anno. Proprio ieri l’Authority di mercato britannica ha annunciato le nuove regole che saranno in vigore da fine luglio che consentiranno per esempio maggiore libertà d’azione nelle operazioni con parti correlate”. (n/b)
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