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LA MOSTRA DI TIM BURTON A TORINO
Quando, dopo aver percorso un tappeto rigorosamente viola, si entra nella Mole Antonelliana di Torino, è subito evidente che non c’è posto al mondo più adatto di questo per ospitare la bellissima mostra Il mondo di Tim Burton, dedicata al visionario ed eccentrico regista di Burbank (quartiere della periferia californiana), crocevia tra cinema d’autore e cultura pop, tra live action e stop motion, autore di film di culto. Torino dedica una mostra e una masterclass all’attore e regista americano che confessa: «La mia oniricità, come i miei disegni, sono stati ispirati dai film di Fellini. Sono un outsider che usa la fantasia». Ne parlano i maggiori quotidiani: ‘Avvenire’, ‘Il Corriere della sera’, ‘Il Giornale’, ‘La Repubblica’, ‘La Stampa’.
IL MIA SEPARATO DALLA FESTA
Ancora un domani, il film d’esordio alla regia di Paola Cortellesi, che aprirà il 18 ottobre la diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è “un titolo che adottiamo per la nostra Festa”, ha commentato il presidente di Fondazione Cinema per Roma, Gian Luca Farinelli. Sarà una festa senza business. Si, perché il MIA, evoluzione del concetto di Mercato che nacque con la Festa del Cinema nel 2006, quest’anno, per la prima volta, si è distanziato dalle date del Festival (si svolgerà dal 9 al 13 ottobre), rompendo una tradizione che vedeva i due eventi in date coincidenti. Ne parla Paolo Di Mairo su ‘Cinema e video international’.
LA RIFLESSIONE SUGLI INCENTIVI AL MIA
La industry italiana del cinema è cosciente che 250 film nazionali usciti finora in sala nel 2023 sono obiettivamente troppi. Soprattutto quando la quota di mercato tricolore, ovvero i biglietti venduti, arriva a stento al 18%, «mentre solo pochi anni fa era al 37%», dice Nicola Borrelli, direttore generale della Direzione cinema e audiovisivo del ministero della Cultura in un incontro organizzato all’interno del Mia-Mercato internazionale audiovisivo, “e quindi siamo consapevoli che qualcosa va messo a posto”. Ne scrive Claudio Plazzotta su ‘Italia Oggi’.
L’ESORDIO DI CLAUDIO BISIO ALLA REGIA
Per la sua prima volta dietro la macchina da presa, Claudio Bisio ha scelto di percorrere strade diverse da quelle che hanno fatto di lui un campione della commedia brillante: L’ultima volta che siamo stati bambini, in sala con Medusa in 350 copi, a ridosso dell’ottantesimo anniversario del rastrellamento del Ghetto di Roma, è una storia toccante che tiene insieme leggerezza e commozione sullo sfondo della più grande tragedia del Novecento, la Shoah. L’ispirazione nasce dal libro omonimo di Fabio Bartolomei (edizioni e/o). “Quando l’ho letto nel 2019 ho sorriso e pianto”, dice Bisio. “Era un racconto importante che racchiudeva emozioni non facili da tenere in equilibrio”. Ne parla Titta Fiore su ‘Il Mattino’.
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