11 marzo 2024, la rassegna stampa 

Oscar, Garrone cede il passo al superfavorito: 'La zona d'interesse'; 'Io capitano', la polemica di Ceccherini: “vincono gli ebrei”; 'American Fiction' demolisce le derive della Cancel Culture; Cinecitta’, sbloccati 30 milioni per il triennio 2024-26; l’Italia di Virzì non esiste; Luisa Ranieri e la libertà di Lolita; l’addio a Gigio Morra


Ogni mattina CinecittàNews vi presenta un panorama delle notizie con cui i media seguono il mondo dell’audiovisivo.   

OSCAR, GARRONE HA DOVUTO CEDERE IL PASSO AL SUPERFAVORITO: LA ZONA D’INTERESSE

È Gloria Satta su “Il Messaggero” a aprire con la notizia del giorno: “Io Capitano non ce l’ha fatta. Arrivato in finale all’Oscar nella categoria del miglior film internazionale, il potente affresco sui migranti di Matteo Garrone ha dovuto cedere il passo al superfavorito: La zona d’interesse … considerato da tutti i pronostici il vincitore scontato di questa 96ma edizione”. Satta accenna anche al “caso Ceccherini”: a poche ore dalla cerimonia, una polemica ha riguardato proprio Io Capitano: il co-sceneggiatore del film, ospite della trasmissione Da noi… a ruota libera (Rai Uno), ha rilanciato “uno dei più tristi e abusati stereotipi antisemiti, sostenendo che il suo film merita di vincere ma non vincerà in quanto vinceranno gli ebrei, come sempre”, accusano i Presidenti delle principali comunità ebraiche italiane. Intanto, a Los Angeles, “Garrone, in America da oltre un mese, è sbarcato nella sala del Dolby Theatre scortato dai suoi giovanissimi attori senegalesi (Seydou e Moustapha Fall) e dal mediatore culturale Mamadou Kouassi ispiratore del film … In sala c’erano anche Paolo Del Brocco ad di Rai Cinema, il sottosegretario Lucia Borgonzoni, la presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia”.

IO CAPITANO, LA POLEMICA DI CECCHERINI: “VINCONO GLI EBREI”

Non una profezia, avendo vinto La zona d’interesse, film tematico, ma un’affermazione polemica che, a sua volta, non poteva che innescarne un’altra d’ampia eco, ripresa anche da Maria Volpe sul “Corriere della Sera”. Massimo Ceccherini, tra gli sceneggiatori del film di Garrone, ospite da Francesca Fialdini su Rai 1, in vista della Notte degli Oscar ha dichiarato: “sappiate che il film di Matteo Garrone è il più bello nella cinquina. Solo che non vincerà forse, perché vinceranno gli ebrei… Quelli vincono sempre…”. Le parole di Ceccherini “hanno provocato lo sdegno delle Comunità ebraiche … Con quella frase ha provocato grande imbarazzo in studio … Quando ha detto quelle parole, Fialdini ha cercato di cambiare il tono della conversazione ricordando proprio il film di Jonathan Glazer La zona di interesse, favorito della vigilia agli Oscar nella stessa categoria. … ‘E’ gravissimo e inaccettabile che Massimo Ceccherini abbia rilanciato su Rai1 uno dei più tristi e abusati stereotipi antisemiti, sostenendo che il suo film merita di vincere ma non vincerà in quanto ‘vinceranno gli ebrei, perché quelli vincono sempre’, dicono Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma (Cer), e Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano (Cem). … Affermazioni razziste come queste non possono cadere nel silenzio, perché silenzio e indifferenza sono l’anticamera della violenza antisemita, inammissibili soprattutto sulla Rai”.

OSCAR, AMERICAN FICTION DEMOLISCE LE DERIVE DELLA CANCEL CULTURE

È Valerio Caprara su “Il Mattino” a proporre un altro punto di vista sull’Oscar: “l’outsider American Fiction girato da Cord Jefferson con un budget simile a quello che i colossi concorrenti hanno speso per realizzare i titoli di testa, non è uscito in Italia ma è disponibile sulla piattaforma Prime Video. Libera trasposizione del romanzo Cancellazione dello scrittore del professore alla University of Southern California Percival Everett, che sarà fortunatamente in libreria venerdì prossimo edito dalla Nave di Teseo (pp.416, 22 euro), prende coraggiosamente di petto e demolisce le derive della cosiddetta cancel culture: si tratta, in effetti, di un film importante che … illumina con le armi del sarcasmo un trend sempre più invasivo e molesto nell’intero ecumene occidentale. Basta il prologo, del resto, a introdurre lo spettatore nel clima avvelenato che risucchierà il protagonista scrittore nero di mezz’età alter ego dell’autore in un vortice dissennato e devastante ma ricco anche di siparietti esilaranti. … Senza svelare tutte le tappe di questo trionfo identitario a rovescio, basterà dire che … sono tanti i motivi di riflessione che nulla tolgono al tono disincantato e all’ingranaggio tragicomico del film … soprattutto al conformismo delle élite intellettuali prostrate al politicamente corretto del momento”.

CINECITTA’, SBLOCCATI 30 MILIONI PER IL TRIENNIO 2024-2026

Fabio Rossi, dalle pagine de “La cronaca di Roma” del “Messaggero” scrive: “sbloccati trenta milioni per rilanciare gli Studios” di Cinecittà, infatti gli ulteriori fondi per il 2024-26 “serviranno al progetto di restyling e sviluppo. Saranno realizzati cinque nuovi teatri di posa, il più grande di 3.600 metri quadri”. Così “dal decreto legge Pnrr arriva una decisa spinta da parte del Governo che era già stata di fatto annunciata, a fine gennaio, dalla visita del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano agli studios sulla Tuscolana, per assicurare il rispetto della tabella di marcia per lo svolgimento degli interventi finanziati con le risorse europee”. Si legge che sono “tre le linee di intervento principali: oltre allo stimolo, alla produzione per migliorare il livello qualitativo e quantitativo dell’offerta e aumentare la capacità di attrazione delle grandi produzioni, si punta alla riqualificazione dell’intero sito di via Tuscolana e alla tutela e valorizzazione dell’Archivio Luce, che sarà interamente digitalizzato. Previsto anche un programma di sostenibilità ambientale chiamato ‘Cinecittà REgeneration’ che ha l’obiettivo di ridurre progressivamente l’impatto ambientale e raggiungere le zero emissioni nette. Cinecittà, in questo modo ‘per i prossimi anni si vuole porre come modello per tutta l’industria creativa e per una via green e sostenibile alla produzione di audiovisivo’ fanno notare dall’azienda”.

L’ITALIA DI VIRZI’ NON ESISTE

Ginevra Leganza su “Libero”, riferendosi all’ultimo film del regista livornese titola che l’Italia raccontata da Virzì non esista e lo definisce “talentuoso castigatore del costume”. “Un altro Ferragosto (2024) è il titolo del suo minestrone estivo, della sua zuppa riscaldata o, per meglio dire, della sua ‘ribollita’ (Virzì è di Livorno), che rimesta Molino e Mazzalupi: le due famiglie l’una frugal chic, l’altra nouveau riche che si ritrovano, decenni dopo, sull’isola di Ventotene. Ed eccoci. Anzi rieccoci. Coi due clan che opponevano al tempo cultura e culturame (sinistra) a tamarrate e riccanza (destra). Rieccoci trent’anni dopo con Piero Natoli ed Ennio Fantastichini che sono morti; con l’Europa e la moneta nuova; e soprattutto, più di tutto, con la nuova Italia. Ovvero con la più straniante, forse, delle assenze. E cioè con la morte di Silvio Berlusconi che, com’è noto, ispirò Ferie d’Agosto. Perché fu Silvio, si sa, che come il polemos di Eraclito ci divise, noi italiani, in ‘liberi e schiavi’, in castigatori e amanti di Drive-in, berlusconiani e anti, in altre parole, Molino contro Mazzalupi … Son passati trent’anni e la commedia è frizzante com’è frizzante Virzì. Epperò… C’è un però. O meglio, un dettaglio che svela l’errore. Se dalla parte dei Molino tutto fila, tra i Mazzalupi qualcosa stona … la giovane ‘Sabry’ (Anna Ferraioli Ravel), stella dell’Instagram tatuata e sgraziata che sponsorizza creme per il viso e lancia messaggi di inclusione … Il mondo è cambiato, un’epoca è finita. E Molino e Mazzalupi, un po’ come la riccanza che fu pre-meloniana, esistono solo nell’occhiale obbligato del Novecento. Nei sogni capalbiesi e nelle vacanze a Ventotene di Virzì”.

LUISA RANIERI E LA LIBERTA’ DI LOLITA

Su “la Repubblica” Luisa Ranieri, tornata la settimana scorsa sul piccolo schermo con la nuova stagione di Le indagini di Lolita Lobosco, intervistata da Silvia Fumarola, dichiara di amare la libertà di cui è capace il suo personaggio per cui “la solitudine è un liquido amniotico dove sta bene”, afferma l’attrice; “sola per scelta, cerca un uomo che le piaccia con cui condividere”, precisa la giornalista. “Secondo me la fiction è interessante perché tutte si vogliono emancipare”, continua Ranieri, secondo cui Lolita “piace perché è una donna libera che non ha fatto scelte canoniche: non è madre né moglie. È innamorata del lavoro e allo stesso tempo è legata alle radici, viene da una famiglia matriarcale … è autorevole e ironica. Tratta male i sottoposti, che per un attore è divertente, ma ha anche un lato più fragile. Se non sei risolta, i nodi nella vita tornano sotto forme diverse. Anche se sei una attraente e con gli uomini ai tuoi piedi … Emerge la fragilità dei maschi con questo nuovo femminile, le donne scelgono. E spesso, come purtroppo dimostrano i casi di cronaca, l’indipendenza non viene accettata”.

L’ADDIO A GIGIO MORRA

La scomparsa di Gigio Morra rimbalza sulle testate, tra queste “La Stampa”, che ne sottolinea “una vita per il teatro, da De Filippo in poi. Volto noto anche della fiction, da Un posto al sole a Montalbano. Venticinque i film all’attivo, a partire da Marcia trionfale di Marco Bellocchio del 1978. Ne ha dato notizia la moglie Lucia: “Il mio amore mi ha lasciato, era un uomo dolce, gentile e un grande attore”, mancato a 78 anni, a Napoli.

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11 Marzo 2024

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