Una vera chicca.
Ettore Scola e Marcello Mastroianni dialogano con Mario Canale negli Studi di Cinecittà. Siamo nel 1985, e si capisce subito che si tratta di una coppia molto affiatata: scherzano e si divertono visibilmente, dall’inizio alla fine dell’intervista, che termina con un siparietto esilarante.
“Io ascolto lui?” chiede il regista al cameraman, che sta preparando i piani d’ascolto. “Ah, io devo far finta di parlare?” insiste ridendo Mastroianni. “Allora guardo là!”.
La videointervista è disponibile sul sito dell’Archivio Luce, a cura della redazione dell’archivio stesso.
Insieme a Fellini, Scola è stato il regista con cui Mastroianni ha lavorato di più: nove film più un cameo in C’eravamo tanto amati. Il primo fu Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca), del 1970, l’ultimo Che ora è, del 1989 accanto a Massimo Troisi. In mezzo pellicole del valore di Una giornata particolare, La terrazza, Il mondo nuovo e Maccheroni che, in quello stesso nel 1985, lo vide protagonista accanto a Jack Lemmon.
È questo il film al centro della conversazione tra i due, e il primo a spiegare la genesi del progetto è proprio Scola: la sua idea era fare un film su Napoli, e per l’appunto voleva sul set Mastroianni e la star americana: “Raccontai la storia a Marcello e fummo d’accordo che l’interprete principale non poteva che essere Lemmon per un paio di motivi sia per la sua natura di attore abbastanza affine a quella di Marcello, pur essendo loro due attori di diversa cultura, di diversa tradizione e di diversa preparazione; ma hanno un’affinità di resa del personaggio, di adesione al personaggio, un’adesione a caldo per cui i personaggi sono loro stessi. Quindi questo desiderio di Napoli, di Marcello, di Lemmon sono confluiti in un altro desiderio, quello di fare un film sull’amicizia“.
Poi è Mastroianni a continuare, descrivendo la grande soddisfazione per il fatto che gli americani lo abbiano acquistato, dandogli quindi una diffusione capillare. Parlando poi del suo personaggio, lo racconta come “un uomo medio italiano, partenopeo, il che gli dà un guizzo di fantasia maggiore che se venisse da altre regioni d’Italia. Un uomo per bene, modesto ma molto dignitoso”. (gp)
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