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Sull’Avvenire Paolo Guiducci scrive: “quando Walt Disney era già premio Oscar e regista di capolavori come Biancaneve e i sette nani e Pinocchio, il cinema italiano era ancora completamente digiuno di film d’animazione”. Venti anni più tardi, nonostante gli impedimenti della guerra, Anton Gino Domeneghini produsse in nove anni, pressoché in solitaria, il primo leggendario lungometraggio italiano La rosa di Bagdad. Apprezzato da Walt Disney e considerato prodotto artistico di culto in Olanda, il film di Domeneghini sarà omaggiato con una speciale mostra, curata da Andrea Losavio, al Palazzo del Fulgor nell’ambito della Biennale del Disegno di Rimini fino al 28 luglio. La proiezione del film restaurato e alcuni dei preziosi fondali dipinti a mano da Libico Maraja e Gildo Gusmaroli ci ricorderanno della nascita del primo film d’animazione europeo.
A quarant’anni dalla sua partecipazione ne Il postino al fianco di Massimo Troisi, Maria Grazia Cucinotta racconta a Fabrizio Finamore de Il tempo alcuni aneddoti sul regista napoletano. “Massimo ci ha lasciato un film che continua a emozionare, che ci invita ancora a batterci per le cose in cui crediamo” (…) “sul set odiava parlare della sua malattia e io non pensavo proprio a una sua uscita di scena così tragica, nessuno di noi era pronto. Personalmente poi, da giovanissima non pensavo di ritrovarmi da sola all’uscita del film, sentii moltissimo la sua mancanza, non sapevo come muovermi, cosa fare”.
Scelto dal Festival di Bellaria per aprire la sua 42esima edizione, L’empire di Bruno Dumont, Orso d’Argento alla scorsa Berlinale, il 13 giugno uscirà in sala con Academy Two. Come riporta Giuseppina Manin de Il Corriere della Sera, per Dumont (ex professore di filosofia) “l’avventura spaziale al cinema è naturalmente filosofica proprio perché la space opera è il genere ideale per affrontare le questioni fatali come: l’esistenza dell’Assoluto, l’origine e la fine del mondo l’Apocalisse… Domande impossibili da affrontare nella realtà dove tutto è confuso e intricato, mentre lo spazio è chiaro e profondo.”
Lo racconta in collegamento da Sydney ad Alba Solaro de Il venerdì de La Repubblica il vero senso della sua Furiosa di Furiosa: A Mad Max Saga che passerà il 15 maggio a Cannes per poi uscire nelle sale il 23 dello stesso mese. George Miller spiega come il personaggio “sia un eroe in senso classico, poteva essere un uomo o una donna, ma è la storia che imponeva fosse una guerriera perché in Fury Road portava via le cinque mogli di un tiranno per salvarle. Se fosse stata un maschio la storia avrebbe avuto tutto un altro significato”.
Andrea Carpenzano nella sua intervista con Chiara Maffioletti su Sette de Il corriere della sera racconta come sia arrivato al ruolo nel film di Leonardo D’Agostini, Una storia nera, nelle sale dal 16 maggio. “Non sognavo di fare l’attore e questa cosa mi fa venire i sensi di colpa. C’è gente che va a scuola di recitazione, vuole fare questo mestiere, ci mette tutto sé stesso e non succede mai niente. E poi ci sono io. (…) “Non leggo e non vado al cinema, lo facevo quando saltavo la scuola e andavo al Royal di San Giovanni, allo spettacolo del mattino: eravamo io e tre vecchie”.
Che sia la serie principe del politically correct questo lo sapevamo già, ma ora nella terza stagione di Brigerton, su Netflix dal 16 maggio con i primi 4 episodi e i restanti 4 dal 13 giugno, troviamo anche uno straordinario sgambetto al body shaming e la fine delle eterne “friendzone”. Lui, Colin Bridgerton (Luke Newton) è alto e bello, lei è Penelope Featherington (Nicola Coughlan) una business woman di successo ma che non corrisponde di certo ai canoni di bellezza, scrive Piero Degli Antoni di QN il Giorno. Tanto sesso anche in questa nuova stagione e, grazie agli Intimacy Coordinator sul set, le scene intime sono state regolate da una capillare preparazione emotiva: “prima di girarle abbiamo parlato molto, dicendo cosa ci faceva sentire a nostro agio, e cosa no. In modo da avere sempre la situazione sotto controllo, per renderla il più naturale possibile” raccontano gli attori durante il tour promozionale di Milano.
La storia, diretta da Francesca Archibugi tratta dal romanzo di Elsa Morante e interpretata da Jasmine Trinca, Elio Germano, Asia Argento e Valerio Mastandrea è la serie dell’anno 2024 alla quarta edizione dei Nastri d’argento “Grandi serie”. Come riporta Giulia Bianconi su Il tempo, il riconoscimento verrà assegnato dal Sindacato nazionale dei giornalisti cinematografici italiani, in collaborazione con la Film Commission Regione Campania, il primo giugno a Palazzo Reale a Napoli sul palcoscenico del Teatro di Corte.
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