TORINO – Un misantropo incallito che pratica l’illusionismo in scena ma non crede a quello che non vede, ateo e materialista fino al midollo, è il protagonista – e alter ego di Woody Allen – in Magic in the Moonlight. Allo scorbutico Stanley Crawford, in arte Wei Ling Son, viene affidato il succo della filosofia di vita del prolifico regista americano. Lo vediamo, all’inizio del film proposto dal TFF e in sala dal 4 dicembre con la Warner, far sparire un elefante sul palcoscenico di un teatro berlinese (siamo nei ruggenti anni ’20). Subito dopo un collega lo chiama in Costa Azzurra per smascherare una giovane e avvenente medium che sta abbindolando una facoltosa famiglia: la madre riesce grazie a lei a comunicare col caro estinto e il figliolo è disposto a impalmarla, seppure di umili origini. Ma la chiaroveggente Sophie Baker (Emma Stone) lo folgora a prima vista anche se lui impiegherà tutto il film per ammetterlo a se stesso.
Film saggio dove la classica ironia alleniana riesce a malapena a coprire un distillato di saggezza senile corredata da non pochi dubbi sull’aldilà, la fede e persino la preghiera, ma con al centro della vicenda il chiodo fisso del regista ormai sulla soglia degli ottant’anni: l’attrazione tra una donna bambina che ha tanto da imparare e un uomo maturo colto e fin troppo intelligente. In questo caso un Colin Firth che lascia trapelare un certo imbarazzo nelle scene romantiche. “Stanley Crawford è altezzoso, critico, cinico e arrogante e ha una smisurata opinione del suo intelletto. Come specialista nell’arte dell’illusionismo, è scettico riguardo a qualunque cosa di spirituale, mistico e occulto – racconta l’attore inglese – credo che questa sia la prima volta che interpreto un personaggio veramente antipatico. Sono sicuro che il pubblico vorrà tirarmi una torta in faccia. Il modo con cui lui si presenta così sprezzante nei confronti degli altri, farà pensare che dovrei abbassare la cresta”.
Ma la cosa più spassosa della commedia è la parte medianica su cui Allen stesso ha fatto qualche ricerca: “I medium erano di gran moda negli anni ’20 e molto seguiti – dice il regista – gente molto famosa, come ad esempio Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, li prendevano seriamente. Succedevano ogni tipo di incidenti, come fotografie spiritiche che lasciavano la gente sbigottita”. Pare che il più grande mago dell’epoca, Harry Houdini, partecipasse alle sedute spiritiche, smascherando i falsi chiaroveggenti. “Ma non era motivato dal desiderio di sbugiardare gli artisti della truffa, quanto dalla voglia di scoprire che la comunicazione con le persone morte fosse realmente possibile”. In fondo persino al più cinico di noi potrebbe far piacere se la morte non fosse il capolinea finale.
Intanto per gli appassionati del regista newyorchese arriva la notizia che i suoi film sono disponibili in Blu-ray e DVD, distribuiti da Warner Bros. Entertainment Italia in edizioni singole e in un cofanetto con alcuni dei suoi titoli più recenti: Incontrerai l’Uomo dei Tuoi Sogni, Basta che Funzioni, Vicky Cristina Barcelona, Scoop e Match Point.
L'incasso complessivo del Torino Film Festival è di 259mila euro, trend positivo tenuto conto della diminuzione degli schermi passati da 11 a 9
"Solo in questa città possono capitare cose come questa, peraltro a spese dei contribuenti. Davvero penoso", scrive su Facebook il senatore Pd Stefano Esposito
"Non so ancora quale ruolo avrà. Ho incontrato Iggy Pop a New York, lui per me è un mito e viceversa. Così mi ha chiesto di avere una parte nel film. Ha una faccia rude e forte, un fisico strano ed è una persona colta, che conosce bene il cinema e la musica. Il film, una coproduzione canadese, americana e tedesca, s’avvale anche del crowdfunding che finirà l’8 gennaio, un modo di avvicinare il mio pubblico", dice il regista che al TFF ha presentato la versione restaurata di Profondo rosso
Triangle, distribuito da Istituto Luce Cinecittà, vince al TFF il Premio Miglior film sul mondo del lavoro “per la sua capacità di intrecciare in maniera non rituale, storie che si legano in un filo che danno continuità alla memoria del tempo". Miglior Film di Torino 32 è Mange tes morts di Jean-Charles Hue; 2 Menzioni speciali, una della giuria e una ai personaggi intervistati, vanno a N-Capace di Eleonora Danco; Miglior Film per Italiana.doc è Rada di Alessandro Abba Legnazzi