CANNES – “La vita è una breve celebrazione che sarà presto dimenticata”. La vita diventa morte nel nuovo film di Gaspar Noé, Vortex, presentato nella sezione Cannes Première, con Dario Argento, che debutta a 80 anni come attore, Françoise Lebrun e Alex Lutz.
Il regista di Irreversible e Climax, sempre provocatorio e disturbante, stavolta si concentra sulla fine della vita raccontando, in un film che definisce “esistenziale sul vuoto dell’esperienza umana”, la storia di una coppia morente. Lui è un critico cinematografico (mestiere che Argento faceva prima di diventare regista) affetto da demenza senile, lei una psichiatra malata di Alzheimer. L’uomo ha avuto per trent’anni un’amante, che lo ha lasciato perché stanca della situazione. I due hanno anche un figlio, un regista disoccupato e tossicodipendente che ha, a sua volta, un bambino da crescere, sostenuto dai servizi sociali.
“Questo film è il più realistico che abbia mai realizzato – dice Noé – Non era nel mio intento realizzare un oggetto narrativo destinato a sedurre un pubblico. Nel suo contenuto, sembra quasi un documentario”. Il regista ha attinto a situazioni simili vissute con con la madre, e altre persone che ha visto morire, e si è detto che “era un peccato che non si vedessero più spesso film che descrivono questi meccanismi di sopravvivenza molto complicati. La mia è una storia molto banale sulla degenerazione del pensiero legata al cervello – spiega ancora – Una persona abbandonata dal proprio corpo, cancro o leucemia, ad esempio, si indebolisce ma non intacca necessariamente la percezione. La degenerazione neurale è molto più violenta perché le persone possono essere gettate in stati di terrore che sembrano situazioni molto peggiori rispetto a quelle raccontate in Climax, dove giovani vivevano stati di terrore dovuti all’LSD. Uno stato di terrore legato all’Alzheimer può durare giorni, settimane, mesi e non c’è via d’uscita”.
Quando il cineasta ha pensato a chi potesse interpretare il ruolo dei due coniugi, subito gli sono balzati alla mente i nomi di Argento e Lebrun. Quest’ultima avrebbe dovuto fare un film che poi è saltato per colpa della pandemia e quindi ha accettato di lavorare con Noé. Ma cosa ha pensato, invece, Argento quando gli è stato proposto il ruolo? “Inizialmente ero molto perplesso – risponde il maestro dell’horror, che ha iniziato le riprese del suo ultimo film Occhiali neri – Poi Noé mi ha rasserenato e ho scoperto che dovevo solo improvvisare su un tema che cambiava ogni volta e dovevo farlo insieme alla mia compagna sofferente”.Nel film Argento recita in un francese all’italiana, mostrando tutta la fragilità e la tenerezza di un anziano malato. Per lui Vortex è un film che “parla d’amore, anche oltre l’immaginazione, un amore che a volte è così forte che ti porta oltre la stessa realtà. E nel caso di persone non più giovani questo può diventare drammatico”.
Il lungometraggio si sviluppa nei suoi quasi 130 minuti di durata interamente con lo schermo diviso in due e lo spettatore segue così parallelamente e contemporaneamente le vite dei protagonisti che si completano e si riflettono a vicenda. Noé spiega così questa scelta: “Un regista è un po’ come un pittore quando usa colori e trame diverse. Ho sempre giocato con il linguaggio del cinema, facendo film in 3D, in sequenza. Bisogna divertirsi. In questo caso la divisione interagisce in modo emotivo e cristallino, perché le loro sono due storie di solitudini condivise e intricate. Due forme di vita che non si dividono mai, sono sempre connesse”.
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