Cinema e fiabe lo dicono da sempre: mai fidarsi delle stelle. Potrebbero realizzare i nostri sogni, pure troppo. A sue spese lo scopre anche Enrico Brignano, che nell’ultima commedia di Neri Parenti, Volevo un figlio maschio, è un padre che si rivolge al cielo per chiedere “almeno un figlio maschio” dopo tre femmine. Detto fatto, accontentato, ma assieme all’ultimo arrivato cambia anche tutto il resto e le tre figlie diventano a sua sorpresa tre maschi.
Meglio? Peggio? A essere difficile, scoprirà, non è il genere dei figli ma il ruolo dei genitori. La moglie, interpretata da Giulia Bevilacqua, si destreggia tra i mille impegni della casa mentre lui, prima accerchiato dalle mille necessità delle figlie, poi colto di sorpresa dall’ironia beffarda delle stelle, annaspa tra il bagno e il soggiorno. Una commedia posata e diretta con ordine, perché oggi, ci spiega Parenti, va fatta così: “Io ho fatto cinquantaquattro film, oggi probabilmente non me ne farebbero fare neppure uno, perché sono politicamente scorretti. Volevo un figlio maschio invece è un film politicamente corretto perché siamo andati su una storia che lo permetteva”.
“Ora, senza arrivare ai famigerati cinepanettoni, un film come Fantozzi oggi non si potrebbe fare. Perché? Semplice: la moglie è brutta, la figlia sembra una scimmia e la stessa Silvani non è certo bella. I padroni poi sono cattivi, insomma tutte cose oggi tabù. Volevo un figlio maschio invece è un film politicamente corretto perché siamo andati su una storia che lo permetteva”. Si tornerà mai indietro? “Penso di no, perché chi comanda nel cinema oggi sono le piattaforme, che avendo una platea mondiale hanno bisogno di un prodotto che possa andare in qualsiasi parte del mondo. Un esempio banale: un nudo non sarà mai accettato ovunque. Ora di questa situazione a soffrire di più è ovviamente la commedia, perché si è sempre basata anche su scontri regionali, su luoghi comuni: milanesi gran lavoratori, romani cialtroni e siciliani gelosi, tutte cose che in Norvegia non capirebbero, per non parlare poi dell’Arabia Saudita”.
Prodotto da IBC Movie con Combo International in associazione con Medusa Film, Volevo un figlio maschio arriva in sala il 5 ottobre ed è la prima commedia di Parenti a prendere in prestito uno spunto fantasy. Il padre disperato, bramoso di un figlio con cui condividere la passione per il calcio e il cibo, viene accontentato da una magia che si prende gioco di lui, capovolgendone la vita contro ogni sua aspettativa. “È tratto dalla mia vita – racconta Parenti – avendo tutti i figli maschi, mia moglie mi ha sempre rimproverato di non aver tentato di fare la femmina!”.
Fantasy sì, ma con uno sguardo sulla realtà e ai temi del presente: “Sono felice di aver interpretato una donna capace di gestire una famiglia così numerosa e un marito che a volte è inadeguato e incapace di dialogare con i propri figli” dichiara Giulia Bevilacqua, “pur giocando con degli stereotipi è abbastanza inerente alla realtà perché a noi donne è sempre richiesto di essere tante cose e nel mio ruolo di madre e professionista mi rendo conto che siamo oberate di aspettativa”. Per Brignano è il risvolto “sentimentalone” a rendere il suo personaggio speciale, “perché prima è apparentemente burbero e intollerante, ma poi impara ad amare”.
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