Con il suo primo lungometraggio, Les choristes – I ragazzi del coro (2004), aveva conquistato due candidature per il Premio Oscar come Miglior Film Straniero e Miglior Canzone Originale: Christophe Barratier con Volami via sceglie invece l’ascesa alla maturità psicologica e il dramma della malattia per ristabilire le priorità della vita, partendo dal “peterpanismo” di Thomas (Victor Belmondo, nipote di Paul), privilegiato trentenne – macchina sportiva, villa con piscina, denaro a disposizione – che si lascia trascinare dalle cose leggere dell’esistenza, senza uno scopo da finalizzare, così suo padre (Gérard Lanvin), medico ospedaliero, il dottor Henri Reinhard, gli affida Marcus (Yoann Eloundou), dodicenne con una grave disabilità – nato con una malformazione cardiaca, causa di complicazioni polmonari e renali – ma un’altrettanto enorme gioia nel vivere.
Volami via “è un titolo che dice tutto su questo film: ti permette di decollare e volare verso l’emozione, verso la leggerezza. Mi sono emozionato, mi ha reso ancora più desideroso di tornare alla vita normale… (rispetto alla pandemia, ndr), mi ha fatto piangere. È una bella storia, con emozioni felici: amarsi è così bello”, spiega Lanvin.
Un cambio di rotta drastico, dunque, irrompe nella vita di Thomas, che però, nonostante la sua adolescenza interiore fino ad adesso praticata, messo alle strette dal padre non si sottrae al ponderoso compito e si misura con qualcosa di davvero mastodontico, l’adolescenza reale – del suo nuovo compagno di vita quotidiana Marcus – e soprattutto con questa direttamente connessa al dramma della malattia, un’accoppiata di complessità non scontate da gestire, che la sensibilità di Barratier mette in scena con equilibrio e delicatezza, e altrettanto con l’entusiasmo dell’anima, come fu d’altronde per il trattamento dell’infanzia e della musica nella sua prestigiosa opera prima, sinonimo di una personale capacità dell’autore di saper trattare con confidenza età anagrafiche e dinamiche di rapporto umano complesse.
Thomas si ritrova sbattuta in faccia la drammatica quotidianità di un centro di riabilitazione infantile, in cui all’ordine del giorno si passa da un’improvvisa crisi epilettica alla morte di un bambino ma, allo stesso tempo, il renderlo punto di riferimento di Marcus permette a Barratier di giocare nel bilanciare con la leggerezza, necessaria a dar ossigeno vitale ai personaggi, così come espressione di umano bene e senso di responsabilità, per cui un pappagallo per la pipì può anche diventare una spassosa pistola.
Dapprima Thomas – e il film visivamente – si divide tra la notte psichedelica delle discoteche e quella delle intubazioni d’ossigeno all’ospedale, per definire man mano la sua priorità, che fa rima con Marcus, con cui affranca un rapporto da “fratello più grande”, tra delicatissima tenerezza e spassoso cameratismo maschile e dunque, sempre con lo zainetto della bombola d’ossigeno “salvavita” sulle spalle, lo porta a far simulazioni di volo o a bordo campo della squadra del cuore, quest’ultimo protagonista anche del primo incontro con il sentimento amoroso, una normalità però sempre prossima alla morte, perché con Marcus basta una minuscola distrazione e la “signora Fine” è lì pronta a far capolino.
Volami via restituisce il senso della cura paterna nella sua più ampia accezione: infatti, in Thomas scatta una “paternità” che scuote quella “assente” di suo padre, “genitore amorevole” verso i propri pazienti, ma quasi anaffettivo con il proprio figlio: con questo film, nasce – e ri-nasce – così un doppio amore “paterno” vitale, che fa assumere alla vita la forma di un aquilone libero di librare nell’aria e in cui la Medicina si afferma missione umana, prima che scientifica.
“L’idea di interpretare un padre che fa fare qualcosa a suo figlio, che non gli dà una scelta, mi ha attratto, ma quello era solo l’inizio. Poi, Dimitri Rassam, il produttore, mi ha suggerito di provare a lavorare insieme ai giovani dell’età di Victor, a cui ho detto che ero felice perché almeno avrei fatto un film con un Belmondo! (ride). Seriamente, però, Victor sa che tutti amano suo nonno, che io rispetto moltissimo, ma non ha bisogno che glielo dicano le altre persone. Quando Victor interpreta un ruolo non lo falsifica, entra in contatto con le sue emozioni, usa la sua indole, è generoso e ricettivo. Infine, quando ho scoperto che Christophe Barratier sarebbe stato alla regia, è stata la ciliegina sulla torta”, continua l’attore francese, che del regista aggiunge: “La sua gentilezza, la sua intelligenza, la sua calma e la sua determinazione mi hanno conquistato subito. Quest’uomo ha tutte le qualità di un ottimo capo. E quando hai a che fare con un ottimo capo, devi essere un idiota a non buttarti! Abbiamo dapprima parlato dei rispettivi ruoli durante le riunioni, in cui Christophe ci ha comunicato anche le sue opinioni e intenzioni. Ci sono state anche letture con Yoann, Victor, e tutta la squadra. Così, sul set, sapevamo cosa Christophe si aspettasse da noi. Non avevamo molto tempo, anche se lui era aperto ai suggerimenti di altre persone”.
Con un’eco che potrebbe avvicinarlo al premiatissimo Quasi amici – seppur la storia e il passo siano molto distinti -, Volami via lascia la sensazione di aver tutte le carte per poter “doppiare” il successo del film di Nakache e Toledano, e forse mirare anche oltre…
Distribuito da I Wonders Pictures, Volami via esce in sala dal 19 agosto, co-prodotto da Carlo Degli Esposti, Nicola Serra e Andrea Romeo.
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