La risata ha l’accento romano e “ce devi sta’”. Verdone maestro e narratore

‘La scuola romana delle risate’ di Marco Spagnoli racconta la tradizione dell’umorismo capitolino, con materiali dell’Archivio Luce e musiche di Tommaso Zanello, aka Piotta: 17-18-19 aprile in sala, poi su Rai Uno il 26 aprile


“…ce devi sta’, alla battuta; (a Roma) quando te la fanno, ce devi sta’” con l’apostrofo, questa è l’essenza del contraddittorio comico romano secondo Claudia Gerini che in quel “ce devi sta’” ben sintetizza il cuore di un’ironia geneticamente predisposta, perenne sociologia popolare.

C’era una volta e c’è ancora la tradizione dell’umorismo Made in Roma. Una vera e propria accademia della risata La scuola romana delle risate narrata – e non poteva essere diversamente – da Carlo Verdone, portabandiera del documentario di Marco Spagnoli.

Il doc è un tributo alla tradizione satirica di Roma, un’ode alla creatività della leggerezza che, dietro al sonoro rumore della risata, spesso maschera scomode verità o graffianti amarezze. Roma e i suoi umoristi hanno da sempre saputo ridere del mondo intorno: il DNA capitolino porta con sé una naturale vis ironica, che costituisce fondamentale sfumatura per disegnare il profilo identitario di un popolo, quello di Roma, che però – proprio per questa sua caratteristica – s’è nel tempo fatto identificare come spontaneo e capace di questa arte anche fuori dal perimetro del Raccordo Anulare perché – da Nord a Sud del Paese – dire commedia è dire Roma: sì, c’è un romanocentrismo della risata, ma non per bulimia del cinema che fa capo certamente a questa città, ma per la spontaneità e l’intelligenza emotiva di questo popolo di saper intercettare lo spunto nel niente e trasformarlo subito in battuta.

Ci sono stati – e ci sono tutt’ora – dei maestri di questa risata, Carlo Verdone rientra di diritto in questa “scuola” e – nello specifico del documentario – è il Virgilio del racconto, narratore in prima linea, che introduce e conduce nell’universo del riso romano, aprendo con la sua “definizione”, per cui “la comicità romana è sempre stata una comicità che è andata agli opposti: scoglionato, filosofo, un po’ indolente, nello stesso tempo anche molto generoso, molto premuroso; è un comportamento un po’ bipolare”, ecco la definizione per lui del comico capitale; qualcosa che per Massimiliano Bruno diventa “una dose di sarcasmo e d’ironia fin da quando sei piccolo”; per cui “su quei sampietrini s’è visto di tutto, nulla ti meraviglia” per Serena Dandini ma per Anna Foglietta “la bellezza di Roma è proprio questa: è un po’ alla portata di tutti”, seppur Enrico Vanzina non abbia dubbi che “lo spirito romano sta nella sottrazione” e “c’è qualcosa che è insieme feroce e tenero” secondo Zerocalcare.

Insomma, è evidente che la risata romana sia un prisma, è un po’ pirandelliana – una nessuna e centomila – perché il romano, e più sapientemente il comico romano, attinge da qualsiasi dettaglio dell’esistenza per far nascere ironia, così – di conseguenza – anche il senso del comico non percorre un’unico binario ma cangia in sfumature che spaziano dal popolare al visionario, sempre o quasi con una punta di spirito dissacrante e questo spirito, inoltre, viaggia al di là dei confini anagrafici e mediatici, perché la risata romana non sembra essere disturbata dal tempo, dal cambio generazionale, che anzi ha raccolto l’eredità e l’ha fatta propria, tra inchino alla tradizione e manipolazione del contemporaneo e, tutta questa ironia, con grande elasticità comica si adatta senza fatiche al mezzo di turno, che sia la televisione, il palco da vivo, o la sequenza cinematografica, fino all’universo social e del fumetto.

Come ciascuna storia che si rispetti anche quella di Spagnoli ha una propria colonna sonora, che non è solo – e qui meno che mai – dama di compagnia del contenuto ma essa stessa humus del soggetto del film, infatti il racconto cammina al passo della musica  di Tommaso Zanello, aka Piotta, in un mélange ritmato da rap e stornelli.

Se Verdone e Piotta, e con loro Zerocalcare con la sua arte, sono espressione della “scuola” recente, il film di Marco Spagnoli è anche un inchino grato e ammirato ai maestri di questa risata, da Ettore Petrolini a Monica Vitti, da Alberto Sordi a Gigi Proietti, passando per Aldo Fabrizi e Anna Magnani; se di Storia parliamo questa – affinché non sia solo accennato ricordo impastato di qualche tramandato aneddoto manipolato – si fa fondamenta basandosi sull’archivio, quel materiale capace di recuperare e costruire con sapienza il principio… e così ecco il repertorio dell’Archivio Luce e delle Teche Rai, ma altrettanto il catalogo storico della Titanus.

La scuola romana delle risate è un doc prodotto da Samarcanda Film in collaborazione con Rai Documentari, in coproduzione con Luce Cinecittà e in collaborazione con Titanus S.p.A: a concorre al racconto di questo spaccato di commedia che ha scritto una pagina fondamentale della sociologia italiana il racconto dei contemporanei Corrado Guzzanti, Marco Giallini, Lillo, Virginia Raffaele, Anna Foglietta, Massimiliano Bruno, Enrico Brignano, Emanuela Fanelli, Stefano Rapone, Claudia Gerini, Serena Dandini, Enrico Vanzina, Ilenia Pastorelli, Luca Verdone, Zerocalcare.

Il doc esce al cinema 17-18-19 aprile, poi trasmesso su Rai Uno in prima serata il 26 aprile.

 

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16 Aprile 2025

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