BOLZANO – Protagonisti di un talk moderato dal produttore e curatore Stefano Centini, gli autori Laha Mebow, Tsai Tsung-Lung e l’attrice Lu Yi-Ching hanno raccontato al pubblico del Bolzano Film Festival Bozen 38 cosa significhi essere un artista nella complessità culturale dell’isola di Taiwan. Il dibattito si è inserito all’interno del Focus – Taiwan, sezione speciale del festival curata dallo stesso Centini – produttore di Stranger Eyes di Yeo Siew Hua, in concorso a Venezia81 – insieme al direttore artistico Vincenzo Bugno, con il sostegno del Ministero della Cultura di Taiwan e dell’Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia.
“Taiwan è un caleidoscopio di immigrazioni, popolazioni indigene e universi linguistici differenti, un laboratorio di evoluzione democratica e identitaria”, ha spiegato Bugno, sottolineando la coerenza della scelta con l’identità politico-culturale del festival.
Il Focus si compone di sette film, una piccola retrospettiva che restituisce le molteplici sfaccettature di Taiwan: tra questi Gaga di Laha Mebow, And Miles to Go Before I Sleep di Tsai Tsung-Lung, Mongrel di Chiang Wei Liang (con protagonista Lu Yi-Ching) e Sguardi nascosti (Stranger Eyes) di Yeo Siew Hua, prodotto da Centini.
“Essere una regista indigena a Taiwan è già una sfida. Poter fare un film come Gaga è un privilegio”, ha raccontato Laha Mebow. “La mia troupe è spesso composta da membri della maggioranza Han, e lavorare con attori non professionisti della mia tribù implica superare barriere linguistiche e culturali. Ma per me era importante mettere in dialogo questi due mondi”.
Mebow, prima regista indigena di Taiwan a ricevere riconoscimenti internazionali, ha girato Gaga nel villaggio Atayal dov’è nata, affrontando i temi della memoria, dell’appartenenza e del cambiamento. “Sono cresciuta in città, lontano dalle mie radici. Fare film è stato un modo per conoscere meglio la mia cultura, ma anche per raccontarla agli altri”.
Sul versante delle migrazioni e del lavoro invisibile si colloca Mongrel, in cui Lu Yi-Ching, storica attrice del regista Tsai Ming-Liang (Leone d’Oro a Venezia con Vive L’amour), interpreta una donna che si prende cura degli anziani in una società che invecchia rapidamente. “Il film parla di migranti, ma anche di come ci prendiamo cura degli altri e di noi stessi. È stato un processo pesante, perché racconta un lato triste della nostra società”. La sua carriera nel cinema, raccona è iniziata per caso. “Facevo la barista. Un giorno entrò Tsai Ming-Liang, si innamorò del mio caffè e iniziammo a parlare. Mi chiese di recitare in un film. All’inizio pensavo di fare solo da comparsa. Poi, sul set, ho scoperto che avevo un personaggio”.
Per Lu Yi-Ching, “Ogni film è come una famiglia”. E il cinema è un po’ come la cucina: “A volte cuciniamo lo stesso piatto, ma con ingredienti diversi: loro usano curry, noi aglio. Ma il sapore, alla fine, è condiviso”.
Il documentario di Tsai Tsung-Lung, And Miles to Go Before I Sleep, affronta il caso reale di un lavoratore vietnamita ucciso dalla polizia, offrendo una riflessione più ampia sulla società taiwanese. “Taiwan è spesso identificata come ‘Cina Taipei’, ma è una società complessa, formata da migranti cinesi, da popolazioni indigene e da circa 800.000 nuovi immigrati dal Sud-Est asiatico. C’è ancora un grande divario tra i valori democratici che proclamiamo e il modo in cui trattiamo chi arriva da fuori”.
“Ho studiato legge, poi ho fatto il giornalista. Ma con il documentario ho trovato un modo per dare voce a chi non ce l’ha. E anche per dire la mia sulla realtà in cui vivo”, ha aggiunto il regista. “Il mio film usa materiale tratto dalla bodycam di un poliziotto”, racconta dicendosi pronto ad affrontare le questioni legali che scelte di questo tipo possono comportare. “Credo sia importante mostrare le contraddizioni della nostra società”, spiega. Difendere e ribadire la democrazia di Taiwan: questo il tema ricorrente degli artisti ospiti al Talk. L’autonomia taiwanese, composta di un governo democraticamente eletto, una Costituzione e una forte identità nazionale, è sfidata ogni giorno dalla Cina, che considera invece l’Isola una propria provincia, a tutti gli effetti in suo controllo.
Il film è già diventato un caso: “Un poliziotto è venuto da me dopo una proiezione e mi ha chiesto se poteva mostrarlo agli studenti dell’accademia. Ora è usato anche come strumento formativo”.
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