Quarantadue film, tre premi Oscar, una Palma d’oro e una lunga lista di riconoscimenti e nomination. E’ il blasonato curriculum di Vittorio Storaro, nato a Roma nel 1940 da un proiezionista che lo incoraggiò, dall’età di undici anni, a studiare fotografia. Appena maggiorenne Storaro fu uno dei più giovani studenti ammessi al Centro Sperimentale di Cinematografia.
La sua carriera di direttore della fotografia prese il via nel 1962 con I Normanni, di Giuseppe Vari. Nel 1970 è iniziato uno dei sodalizi più fruttuosi della vita artistica, quello con Bernardo Bertolucci che, nel 1987, lo portò al suo terzo Oscar per L’ultimo imperatore. Un’altra collaborazione storica è stata quella con Francis Coppola, coronata, nel 1979, da una statuetta per la fotografia di Apocalypse Now, un film restaurato di recentemente, in una versione più lunga di 20 minuti, che inaugura proprio oggi la rassegna Conversations Between Shadow and Light.
Considerato dai colleghi l’uomo che ha rivoluzionato il modo di fare fotografia nel cinema, Storaro negli ultimi anni si sta dedicando anche all’insegnamento alla Scuola dell’Immagine dell’Aquila.
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