Violante Placido, pelle chiarissima e incedere angelico, sta per diventare Sonia, la nobile prostituta redentrice di Delitto e castigo in una trasposizione molto libera del fondamentale romanzo di Fiodor Dostoevskij. Così sarà un agosto di lavoro per questa giovane attrice: non più soltanto la “figlia” di Michele Placido, ma volto riconoscibile del cinema con una candidatura al Nastro d’argento per L’anima gemella e addirittura due film a Locarno, di cui uno in concorso. Niente male per questa ragazza orgogliosa, che a lungo è stata indecisa tra il set e l’equitazione. E che confessa un’altra grande passione, la musica rock, in questa intervista raccolta a Lipari, per la premiazione dell’Efesto d’oro 2003.
Come ti prepari a entrare negli abissi di Dostoevskij?
Leggo Delitto e castigo e cerco di immedesimarmi in Sonia, la prostituta che ha mantenuto una purezza quasi sovrumana e che redime Raskolnikov. Il regista, Andrea Bolognini, ha deciso di trasferire la vicenda dalla Russia all’Italia degli anni ’30 cambiando anche il titolo (Raul). Sono gli anni del nazismo e Raul pensa che il delitto, il terrorismo, sia una forma di lotta legittima, mentre è solo l’amore e il perdono che possono liberarlo.
E’ un film ambizioso.
Sì, è scritto da Suso e ha un cast importante con Stefano Dionisi, Giancarlo Giannini, Ernesto Mahieux… Laura Betti fa l’usuraia. L’unica nota stonata è che il regista vuole tagliarmi i capelli e io non sono d’accordo.
Un film in costume. Come “Gli indesiderabili” di Scimeca, che chiuderà Locarno in Piazza Grande.
Lì ho un piccolo ruolo, la donna di Vincent Gallo, una lavandaia polacca. Lei è molto concreta, lui sogna di diventare un picciotto ma non ne ha la forza e il carattere. È un film tutto al maschile, girato a Cinecittà e ambientato negli anni ’30.
A Locarno c’è anche “Ora o mai più” di Lucio Pellegrini, una storia completamente diversa.
E’ un film corale, la storia di uno studente della Normale di Pisa, molto inquadrato e preso dai libri, che scopre il mondo dei centri sociali. Io sono una ragazza molto avventurosa e indipendente e l’incontro con me mette in moto tante cose.
C’è qualcosa in comune con l’altro progetto a cui stai lavorando: “Che ne sarà di noi?” di Giovanni Veronesi.
Anche quella è una commedia, dolce amara. Il protagonista è Silvio Muccino, ha appena fatto la maturità, è innamorato di me, che sono un po’ più grande, e per seguirmi convince il gruppo degli amici a partire per la Grecia. Il mio personaggio è una che sembra leggera ma ha bisogno di appigli. È una storia di crescita, di morte e rinascita. La produce Aurelio De Laurentiis e nel cast ci sono Elio Germano e Daniele Silvestrin.
Tutto è cominciato con Sergio Rubini…
Sì, è stato il massimo fare due ruoli opposti, due personaggi così estremizzati nella vita non si trovano. Nella vita reale non puoi fare a meno di essere l’una e l’altra, la “cattiva” e la pura.
Ti piacerebbe recitare con tuo padre?
Per ora le nostre strade non si sono incrociate, ma credo che adesso sia arrivato il momento. Certo, Michele non farebbe mai un film apposta per me, ma se ci fosse un ruolo giusto…
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