Vincenzo Salemme


“Mi piacerebbe che il mio somigliasse un po’ ai film di Totò e Peppino. Non è la storia di un paralitico, ma parla di amore e amicizia raccontati in modo comico”. Vincenzo Salemme è orgoglioso di A ruota libera, il suo nuovo film con Sabrina Ferilli, Manuela Arcuri, Carlo Buccirosso, Maurizio Casagrande, Nando Paone e Massimo Ceccherini. Prodotto e distribuito da Cecchi Gori, esce domani a Napoli e il 22 dicembre in tutta Italia in 150 copie. Costo? “Duecento milioni – assicura Salemme – i nomi famosi costano”. E guarda le prosperose attrici che lo circondano. Spiritoso. Saranno costate miliardi.
La storia, liberamente tratta dalla pièce Passerotti o pipistrelli, è, al solito, motore trainante di situazioni e personaggi comici. Dice di non temere Chiedimi se sono feliceBody Guards, ma intanto stringe tra le mani un cornetto che gli ha regalato la bella Sabrina.

Salemme, come mai questo spostamento dall’amata Napoli in Toscana?
Forte dei Marmi è il luogo di vacanza. Girare soltanto e sempre a Napoli mi dava la sensazione di realizzare storie troppo locali. Il che mi impediva di accedere a un pubblico più vasto. Voglio arrivare a più gente possibile, anche la presenza di Sabrina e Ceccherini va in questa direzione. Almeno spero. Mi piacerebbe proprio diventare una star esagerata. Sto sempre attento ai gusti del pubblico. Non ci trovo niente di imbarazzante nel capire cosa vogliono gli spettatori, ma non sempre ci riesco. Per tutti gli autori è importante. Comunque, un film lo faccio sempre con il cuore.

Nei suoi film ricorrono malattie diverse. Un modo per esorcizzare?
È vero, esorcizzo la malattia facendone dei film. Evidentemente la diversità è il mio mondo poetico. Mi piace che questi personaggi con malattie o che hanno subito incidenti stiano in mezzo agli altri come se niente fosse, mettendo in crisi ipocrisie, sensi di colpa, ridicole attenzioni.

Perché due attori uomini per interpretare le zie?
Ho scelto Ceccherini e Paone perché non esistono due attrici caratteriste oggi, alla Tina Pica, che andassero bene per il ruolo. Volevo due virago, cattivissime, e anche brutte. L’idea mi sembra alleggerisca il tutto. L’attore è attore, che importa se fa l’uomo o la donna?

autore
25 Giugno 2000

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