Con Vento di terra, il 7 settembre nella sezione Orizzonti, Vincenzo Marra torna per la terza volta alla Mostra del Cinema di Venezia dove aveva vinto due anni fa il premio della Settimana della critica con il suo primo lungometraggio Tornando a casa, la storia di un gruppo di pescatori campani ambientata su un peschereccio. Già assistente di Mario Martone, aiutoregista di Marco Bechis, vincitore del premio Solinas con la sceneggiatura del film Giorno per giorno e autore anche di Estranei alla massa in cui ha seguito le vicende di un gruppo di sette ultras del Napoli e di un recente documentario girato in Sicilia dal titolo Paesaggio a Sud, il giovane regista napoletano si è affermato come un autore tra i più rigorosi e dotati del nostro cinema.
Con Vento di terra, il film prodotto da Tilde Corsi e lanciato dalla Mikado a metà settembre dopo la presentazione a Venezia, Marra ha scelto di affrontare l’insostenibile rapporto tra l’uomo e l’ambiente attraverso la storia di Enzo (Vincenzo Pacilli), un sedicenne che vive nel quartiere napoletano di Secondigliano. In seguito alla morte del padre, il ragazzo si dà da fare per aiutare la famiglia e spesso si trova a dover fronteggiare situazioni drammatiche che mettono a rischio la sua integrità. Ma la sua grande determinazione gli permetterà di conservare intatta la sua dignità sua e quella dei familiari.
Come è nata l’idea di questo film?
Dopo il mio Tornando a casa avevo incontrato la produttrice Tilde Corsi e ci eravamo ripromessi di lavorare insieme: avevo questa storia già chiara ed “urgente” dentro di me e in un paio di mesi ho scritto una prima versione di sceneggiatura che è piaciuta a lei e al suo socio Gianni Romoli. Siamo andati avanti, sono riuscito a far capire il mio metodo di lavoro che prevede una lunga ricerca “sul campo” di location ed attori: li ringrazio perché sono stati davvero coraggiosi ad affrontare la scommessa di un film che prevedeva attori non professionisti e luoghi di riprese dal vero. L’idea di base è stata quella di riflettere su cosa succede ad una persona, o un gruppo di persone, che davanti ad un evento imprevisto non ce la fa a sopportare l’urto e quando cade non ha a disposizione né soldi né carte di credito né assicurazioni sulla salute: un borghese riesce in qualche modo ad organizzarsi ma se c’è un operaio che non ha nessun “paracadute” che succede?
La sua urgenza di indagare e raccontare è nata quindi riflettendo su come può un singolo o una famiglia sopportare un evento imprevisto senza avere coperture?
Sì, un paio di anni fa mi trovavo a New York per un festival e vedendo per le strade un numero impressionante di barboni chiesi ad un amico che mi accompagnava dove finissero tutte quelle persone in caso di necessità. Lui mi parlò di un ospedale per i senza tetto, un vero e proprio “lazzaretto” da dove, se riesci ad entrare, spesso non esci più: se ti rompi una gamba e non hai soldi sei spacciato. Ma il film ha diverse altre urgenze dentro: ad esempio vi succedono eventi che cambiano il destino della famiglia (e in particolare del protagonista) che vanno affrontati senza alternative e scelte.
Come mai sceglie di lavorare soprattutto con interpreti presi dalla vita?
Non mi precludo la possibilità di lavorare con attori professionisti, affermati o meno, ma credo nelle relazioni umane forti. A differenza di Tornando a casa dove c’erano i porti, e sapevo dove andare a cercare gli interpreti giusti, qui non sapevo niente ma una notte ho riflettuto sull’idea che l’equivalente delle barche era Secondigliano. Mi piace calarmi dall’interno nelle situazioni difficili e ho avuto una serie di conferme visitando zone come Secondigliano, Piscinula, San Giovanni a Teduccio, Ponticelli, dove vivono centinaia di migliaia di persone, un vero esercito. Così abbiamo “battuto” il quartiere trovando nel diciassettenne Vincenzo Pacilli il protagonista giusto nei panni del ragazzo che deve far fronte alla morte del padre (Edoardo Melone) e ad altri eventi drammatici che riguardano la sorella (Giovanna Ribera) e la madre (l’unica attrice di teatro, Vincenza Modica).
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