L’aria (auto)ironica da chansonnier, quasi un Georges Brassens senza baffi né pipa, con una pelle scurita dal tabacco delle sigarette, e un grande neo sulla guancia sinistra.
Vincenzo Cerami, presidente della giuria letteraria in questa prima edizione del Premio Grinzane Cinema, racconta il suo mestiere di “narratore a tutto campo” e i nuovi progetti tra cui l’adattamento cinematografico di La belle du seigneur di Albert Cohen, un romanzo francese contemporaneo ambientato alla fine degli anni ‘30. Lo scrittore parla anche di come ha percepito il cambiamento del cinema dagli anni ’60, periodo in cui seguiva a grandi passi il suo ex professore delle medie Pier Paolo Pasolini, a oggi, “momento di completa statalizzazione del cinema. Ora possiamo finalmente iniziare a parlare della sua morte perché diventerà presto una consorteria centralizzata e in mano a pochi. I produttori e i soldi sono sempre gli stessi”.
Ma Vincenzo Cerami non è solo preoccupato per il cinema. Anche il teatro contemporaneo è ammalato e da tempo. Anzi, dice lo scrittore originario di Ciampino, “è scomparso da 50 anni”.
Che fine ha fatto il teatro italiano?
E’ stato tolto agli scrittori e affidato esclusivamente nelle mani dei registi. L’ultimo drammaturgo è stato Eduardo De Filippo. Se si pensa che nella commedia di Carlo Goldoni i personaggi erano vestiti come gli spettatori in platea… Oggi non esistono testi capaci di raccontare l’attualità. Gli italiani piuttosto vanno a vedere i film comici. Ho lanciato una sfida al presidente del Grinzane, Giuliano Soria, chiedendogli di istituire un Premio Grinzane dedicato al teatro.
Nella lezione tenuta a Stresa agli studenti del Premio Grinzane Cinema, lei parla di “scritture” e dice che la tecnologia ha regalato al narratore due nuovi sistemi di segni: la radio e il cinema.
Quando parlo di radio faccio riferimento al radiodramma. Poi il cinema, mezzo estremamente realistico e più popolare per raccontare storie. La maggior parte dei narratori scrivono in prosa o in poesia ma da trent’anni a questa parte i nuovi scrittori tendono a usare tutti i mezzi a loro disposizione. L’unica difficoltà è l’acquisizione di tecniche specifiche per i diversi linguaggi, la frequentazione assidua dei nuovi mezzi. Pensi solo a narratori come Carver, Peter Handke, Ian Mc Ewan e, prima di loro, Zavattini, Pasolini.. Ognuno di loro è ed è stato attivo in ognuno dei campi che le ho indicato.
Lei stesso frequenta ogni tipo di scrittura e collabora con molti artisti in apparenza diversi: Albanese, Piovani, Citti, Benigni…
Lavoro con persone con cui ho prima di tutto un rapporto di tipo intellettuale. Ho dovuto lottare per essere accettato nei vari campi. Ricordo quando non lavoravo ancora come sceneggiatore: gli sceneggiatori mi consideravano uno scrittore e quindi non mi chiamavano.
Quando lei assisteva Pasolini sul set di Uccellacci e uccellini, il cinema d’impegno aveva ben altro seguito…
La televisione non aveva ancora occupato lo spazio della cronaca. Oggi siamo di fronte a un altro rischio, che la televisione faccia apparire falso ciò che è vero. Io ho scritto due copioni sul terrorismo in tutti questi anni, Colpire al cuore di Gianni Amelio e Segreti segreti di Giuseppe Bertolucci, ma il cinema è anche Greta Garbo., Hitchcock, Dryer. Mi piace frequentare generi e stili diversi, a patto che rientrino in un mio personale percorso.
Come vede oggi quel periodo?
Il ’68 rappresenta un momento in cui il nostro Paese passava dalla parrocchietta alla grande città. Il cinema di allora non anticipava ma riportava sul grande schermo ciò che avveniva nelle piazze. Oggi alcuni dei film di quel periodo fanno ridere perché sono così carichi di extratestualità: penso ad alcuni film della Nouvelle Vague, in particolare Godard, ma anche i western impegnati per non parlare dei primi film di Bernardo Bertolucci come La strategia del ragno. Oggi ha vinto il racconto: i film scritti bene sono sopravvissuti, quelli scritti male no. I grandi sono nati dalle molliche della commedia all’italiana, unico genere che incassava.
I suoi progetti.
Ho interrotto un nuovo romanzo per scrivere la sceneggiatura di La belle du seigneur. Il film, una coproduzione ad alto budget che coinvolgerà la Francia, la Svizzera e l’Italia, sarà diretto da Glenio Bonder, che aveva già realizzato un documentario sullo scrittore Cohen. A teatro, dal 15 maggio prossimo, andrà in scena al teatro stabile di Catania Il comico e la spalla, commedia con la regia Jean Claude Penchenat interpretata dal duo siciliano Pippo Pattavino e Tuccio Musumeci. Infine io e Roberto Benigni stiamo cercando di capire cosa fare…
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