Vince a Montpellier, sognando il Sundance


Dopo San Sebastián, Montpellier. Sangue vivo di Edoardo Winspeare vince l’Antigone d’oro al XXII festival internazionale del cinema mediterraneo e si conferma uno dei film italiani a miglior tenuta nei festival stranieri, in una stagione ricca di conferme per la nostra produzione recente, che tuttavia spesso non hanno trovato la giusta eco sui media nazionali. Winspeare del resto non è il solo italiano a essersi distinto in questo festival: accanto a lui si qualificano anche i cortisti Paolo Genovese e Luca Miniero, che con Piccole cose di valore non quantificabile portano a casa una menzione speciale, e Jerome Bellavista, che vince il premio Canal Plus.
Intanto, si fa più consistente la voce che vuole Sangue vivo prossimamente al Sundance Film Festival e a Rotterdam, senza contare la partecipazione al London Film Festival e all’iniziativa argentina di Italia Cinema El Cine del Tercero Milenio. “Naturalmente sono felicissimo – dichiara Winspeare da Villerupt – che il mio film stia ottenendo tutti questi riconoscimenti internazionali. C’è stata una fatica, un lavoro immenso dietro Sangue vivo, un lavoro cominciato già con Pizzicata, e vincere dei premi, soprattutto in una competizione internazionale, aiuta a pensare che la strada imboccata sia poi quella giusta”. Il Mediterraneo premia il Mediterraneo? “No – precisa il regista – perché in fondo Montpellier ha uno spirito atlantico… Quello che sottolineerei, piuttosto, è il concorso, proprio perché internazionale, il fatto di misurarsi direttamente con la produzione non solo italiana ma europea”.
Più polemico, “da pugliese che ha fatto il film”, è, a titolo personale, Tore Sansonetti, produttore esecutivo della Sidecar, la produzione di Sangue vivo, che vede anche una partecipazione della Pablo ed è in distribuzione Pablo-Mikado. “C’è un embargo contro questo film – dichiara appassionatamente – che in Italia è stato vissuto come un prodotto europeo e non italiano, realizzato al di fuori dell’entourage di chi conta”. Anche se, paradosso, all’estero spesso il film è stato percepito come intensamente nazionale. “Sono contento che almeno fuori d’Italia Sangue vivo stia ricevendo il riscontro emotivo che merita. La nostra stampa preferisce privilegiare occasioni più neutre, come Annecy, al posto di San Sebastián e di Berlino, che sono momenti di competizione e di confronto. E invece noi ad Annecy abbiamo fatto bene a rinunciare”.
Fino a ora, Sangue vivo ha incassato 140 milioni, a fronte di un costo di produzione di 2 miliardi e 700, coperto in larga parte (2 miliardi e 98 milioni) dai fondi del Dipartimento dello Spettacolo. Forse, sull’onda di questo successo, il film riuscirà di nuovo sugli schermi italiani? “Questa domanda bisognerebbe rivolgerla alla Mikado, che decide la programmazione nelle sale”, specifica Sansonetti. Dopo San Sebastián, per esempio, Sangue vivo era riuscito a Roma, al Dei Piccoli sera, ma “nonostante i dati Cinetel fossero buoni, adesso è di nuovo fuori sala”. Smorza i toni, nell’euforia della vittoria, Edoardo Winspeare, che spiega: “Quando giro, non penso a un pubblico che sia, in particolare, italiano o internazionale. Avrei voluto un maggiore confronto con il pubblico in Italia, ma sono felice che lo vedano gli spettatori francesi, o comunque europei. Le vendite estere stanno andando bene”.
Intanto, il regista pensa al suo nuovo progetto, che partirà probabilmente dopo l’estate: “Una storia scritta da Giorgio Cecere e diretta da me, che ha per protagonisti un padre e un bambino. Il film sarà ambientato nel Salento, in Italia e forse anche negli Stati Uniti”. Per Winspeare è scattata l’ora delle coproduzioni americane?

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06 Novembre 2000

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