VIERI RAZZINI

Nel Panorama c’è anche una coproduzione italiana, Il cuore criminale delle donne del brasiliano Aluizio Abranches, già autore di Un bicchiere di rabbia, distribuito nel nostro paese proprio da Vieri Razzini e Cesare Petrillo con la Teodora Film. Ora Razzini, alla prima esperienza nella nuova veste di produttore, ci racconta: “Si tratta di un film molto diverso dal precedente; anche dal punto di vista economico, molto più impegnativo. Una storia di vendette al femminile”.

Quale è stato il vostro impegno nel film?
Siamo partner al 25%. Si è trattata di una collaborazione reale. Il film lo abbiamo seguito dall’inizio, in pratica fin dalla prima stesura della sceneggiatura. Sono molto contento del risultato, così come sono contento che sia stato selezionato per Berlino. Mi sembra che la scelta dei film per Panorama sia stata ottima.

Ci sono sempre più produttori che si impegnano fuori dai nostri confini. Il film portoghese di Teresa Villaverde prodotto da Fabrizio Mosca, i lavori di Fabrica, Cicutto con Ioseliani (anche lui a Berlino)…
Non si tratta di una scelta che va contro la produzione nazionale, solo che è più semplice guardare all’estero. In Italia le produzioni o non hanno bisogno di partner o sono iper sovvenzionate. Un tempo si coproduceva molto di più. Oggi molto spesso le coproduzioni sono targate Rai, poi c’è Cecchi Gori, la Medusa. Il cinema indipendente in Italia esiste sempre meno. E la responsabilità è anche dei registi italiani che dovrebbero avere un atteggiamento differente. Fanno un film e poi aspettano di vedere un risultato. Il cinema paga lo scollamento di tutto il nostro sistema culturale. C’è mancanza di scambi, tra gli artisti non circolano informazioni. Certo, ci sono ancora alcuni produttori coraggiosi, ma questo non basta.

E tra i problemi c’è anche il ruolo fondamentale che ha la televisione…
Certo, finché la Rai sarà eterno partner produttivo continueremo ad avere un cinema per famiglie. Non ci sono spazi per progetti più audaci, i registi si devono autocensurare. Stesso problema, anche se un po’ più complicato, per il discorso dei finanziamenti statali. Si dovrebbero rifondare i criteri, ma è veramente molto complicato individuare oggi nuovi criteri validi.