Victor Rambaldi: cresciuto nella bottega di mio padre


V.RambaldiTorna alla regia con Il soffio dell’anima Victor Rambaldi, figlio di Carlo due volte premio Oscar per gli effetti speciali di E.T. L’Extra-Terrestre e Allen. Ma questa volta non si tratta di una pellicola d’animazione come la precedente Yo-Rhad, un amico dallo spazio. Il nuovo film, tratto dal libro omonimo di Valentina Lippi Bruni, che ne è anche produttrice, uscirà nelle sale la prossima primavera. La pellicola, premiata al Roma Film Festival di Adriano Pintaldi, è stata presentata in versione ridotta alla scorsa Mostra di Venezia.

 

Rambaldi, come è nata l’idea di questo film?
Conoscendo l’autrice Lippi Bruni, oggi imprenditrice elettronica, che a soli 17 anni ha scritto questa bella storia autobiografica. Insieme abbiamo pensato di realizzare il film con un budget di 1 milione 200mila euro. Tutto si svolge a Imola, dove la protagonista, interpretata da Lucrezia Piaggio, già lanciata nelle commedie di Massimo Boldi, accompagna in ospedale la madre perché si sottoponga alla dialisi. Qui incontra un uomo poco più grande di lei Silvio, interpretato da Flavio Montrucchio, ex Grande Fratello 2 e attore di molte fiction. Anche lui è malato, ma tra loro è subito amore.

 

Si tratta quindi di una commedia sentimentale?

Sì, ma è soprattutto la storia di un percorso di vita. I due protagonisti si sposano, ma il messaggio è centrato sulla lotta di Alex, che non vuole permettere alla dialisi di rovinare i suoi sogni di giovane uomo. Si ritrova tutti contro, genitori e medici, che gli vietano di fare sport. Allora Alex s’inventa una disciplina di arti marziali che chiama appunto “il soffio dell’anima”. Partecipa a tornei, apre una palestra, ma non per vincere, quanto per mostrare che si può lottare contro il male. In questo percorso è aiutato dalla sua fidanzata, ma anche da una donna cinese, una maestra di vita che gli insegna la filosofia Zen attraverso la disciplina del tiro con l’arco. Sarà questa donna orientale a fargli capire che la forza per lottare contro le malattie e le miserie umane possiamo trovarla soltanto in noi stessi. Grazie a lei il protagonista si libera della condizione negativa della malattia che ha contagiato la sua psicologia e il suo carattere.

 

Quanto ha contato essere figlio di Carlo Rambaldi per realizzare questo film?

Molto. Ho respirato aria di cinema fin da bambino. Quando frequentavo il laboratorio di effetti speciali di mio padre, mi sembrava di entrare nella bottega segreta di un mago. Devo a lui l’amore per il fantastico che ho sempre avuto e che ho inserito automaticamente, quasi inconsciamente, nella dimensione onirica del mio film con alcune scene ricche di effetti speciali.

 

Suo padre ha visto il film?

Sì e gli è piaciuto molto.

 

Anche lei come suo padre vive tra l’Italia e l’America?

Sì, tra qualche giorno andrò a Los Angeles per realizzare la regia di uno spot pubblicitario. L’America ha una grande industria cinematografica, sforna film come fossero macchine e sono bravissimi. Hanno superato anche il lungo periodo di empasse a causa dello sciopero degli sceneggiatori e proprio oggi ho saputo che la cerimonia degli Oscar si dovrebbe svolgere regolarmente il 24 febbraio. Ma anche noi italiani, nonostante la crisi e la noncuranza dello Stato verso il cinema, mostriamo di continuo una grande vitalità.  Il nostro cinema sembra sempre in crisi, poi invece come per magia scatta qualcosa e andiamo avanti con professionalità e impegno.

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07 Febbraio 2008

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