L’Orso Yoghi, popolare personaggio dei cartoni creato da Hanna & Barbera e beniamino di parecchie generazioni di pargoli, prova oggi a conquistare anche i cuori dei ragazzi degli anni ’10, con una nuovissima avventura rigorosamente adattata ai tempi, con l’immancabile 3D ed effetti speciali all’avanguardia, in uscita con Warner il 14 gennaio.
Certo dal 1958, anno in cui l’orso in cravattino debuttava in TV come personaggio secondario del Braccobaldo Show, di acqua sotto i ponti ne è passata e molte cose sono cambiate. Un lungometraggio tutto per sé, Yoghi lo aveva già avuto nel 1964, Hey There, It’s Yogi Bear!
Ma mentre allora si trattava comunque di tradizionali disegni animati, oggi si sceglie la via del film con attori veri, ricreando in computer graphic solo il protagonista e l’inseparabile amichetto Bubu, come già sperimentato, con successo, nei precedenti e analoghi Garfield e Sansone.
E mentre nello show tv il Ranger Smith, eterno antagonista di Yoghi nei suoi continui agguati ai cestini da pic-nic degli avventori del parco Jellystone, era un buffo signorotto di mezza età, qui ha il fisico prestante e gli occhioni blu dell’attore canadese Tom Cavanagh, che nonostante un certo impaccio nei confronti dell’altro sesso riesce a conquistare il cuore della bella documentarista Anna Faris (Scary Movie), qui in una inedita ma sempre gradevole versione “cicciottella”.
Il resto è tutto più o meno come ce lo aspettavamo. Continui battibecchi tra il ranger e l’orso, le ingegnose macchinazioni di Yoghi per il furto dei cestini, il tutto incastrato su una trama di carattere eco-naturalista che ricorda un po’ il recente Puzzole alla riscossa con Brendan Fraser. Per i bambini va benissimo: è divertente ed educativo quanto basta.
Lo dirige Eric Brevig, che commenta così il suo coinvolgimento nel progetto, realizzato in Nuova Zelanda: “Il cartone animato originale era stato scritto per far divertire grandi e bambini e io sono felice di continuare la tradizione con questo grande film per tutta la famiglia, che i genitori potranno vedere insieme ai figli, trovandoci qualcosa che interessa anche loro. Abbiamo voluto evitare di identificarci con un periodo storico preciso – continua poi il regista – Gli abiti e le macchine sono di oggi, ma non vediamo Yoghi usare congegni elettronici che potrebbero indicare un periodo. Penso che i bambini che incontrano Yoghi per la prima volta lo vedranno solo come un grosso orso un po’ matto che costruisce aerei con le cianfrusaglie del campeggio, mentre tutti gli altri ritroveranno i personaggi che conoscono e amano”.
Anche il look di Yoghi e Bubu, che in originale sono doppiati rispettivamente da Dan Aykroyd e Justin Timberlake, è piuttosto fedele alla versione tradizionale, con l’aggiunta di tutto il realismo che le moderne tecnologie permettono. Presenti il cappello verde e il classico “cravattino” dell’orso che, tra l’altro, nasce originariamente per un’esigenza di tipo economico. La scelta del colletto con cravatta fu dovuta infatti ad una contingente necessità di ridurre le spese in fatto di produzione cartoonistica, e quindi di risparmiare sui disegni stessi. Si decise allora, nei mezzi busti, di animare solo la testa di Yoghi, lasciando immobile e non ridisegnabile, su altro supporto, il corpo. Quest’ultimo, per evitare sostanziali ed altrimenti visibili differenze di tono e di cromia nel punto stesso di giunzione all’altezza del collo, fu separato quindi da un collarino.
Il nome del personaggio – Yoghi Bear in originale – si deve invece alla stella del baseball Yogi Berra. Nel corso degli anni, l’orsacchiottone ha acquisito una tale popolarità da influire sulla cultura e sui costumi di tutto il mondo: una piccola formazione rocciosa su Marte è stata battezzata in suo onore (Yogi Rock) per la somiglianza con un muso di orso. In un episodio dei Simpson, il goffo e rozzo Homer sogna addirittura di essere Yoghi. In un episodio dei Griffin, l’orso viene addirittura ucciso a pugnalate dal malandrino protagonista Peter, che poi intima Bubu di raccontare agli altri orsi, in segno di minaccia, ciò che ha visto.
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