Sei film nei due concorsi. Sei opere atipiche – per durata, formato o contenuti – sparse in varie sezioni, un corto in competizione e tantissimi nei Nuovi Territori; Nanni Moretti presidente della giuria del Leone d’oro, omaggi a Pasolini e Antonioni, il restauro della Ciociara e un’altissima percentuale di coproduzioni di grande prestigio con imprenditori italiani protagonisti.
La 58/a Mostra, appena presentata da Alberto Barbera e Paolo Baratta, sembra confermare la rinnovata vitalità del nostro cinema. “Abbiamo visto tantissimi film, abbiamo scelto quelli che ci sembravano tentare strade nuove”, commenta il direttore della Mostra. E addirittura cita molti attori e attrici italiani quando gli chiedono di fare l’inevitabile elenco delle presenze divistiche di questo festival 2001, sulla carta più rigoroso e sperimentatore che mai, sicuramente assai più del rivale Cannes e persino, per certi versi, di Locarno.
Le concessioni allo show business sono calibrate nel fuori concorso con Spielberg, Carpenter e Woody Allen. O con il Leone alla carriera all’appartato Eric Rohmer, che ha promesso di comparire al Lido per una tavola rotonda in suo onore, organizzata insieme ai Cahiers e che porterà il suo discusso film sulla rivoluzione del 1789 L’anglaise et le duc rifiutato dalla Croisette.
Assurdo valutare le scelte di Barbera e dei suoi esperti (Fabio Bo, Alberto Crespi, Bruno Fornara, Fabrizio Grosoli, Emanuela Martini) sulla carta. Impressionante, comunque, la vastità del panorama geografico e la capacità di pescare nel nuovo (con ben 11 esordienti cui si aggiungono i 7 della Settimana della critica) accanto ad autori consacrati, da Herzog a Garrel, da Loach a Pintilie, da Téchiné a Mamet. Così i film italiani, del tutto o in parte, rischiano di diventare finalmente davvero eventi, per la pigrizia endemica dei media già disorientati da uno sdoppiamento del concorso che costringerà i critici al doppio lavoro (o meglio a raddoppiare le forze in campo).
Ci piace insomma immaginare riflettori puntati sull’Orestea di Antonio Capuano: Luna rossa, che ha un cast di stelle della new wave partenopea, da Carlo Cecchi a Licia Maglietta e Toni Servillo. Oppure sull’atteso Luce dei miei occhi di Giuseppe Piccioni, prodotto da Lionello Cerri, e interpretato da due attori giustamente emersi proprio nell’ultimo anno come Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli. Per non dire dell’Amore probabilmente di Giuseppe Bertolucci (con Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Rosalinda Celentano) che aprirà il Cinema del presente; del doloroso Hijos di Marco Bechis, sui figli di desaparecidos adottati dalle famiglie dei carnefici; dell’Amore imperfetto di Giovanni Davide Maderna, con Enrico Lo Verso e la basca Marta Belaustegui; dell’opera prima di Paolo Sorrentino L’uomo in più ancora con Toni Servillo.
Senza dimenticare le coproduzioni: Eden di Amos Gitai; How Harry became a Tree di Goran Paskaljevic; Void Votes dell’iraniano Babak Payami (Fabrica); l’anglo-italiano The Triumph of Love di Clare Peploe, girato in Toscana e prodotto da Bernardo Bertolucci, con Mira Sorvino e Ben Kinglsey nel cast; Agua e Sal di Teresa Villaverde, con Galatea Ranzi, o ancora il nuovo film di Milcho Manchevski, Dust, coprodotto da Procacci, che avrà l’onore dell’apertura degli eventi fuori concorso.
Il programma completo sul sito ufficiale della Biennale
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