Sono molte le vite che l’ormai novantaquattrenne James Ivory ha vissuto – e continua a vivere – durante il suo viaggio, cinematografico e biografico. Cosmopolita, intellettuale, esteta e libertino, Ivory è un personaggio larger-than-life. Il 14 ottobre riceverà il Premio alla Carriera alla Festa del Cinema di Roma e terrà una Masterclass. Chissà che nell’occasione non riesca a regalarci un personale affresco di queste mille continue ispirazioni che è andato cercando in giro per il mondo.
Partito da Berkeley, dove è nato nel 1928, ha diretto il suo primo film (il corto documentario Venice: Theme and Variations) nella lontana Venezia, dove ha vissuto per una parte del ‘52 e del ‘53, per tenersi a distanza di sicurezza dai suoi Stati Uniti, dove correva il rischio di essere arruolato per la guerra in Corea. Più tardi conobbe il produttore e regista indiano Ismail Merchant, compagno di vita e fonte di continuo nutrimento artistico: grazie a lui si innamorò dell’India (da questa passione nasce A Cooler Climate, il documentario che presenta alla Festa e fu girato nel 1960, ma prende vita solo ora).
Molte cose sul suo conto sono state rivelate, anche da lui stesso, specialmente insieme a Peter Cameron, nel libro autobiografico Solid Ivory (dove ha confermato di aver avuto una storia con Bruce Chatwin) e molte altre sono ancora da dire su questo regista pluripremiato, il più anziano di sempre a ricevere un Oscar (per la sceneggiatura di Chiamami col tuo nome, nel 2018). Volendo lasciar parlare ciò che resterà – i film – la Festa del Cinema ha organizzato un omaggio a Ivory, con la proiezione di tre dei suoi film più conosciuti e apprezzati: Camera con vista (1985), Quel che resta del giorno (1993) e Maurice (1987).
Per prepararci al meglio alla visione (che sia la prima o l’ennesima poco importa, vale sempre la pena) analizziamo – in pillole – perché questi tre film hanno rappresentato dei passaggi così importanti nella carriera di un regista che ha all’attivo oltre trenta lungometraggi.
Titolo originale: A Room with a view. Verrà proiettato il 13 ottobre alla Casa del Cinema Sala Cinecittà, e il 14 alla Sala Kodak.
Tratto dall’omonimo romanzo di Edward Morgan Forster, è probabilmente il film più conosciuto di Ivory, e anche il più premiato. Si aggiudicò ben tre Oscar (scenografia, sceneggiatura non originale e costumi) oltre che un David di Donatello nel 1987 come Miglior Film Straniero, un Golden Globe per la miglior attrice non protagonista a Maggie Smith. Film in costume “alla Ivory”, è ambientato principalmente in una meravigliosa Firenze di inizio ‘900, ha un cast straordinario (Helena Bonham Carter, Daniel Day-Lewis, Judi Dench, Maggie Smith, Denholm Mitchell Elliott, Julian Sands) e presenta alcune delle tematiche più care al regista: il racconto di formazione e la nascita del desiderio sessuale. Ivory ha raccontato in seguito che non era mai stato a Firenze ha probabilmente giovato al film: proprio come i suoi personaggi, vedeva la città con il fortunato sguardo della prima volta.
Titolo originale: The remains of the day. Verrà proiettato il 15 ottobre alla Casa del Cinema Sala Cinecittà, e il 16 alla Sala Kodak.
Se Camera con vista è il film più conosciuto e amato, forse Quel che resta del giorno è il più apprezzato dai critici, il più sottile e complesso, ma per certi versi perentorio nella sua critica a un mondo. Ambientato su due piani temporali (pre e post Seconda Guerra Mondiale) è difficile individuare un solo elemento centrale: ci sono i rapporti e l’incomunicabilità tra “classi” di una certa alta società inglese, c’è la critica alla velleitaria classe dirigente e c’è, ovviamente, l’amore, che anche qui ha il sapore della presa di coscienza personale. Come in ogni film di Ivory, sono due gli elementi che saltano all’occhio: la sceneggiatura e la scenografia. Tratto dal romanzo omonimo di Kazuo Ishiguro, è stato adattato dall’altra sua sodale di lungo corso, la sceneggiatrice Ruth Prawer Jhabvala (che vinse l’Oscar per Camera con vista). Altro elemento imprescindibile è il cast, qui svettano su tutti Anthony Hopkins ed Emma Thompson, e non potrebbe essere altrimenti.
Versione restaurata. Verrà proiettato il 16 ottobre alla Casa del Cinema Sala Cinecittà.
Tra i tre film presentati, Maurice (di nuovo tratto da un romanzo – stavolta postumo – di E.M. Forster) non è stato certamente il più acclamato, ma forse è una delle opere a cui Ivory tiene maggiormente in tutta la sua produzione. Racconta di un amore omosessuale nato in gioventù e poi “sotterrato” (quantomeno da uno dei due) per aderire a una vita consona ai dettami vittoriani. È stato definito da alcuni un po’ “scolastico” nel suo sviluppo narrativo, ma anche questa pellicola non fu povera di riconoscimenti: Leone d’argento, Miglior Musica e soprattutto Coppa Volpi ex aequo ai due attori protagonisti Hugh Grant e James Wilby a Venezia 1987.
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