Si è aperta con la consegna del Premio Pasinetti, assegnato dal SNGCI, la conferenza stampa di Non pensarci, commedia diretta da Gianni Zanasi che fu selezionata a Venezia alle Giornate degli autori. Ambientato nella provincia dell’Emilia Romagna, molto simile a quella Vignola, cittadina in cui Zanasi è nato, il film racconta la storia di una famiglia, i Nardini che ha contribuito allo sviluppo del paese con la fabbrica di ciliegie sotto spirito che ha costruito anni fa. In seguito all’infarto del capo famiglia (Teco Celio), Stefano (Valerio Mastandrea), il secondogenito trasferitosi a Roma per inseguire i suoi sogni di musicista punk-rock, torna a casa. Ad accoglierlo un mare di problemi: il fallimento imminente della fabbrica, la crisi del matrimonio del fratello maggiore (Giuseppe Battiston) e una verità tenuta nascosta da troppo tempo. Accolto positivamente non solo dalla critica nostrana, ma anche da quella britannica che dopo la presentazione del film al London Film Festival lo ha definito una “pellicola affascinante, rock, esilarante”, Non pensarci è interpretato anche da Anita Caprioli, Caterina Murino, Dino Abbrescia, Paolo Briguglia, Paolo Sassanelli e Natalino Balasso. Prodotto da Beppe Caschetto e Rita Rognoni in collaborazione con La 7 e Rai Cinema, Non pensarci è stato realizzato con il contributo del Mibac e arriverà nelle sale in 200 copie il 4 aprile grazie a 01. Ottime le premesse anche per la distribuzione all’estero visto che i diritti del film sono stati venduti in 17 Paesi. A tenere banco in conferenza stampa la simpatia di Mastandrea, azzeccatissimo in un ruolo che richiede uno stile ironico e leggero.
Perché ha accettato il ruolo di Stefano?
Anzitutto per la trama del film che racconta la provincia italiana che non è solo quella degli omicidi irrisolti. Ma anche delle responsabilità, del senso del dovere e delle piccole industrie in un momento in cui la famiglia italiana sta cambiando e i figli si ritrovano spesso a fare da guardiani dei propri genitori. E poi mi incuriosiva lavorare con Gianni.
Come mai?
Ho conosciuto il lavoro di Zanasi anni fa quando andai a vedere Nella mischia. In sala eravamo solo tre persone. Io ero andato al cinema per avere una prova di quanto si vociferava, perchè nell’ambiente dello spettacolo, che all’epoca frequentavo da pochissimo, si diceva che Gianni fosse una leggenda come regista. Guardando il film il dubbio mi restò. Poi una volta arrivato sul set, il primo giorno, ho capito subito che era una fama basata sul niente, forse alimentata dal suo semi-anonimato.
Cosa le ha chiesto Zanasi nella costruzione del ruolo?
Chiariamo una cosa: non è vero che si costruisce il personaggio, questa è una scemenza. E’ la storia che si costruisce, poi un attore cerca di trovare sfumature ma potresti non trovarle mai. Dipende anche con chi lavori. Gianni logora gli attori nel senso che, prima di dirci cosa fare, analizza tutto da dentro, si consuma interiormente lui per primo e poi parla con gli attori. Ben inteso che sul set ci siamo logorati con grandi sorrisi: abbiamo lavorato senza drammi.
C’è stata una scena o un momento più difficili da girare?
Non direi. Posso dire invece che c’è stata una sequenza clou a pagina 5 dello script, che è stata fondamentale per capire quanto il film fosse ben scritto. E’ il momento in cui scopro la mia fidanzata a letto con un altro. Quando ho letto la scena, per la prima volta mi ha fatto tornare in mente quel che dicevano Age & Scarpelli: di come sia difficile scrivere uno script in cui magari gli attori devono innamorarsi a pagina 1. Quanto sia importante il lavoro di concezione della sceneggiatura per aiutare gli attori nella recitazione. C’era una cosa che mi aveva colpito soprattutto, la battuta che avrei dovuto dire al mio rivale beccato a fare l’amore con la mia donna: ‘Ho sentito il tuo disco. Mi piace molto come suoni’. Dopo averla letta sono andato da Gianni e gli ho detto: ‘Questo Stefano è del capricorno’, e lui: ‘Non saprei, non mi intendo di queste cose’. Al che gli ho detto: ‘Lascia perdere tanto lo so che è così’.
Presto la vedremo nel film di Ferzan Ozpetek Un giorno perfetto dove interpreterà un uomo con un matrimonio in crisi e un destino tragicamente segnato. Che ruolo manca alla sua carriera?
Un ruolo storico. Un personaggio importante del passato che sia realmente esistito, ma non so se sarei in grado di interpretarlo. Di sicuro nel film che sto girando ora con Ferzan non ho il ruolo del simpaticone. Sarò un padre di famiglia con grossi problemi. Uno parecchio disturbato.
Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid
Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.
Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.
Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti