Valerio Jalongo


Valerio Jalongo, ospite del Festival “Linea d’ombra”, è in dirittura d’arrivo con il suo secondo lavoro, Sulla mia pelle, ambientato tra Battipaglia e Salerno. Il regista racconta la storia di un detenuto in semilibertà che vede nella possibilità di lavorare in un caseificio loccasione del cambiamento. Il film, sceneggiato con la collaborazione dello scrittore Diego De Silva, è interpretato da 2 attori che di recente sono venuti alla ribalta: Donatella Finocchiaro, interprete di Angela di Roberta Torre, e Ivan Franeck, protagonista di Brucio nel vento di Silvio Soldini. Il film, in fase di post-produzione sarà pronto a fine giugno.

 

Come è nata lidea del film?
Ho voluto fare un film sulla libertà, in senso esistenziale, vista come possibilità di scegliere. Il film racconta la storia di chi vive una condizione umana doppia: la semilibertà. Ho così unito la condizione sociale restrittiva a quella individuale delle aspettative e dei bisogni. Non è unindagine sociologica, ma lavventura di una persona con tutte le contraddizioni vissute.

 

Come ti sei avvicinato alla condizione dei detenuti?
 Sono entrato in contatto con i detenuti attraverso un laboratorio di scrittura durato 2 anni e così, senza essere avvertito come un estraneo, mi sono avvicinato al loro mondo interiore. La prima cosa che mi ha colpito è la dimensione umana della realtà carceraria e il valore quasi catartico, di rinnovamento, attribuito alla dimensione temporale, tale da consentire una sorta di rinnovamento spirituale. E la mia storia inizia nel momento in cui il protagonista, Tony, pensa di poter cambiare.

 

Potrebbe sembrare un film di genere…
Forse per le tematiche trattate e per un certo tipo di violenza. Ma mi interessa la volontà di rinascita insita nella storia di ciascuno, quel desiderio di lasciarsi alle spalle una porzione dolorosa di vita. Un detenuto mi ha parlato di momenti in cui si spengono le luci e si perde il controllo”. Il film affronta questa violenza in agguato che rende pericolosi e al tempo stesso fragili, minando i progetti di cambiamento.

 

Perché hai scelto il Sud?
Volevo parlare di una forma più subdola e strisciante di violenza, radicata nella mentalità meridionale: quella della prevaricazione, dellaccettazione rassegnata del ‘non giusto’.

 

 Hai scelto interpreti come Donatella Finocchiaro e Ivan Franeck, con una fisicità molto forte…
Volevo che la storia fosse molto sensuale. Quando parlavo con i detenuti mi raccontavano la libertà, il fuori” attraverso le emozioni legate allesposizione intensa agli elementi esterni: il traffico, la luce. Un riaprirsi alla vita attraverso i sensi. Ivan e Donatella hanno due corpi che ben esprimono questa condizione, conferendo grande istintività al racconto.

 

autore
28 Aprile 2003

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