Ha preso il via, nel Castello Ducale di Fiano Romano, la rassegna Lo Schermo è Donna, con la tradizionale consegna del premio Giuseppe De Santis al miglior volto emergente del cinema italiano, assegnato quest’anno a Valeria Solarino. La giovane attrice d’origine venezuelana – che compirà 26 anni il 4 novembre – è stata scoperta da Mimmo Calopresti e quest’anno consacrata da Alessandro D’Alatri, nel film La Febbre dove, accanto a Fabio Volo, interpreta il ruolo di Linda, una ragazza che stravolge con il suo amore, le sorti del protagonista, conducendolo a vincere la sua battaglia solitaria, feroce e ostinata, contro la mediocrità generale.
Valeria Solarino, cosa prova nel ricevere un premio che si rivolge alla professionalità femminile del grande schermo?
Sono confusa e contenta: per me è già un premio lavorare come attrice. I riconoscimenti ti spingono a fare sempre meglio. Oltre al premio Giuseppe De Santis, ho apprezzato molto quello che mi hanno dato gli esercenti, durante le Giornate Professionali romane. Ma ho ricevuto anche il premio Santo Graal e la prossima settimana mi daranno un altro riconoscimento, nell’ambito del festival di Poggio Mirteto.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
A settembre, inizierò le riprese del film Ricostruzioni di Roberto Andò, tratto dall’omonimo romanzo di Josephine Hart. E’ la storia di due fratelli che abbandonano la Sicilia, in seguito alla morte della madre, avvenuta per un colpo di fucile. Il padre viene incriminato e costretto a scontare 20 anni di prigione. Ma nei ricordi dei due fratelli, a mano a mano, si svela la verità: anche perché da adulto il fratello è diventato psicoanalista e avverte pure nella sorella il disagio del loro passato. Il padre era innocente e solo per amore dei suoi figli si è lasciato incriminare. Nel ruolo di mio fratello c’è Alessio Boni, mentre la parte del mio fidanzato è affidata a Emir Kusturica: nel cast ci sarà anche Donatella Finocchiaro. E’ un noir dal quale emergono inquietanti intrecci psicologici di una famiglia dove la memoria, solo in apparenza dimenticata, provoca indelebili traumi infantili, che solo con grandi sforzi i due riescono a far emergere.
Si trovano, oggi, ruoli importanti e significativi per le attrici?
Le parti femminili rispetto a quelle maschili sono sicuramente minori, in termini di qualità e di quantità. Soprattutto nella nostra cultura, quella mediterranea, le donne faticano per conquistare spazi. Sono poche le sceneggiatrici e le registe, anche se nelle scuole di formazione del mondo dello spettacolo, in genere, è più alto il numero delle studentesse rispetto a quello degli studenti. Ma poi, a un certo punto, gli alti vertici della carriera diventano inaccessibili, o quasi, per le donne.
Nel film di D’Alatri, la protagonista da lei interpretata esorta il fidanzato a combattere la mediocrità, persino a costo di lasciare il posto di lavoro: nella realtà lei lo farebbe?
Spesso dimentichiamo che il lavoro non è una piccola parte della vita, ma è la nostra vita, considerando che la maggior parte dell’esistenza la trascorriamo lavorando. Diventa, allora, difficile costringersi a fare per sempre un mestiere che non ci piace. Quindi, a volte, è necessario abbandonare il lavoro per migliorare noi stessi. Da piccola avevo il sogno di fare l’archeologa, poi mi sono iscritta al Teatro Stabile di Torino, la stessa scuola che fece mia madre da giovane.
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