Anna, l’eterna bambina, la donna che vive nella proiezione del maschile. Sembra uscita dalla penna di Ibsen e invece a crearla è stata una regista appena venticinquenne, Nina Di Majo. A crederci, non senza contraddizioni, Valeria Golino. Bellezza mediterranea a suo agio nelle produzioni hollywoodiane (Rain man) come nel piccolo film indipendente italiano.
Un anno fa l’avevamo incontrata sul set de L’inverno, con i capelli stirati e i vestiti borghesi del suo personaggio, un’inquieta traduttrice sposata più per bisogno che per amore a un uomo più anziano di lei. Adesso la ritroviamo a Berlino: il film passa nel Panorama e si festeggia a base di sushi e pizza.
Valeria, ti sei riconciliata con Anna?
Alla fine, sì. Anna è molto diversa da me, già nei gesti, nel modo di essere. Ed è un personaggio difficile da amare perché diventa sempre più evanescente, una fatina cattiva. Mentre almeno la Marta di Valeria Bruni Tedeschi ha una sua evoluzione. Però, vedendo il film qualche giorno fa, sono riuscita a capirla.
Anna sembra esistere solo come proiezione del maschile: prima il marito, poi il possibile amante. Esistono ancora donne così?
Esistono. Esistiamo, vorrei dire, per quanto facciamo finta di no. Anch’io mi sono sempre adattata ai miei compagni, anche se non in forme così patologiche.
La tua vita privata però è molto stabile…
Sto da nove anni con Fabrizio (Bentivoglio, ndr) e nonostante la vita caotica tra Los Angeles e l’Europa: vuol dire crederci davvero.
È la prima volta che vieni a Berlino?
La seconda. Stavolta mi sembra tutto più allegro, meno lugubre.
Ti fa piacere essere qui mentre “Brucio nel vento” affronta il concorso?
Sì, Soldini è un amico e stavolta ha fatto un film particolarmente difficile. Gli auguro di vincere.
Continui a oscillare tra l’America e il cinema italiano.
E’ vero, in Italia, a Lampedusa, ho girato Respiro, prodotto dalla Fandango e diretto da Emanuele Crialese. In Messico Frida di Julie Taymor, sulla vita della pittrice Frida Kahlo. Protagonista è Salma Hayek, anche produttrice, io sono Lupe, la prima moglie di Diego Rivera. Nel cast ci sono grandi attori: Geoffrey Rush, Antonio Banderas, Edward Norton. Per la tv, invece, sarò Calpurnia, nel Giulio Cesare: una megaproduzione italo-americana con Christopher Walken e Richard Harris.
A Hollywood hai trovato lo spazio giusto?
Finalmente sì, film come Le cose che so di lei e Frida, sono esattamente quello che cercavo. All’inizio mi facevano fare la straniera, l’esotica. Adesso è diverso.
Hai già visto Francesca Neri in “Collateral Damage”?
No e sono curiosa di vederla.
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