Il David di Donatello vinto recentemente per la splendida interpretazione de La guerra di Mario di Antonio Capuano corona un periodo di intensa e poliedrica attività per Valeria Golino che ultimamente si divide senza sosta tra set italiani e stranieri. In questi giorni l’attrice napoletana sta ultimando da protagonista a Milano il nuovo film di Francesca Comencini A casa nostra e in Friuli Vieni a casa mia dell’esordiente Andrea Molaioli con Toni Servillo mentre da metà maggio a gennaio interpreterà tre nuove opere prestigiose dirette una dopo l’altra da Krzysztof Zanussi, Fabrizio Bentivoglio e Theo Angelopoulos. Dopo oltre 20 anni ricchi di bei personaggi interpretati a Hollywood e in Italia (a partire da quello di Storia d’amore di Maselli che le è valso la Coppa Volpi a Venezia), giunta alle soglie dei 40 anni la Golino ha recentemente conquistato anche la Francia. Dopo il grande successo locale del suo Respiro di Emanuele Crialese ha infatti girato quattro film in due anni a Parigi e dintorni – di cui tre con Gérard Depardieu – e ne sta ultimando altri due. “E’ inutile dire quanto sia soddisfatta per aver vinto il mio primo David di Donatello proprio con un film a me particolarmente caro come quello di Capuano in cui ho potuto recitare finalmente nella mia Napoli: è bello sentirti arrivare l’ondata di affettuosità degli amici, delle persone a cui tieni, della gente che ti vuol bene che è altrettanto contenta, è una bella onda di emozioni. E poi la serata dei David è stata un’occasione per indossare finalmente un abito lungo..”, esordisce.
Che cosa racconteranno i film che l’aspettano di Zanussi, Bentivoglio ed Angelopoulos?
Zanussi in Sole nero ambienterà in Sicilia da metà maggio la storia di un lutto e di una vendetta da parte di una donna, a cui viene ucciso il marito il giorno dopo il matrimonio, che viene seguita nella sua elaborazione della morte e nella vendetta che mette in atto. In Lascia perdere Johnny, l’opera prima di Fabrizio Bentivoglio ambientata negli anni ’70 tra Caserta, Capri, Napoli e Milano, reciterò al suo fianco in estate nel ruolo di una parrucchiera campana solare, allegra e buona. The Dust Of Time di Theo Angelopoulos che girerò da ottobre tra Russia, Italia, Germania, Stati Uniti e Inghilterra con Harvey Keitel, Bruno Ganz e Willem Dafoe racconterà invece la storia di una famiglia che si svolge in 40 anni di vita ma anche la storia di due uomini che amano contemporaneamente la stessa donna. Attraverso le loro vicende si racconteranno i cambiamenti della Storia del secolo scorso e si vedrà quanto questi eventi abbiano inciso sulla vita delle persone.
Che ruoli ha avuto invece nei suoi recenti impegni italiani?
In A casa nostra di Francesca Comencini sono Rita, un capitano della guardia di finanza che sta alle calcagna di un ricco corrotto (Zingaretti) in una sorta di giallo politico ambientato nella Milano di oggi. E’ un film corale dove mi fa molto piacere dar vita per una volta ad un personaggio complesso ed approfondito, che viene seguito anche nella vita privata in tutte le sue avventure e disavventure. Rita è una donna mascolina, lavora in un mondo molto maschile (le donne sono entrate nella caserme della guardia di finanza da non più di 45 anni) ed io strada facendo credo di essermi adattata a queste caratteristiche esasperando una certa mia mascolinità latente. Mi piace molto questa donna ambivalente, da una parte dura, decisa e quasi aggressiva nel lavoro e dall’altra molto più fragile e vulnerabile nella vita privata, perché ama un ragazzo molto più giovane di lei. Mi ha fatto molto piacere anche prendere parte a Vieni a casa mia, l’opera prima di Andrea Molaioli prodotta da Nicola Giuliano e Francesca Cima per la Indigo Film perché mi ha offerto l’opportunità di recitare sia pure per pochi giorni accanto a un “mostro sacro” come Toni Servillo. Il mio personaggio si chiama Chiara, è separata dal suo uomo (Fabrizio Gifuni) e vive il dramma di un lutto profondo, la morte di suo figlio avvenuta un paio di anni prima, mentre il protagonista Servillo è un commissario che va ad interrogare lei e la sua famiglia che rappresentano una chiave molto importante nella soluzione del giallo che viene messo in scena.
Che cosa la spinge a scegliere un certo progetto piuttosto che un altro?
Se mi cercano dei grandi autori che stimo accetto a scatola chiusa, quasi sempre funziona il binomio regista autorevole + copione valido, poi se ci sono anche dei bravi attori ben vengano. Negli ultimi mesi c’è stata una serie di coincidenze che ha fatto sì che i miei impegni si ravvicinassero molto tra loro, ad esempio si è concretizzata solo in extremis la possibilità di recitare nel film di Francesca Comencini con cui volevo lavorare da tempo e non me la sono lasciata scappare… Anche se ovviamente preferisco l’attività concreta allo star ferma, un minimo di ordine ci vorrebbe, non mi piace girare un film dietro l’altro. In genere se si susseguono a breve distanza progetti diversi cerco di concentrarmi completamente su quello del momento senza sovrapposizioni e confusioni e dedico ad ognuno l’attenzione che merita, ma negli ultimi tempi tutto questo è un po’ più difficile…
Come spiega il fortunato periodo di lavoro che sta attraversando, specialmente in Francia?
Non esiste un filo conduttore, né in Italia né all’estero, i film francesi che ho girato sono molto diversi tra loro, una volta che sono stata scelta in un cast spesso gli autori adattano a me le caratteristiche del personaggio che mi affidano. Conosco il francese piuttosto bene ma è una lingua difficile da recitare, lo parlo meglio nella vita. Anche se mi ritengo molto fortunata perché sono aumentate le belle occasioni, in Francia non ho ancora interpretato il film decisivo che mi possa rappresentare pienamente…
Che ruoli ha avuto nei film francesi che ha finito di girare nelle ultime settimane?
Sono una scultrice sposata con un uomo infedele (Francois Cluzet) in Ma place au soleil, una storia corale di Eric de Montalier in cui si intersecano le storie di alcune coppie tra amori, separazioni e riavvicinamenti mentre sono un personaggio immaginario, una specie di fantasmino frutto dell’ immaginazione della protagonista, in Actrice, il secondo film da regista della mia grande amica Valeria Bruni Tedeschi che ne è anche la protagonista (accanto a Louis Garrel e molti altri), nel ruolo di un’attrice quarantenne, Marceline, single e senza bambini che si prepara a recitare la pièce di Turgeniev, “Un mese in campagna”, in un clima di commedia agrodolce non troppo realistica…
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