Dopo i ruoli minori in A casa nostra di Francesca Comencini e L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino, debutto italiano da protagonista per Valentina Lodovini con La giusta distanza, noir di Carlo Mazzacurati in concorso alla Festa di Roma, prodotto da Fandango e Rai Cinema, con il contributo del MiBAC. La 28enne attrice toscana di Sansepolcro, ha già avuto un ruolo importante, quello di un’ingenua ragazza italiana in Pornorama, nuovo film di Marc Rothemund Orso d’argento 2005 con La rosa bianca-Sophie Scholl. Lo scenario de La giusta distanza è un lembo di quel Nord Est che Mazzacurati ha già raccontato nel suo esordio di 20 anni fa, Notte italiana.
In quella parte di bassa padana, il Polesine, un omicidio sconvolge la vita di una piccola comunità. Un evento che modifica l’esistenza tranquilla di un onesto meccanico tunisino (Ahmed Afiene), di un giovane cronista alle prime armi (Giovanni Capovilla) e del suo caposervizio (Fabrizio Bentivoglio), di un tabaccaio (Giuseppe Battiston). E quella della giovane maestra Mara, una forestiera arrivata dalla città.
Chi è Mara?
Una maestra che arriva in questo paese del delta del Po per una supplenza, in attesa di andare in Brasile per un progetto di cooperazione. Una giovane donna che sta cambiando la sua vita e viene raccontata in un momento preciso della sua esistenza quando è consapevole e sicura di sé. Una persona buona, senza pregiudizi, fiduciosa e aperta verso il prossimo.
Quale è stata la difficoltà di questo personaggio?
Uno dei temi principali del film è la paura di ciò che è differente da noi, come un immigrato o una donna che viene da un altro paese, per l’appunto Mara. Lei ha un’energia diversa dagli altri, perciò mi è stato chiesto di lavorare su questo livello energetico del personaggio, che non è integrato in quella realtà dove si trova improvvisamente.
Mara ha la giusta distanza?
Sì lei ce l’ha, grazie al fatto che non ha pregiudizi e condizionamenti. Sicuramente in lei il sentimento prevale sulla razionalità, ma è una donna molto coerente.
“La giusta distanza” è un gotico padano?
Una definizione che non piacerebbe a Mazzacurati. Direi piuttosto che è un film crudo e autentico, che ferisce perché racconta in modo lucido, senza ipocrisie, una storia quotidiana. Il delta del Po è una realtà che Mazzacurati conosce molto bene. La provincia padana, ma potrebbe essere un’altra provincia anche non italiana, è il quarto personaggio del film.
Ha iniziato le riprese del film di Daniele Vicari tratto dal romanzo “Il passato è una terra straniera” di Gianrico Carofiglio?
No, comincerò a novembre in Puglia, tra Bari e Taranto, ora Vicari sta girando in Spagna.
Il suo personaggio è la fidanzata di Giorgio?
NO, posso solo dire che è una donna ferita dalla vita e dagli esseri umani. Il mio è un piccolo ruolo, anche se non secondario, in un film dove i protagonisti sono Elio Germano e Michele Riondino.
Lei è anche nel cast di “Riprendimi” di Anna Negri, che prossimamente uscirà in sala.
Sono una donna, che ha tanta paura di incontrare un nuovo amore dopo essere stata lasciata dal proprio compagno, una che ha molti blocchi a causa delle sofferenze d’amore. Quando incontra l’occasione si lascia andare ma con molte riserve. Il film ha il linguaggio di un documentario sul precariato lavorativo che poi si allarga al precariato sentimentale. Gli attori interpretano perciò personaggi quotidiani, persone comuni che non hanno dimestichezza con la macchina da presa.
Nel thriller “Soundtrack” di Francesca Marra, anche questo in post produzione, che personaggio interpreta?
Il film parla di quelle ossessioni che spesso ci rendono prigionieri. Sono una giovane ragazza di campagna, semplice e solare ma molto sola e sempre cresciuta in un piccolo paese. Giovanna improvvisamente è vittima della sua ossessione amorosa, ama in maniera un po’ folle e malata. Per coprotagonisti ho Vincenzo Amato e Andrea Osvárt.
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