La capacità dell’uomo di riuscire ad andare oltre l’essere “solo” un uomo, di trascendere la propria dimensione e superare i propri limiti. È questa l’essenza dei soggetti degli 8 cortometraggi dell’esordiente sezione Science&Society, nata in collaborazione di ESOF – Euroscience Open Forum, il più grande dibattito europeo su scienza, tecnologia, società e politica, a Trieste dal 2 al 6 settembre 2020.
“La caratteristica comune che lega i cortometraggi della sezione Science&Society è proprio il trovarsi da un’altra parte: indipendentemente dal tempo e dallo spazio in cui sono ambientate, le storie di questi film raccontano di una dimensione diversa dalla nostra di spettatori. Che si trovino su un altro pianeta, nel futuro, in un sistema di sorveglianza ipersofisticato, immersi nei propri pensieri o nel proprio smartphone. Di poter quindi essere al contempo giorno e notte, senza essere nessuna delle due cose, racchiudendole però entrambe. Robot, viaggi nel tempo, tecnologia e ovviamente Terra, Spazio e pianeti lontani riempiono le immagini dello schermo, provando a trascinare anche lo spettatore in questa bolla: da un’altra parte”, spiega Francesco Ruzzier, curatore di S&S.
L’Italia concorre con l’anteprima europea in animazione CLACK di Jacopo Martinoni e Luca Peretti. Un ragazzo è solo. Piega il collo di novanta gradi per guardare il suo smartphone. CLACK. Ha appena ordinato una pillola: un drone gliela porta e lui gira la testa per ingoiarla. CLACK. Inizia così un trip, che condivide inviando un selfie a un altro ragazzo, che a sua volta ordina una pillola, s’immerge in un trip e invia il proprio selfie ad altri ragazzi, che ripetono il processo. CLACK. CLACK. CLACK. Seguendo il ritmo meccanico di azioni automatiche, sguardi e risate, selfie e pillole che non sono mai abbastanza, la corsa giunge al termine per un ultimo e fatale CLACK.
La Germania propone Absence of light di Beatrice Aliné per cui si può misurare la luce, ma non l’oscurità. L’una, l’opposto dell’altra, eppure oscurità è assenza di luce. E un’assenza non è misurabile, non esiste. La luce ci protegge dall’ancestrale paura del buio. Ma dove c’è luce, ci deve essere ombra. Nel contemporaneo tecnologico, la dipendenza dall’energia è più forte che mai. È diventata un bene insostituibile. Quindi, cosa resta da fare se il sole stacca la spina?
Avarya, un’animazione dalla Turchia, di Gökalp Gönen: un umano imbarcato su una nave spaziale alla ricerca di un nuovo pianeta abitabile è ostaggio del robot guardiano che giudica inadatto ogni nuovo pianeta possibile. L’uomo trova una via d’uscita, portando alla luce un oscuro segreto.
Ed è ancora un film d’animazione il francese La Déjeuner sur l’herbe, corale, diretto a 8 mani da Jules Bourges, Jocelyn Charles, Nathan Harbonn Viaud, Pierre Rougemont, per la storia di un brillante scienziato, che vede sbriciolarsi le sue convinzioni durante un picnic al lago. Seconda opera francese e animata Home Away 3000 di Héloïse Pétel, Philippe Baranzini: dopo essersi schiantato su un pianeta sconosciuto, un cosmonauta inizia a riparare la sua astronave. Un’avaria che significa uno speciale e sorprendente incontro.
El agua, invece, arriva dall’Argentina, regia di Andrea Dargenio per un uomo che si sveglia in un mondo in cui l’acqua è scomparsa, nelle tubature, nelle bottiglie. Non una goccia, nemmeno di pioggia. Il mare è un deserto. Eppure tutti si comportano come se nulla fosse: le persone bevono da bicchieri vuoti, come vuota è la piscina in un precipita un tuffatore. Solo il protagonista si rende conto della paurosa sparizione, ma nessuno lo ascolta.
Dal Canada, concorre Frames di Farhad Pakdel con la sua città intelligente, in cui segue e analizza una donna che cammina per lo spazio urbano, con l’interpretazione e registrazione tramite un sistema, eppure quello che sembra non è detto che sia davvero.
Infine anche la Story polacca di Jola Bańkowska è un film d’animazione, una riflessione sull’uomo moderno in un’Era in cui la tecnologia è onnipresente. Guardando attraverso le stories, vediamo persone sole, smarrite o indifferenti rispetto alla realtà che le circonda. Una giornata raccontata da brevi scene, spesso (auto)ironiche: il mondo virtuale sprofonda nella realtà.
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