Gian Luigi Rondi, che ha compiuto 93 anni, è stato festeggiato al Cinema Barberini di Roma con la proiezione del documentario Gian Luigi Rondi, vita cinema passione di Giorgio Treves in sala da gennaio con l’Istituto Luce. Alla serata – organizzata da Luce Cinecittà con la collaborazione di Rai Cinema, IterFilm e Assessorato alla Cultura di Roma Capitale – erano presenti, tra gli altri, i fratelli Taviani, Roberto Cicutto, Luigi Gubitosi, Gianni Letta, Aurelio De Laurentiis, Piera Degli Esposti, Roberto Faenza, Lino Capolicchio, Maria Rosaria Omaggio, Grazia Volpi, Laurentina Guidotti, Giovanna Marinelli e Pino Quartullo.
Intervistato dall’Ansa il decano dei critici italiani confida: ”Come diceva Bunuel mi seccherà non essere più di questo mondo, ma quando accadrà mi dispiacerà ancora di più di non poter uscire e andare a leggere i giornali come di non poter seguire la carriera di quelli che sono i miei idoli, ovvero i fratelli Taviani”.
Il documentario di Treves, già passato alla Mostra del cinema di Venezia, oltre a una lunga intervista a Rondi, contiene il contributo di testimoni d’eccezione della sua carriera come Gilles Jacob, Carlo Lizzani, Ettore Scola, Francesco Rosi, Paolo e Vittorio Taviani, Pupi Avati, Gina Lollobrigida, Margarethe Von Trotta, Adriano Ossicini e rari materiali di archivio che ripercorrono la storia di Italia del XX secolo e quella del cinema italiano.
“Anch’io, come diceva Gassman, ho un ‘grande avvenire dietro le spalle’. Avrei voluto continuare ad avere tanti incarichi come una volta, ma per fortuna ho ancora i David di Donatello. Mi chiamano il decano dei critici, ma sono ormai solo un signore in poltrona. E io ho bisogno di attività, il cinema è la mia passione”, dice Gian Luigi Rondi. Critici oggi? ”Non ne vedo. Per essere un buon critico bisogna conoscere pittura, architettura, letteratura, fotografia. Aspetto con ansia una laurea honoris causa per poter dire pubblicamente che oggi i critici si sentono in una riserva indiana”. E ancora Rondi, con un passato da partigiano, così definisce la libertà di questo lavoro: ”Non ritengo che un critico debba obbedire alla linea editoriale del giornale. Sono stato clandestino tra i cattolici-comunisti, poi nel partito della sinistra cristiana e amico di molti democristiani. Poi ho sposato la causa di Prodi, ma mi sono sentito sempre libero”. Sulla longevità professionale lo storico del cinema, saggista e organizzatore culturale, sceneggiatore, regista di documentari e attore dice: ”Come ho fatto a portare il mio lavoro fino ad ora? Semplice. Ho cercato sempre di raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato e le opportunità che avevo senza rompere le scatole e soprattutto sapendo ascoltare tutti. Una pratica che ho cominciato nel ’47 e che non ho mai terminata”.
VIDEO – Le immagini della serata e le interviste a Rondi, Treves, Taviani, Degli Esposti, Faenza, De Laurentiis, Chiesa, Detassis:
Diretto da Fabrizio Corallo che ne firma anche la sceneggiatura con Silvia Scola, è ricco di testimonianze e materiali d’archivio. Con Luca Argentero e Barbara Venturato
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