Una giornata particolare. Con Scola


Quanto di autobiografico c’è in Una giornata particolare? “Ho cercato il colore dei miei ricordi, una pappa un po’ grigia, un’assenza di luce. Ricordo che da bambino, durante il ventennio autarchico, abitavo in piazza Vittorio in una casa dove ai primi piani non arrivava mai la luce. Anche mia madre, con la sua vestaglietta, mi appariva sempre bianca e pallida. Nel film ho voluto allora un’ambientazione decolorata per le carte da parati, i mobili e i vestiti. Durante le riprese con Pasqualino De Santis sono stati usati filtri grigi e neutri, e altrettanto lavoro di togliere colore è avvenuto in stampa”. Il regista Ettore Scola, davanti a una platea di studenti – provenienti dagli Istituti superiori di Bracciano, Colleferro, Genazzano, Guidonia, Ladispoli, Morlupo, Nettuno e Roma – ripercorre il lavoro creativo di quella ‘tragica commedia all’italiana’, diretta nel 1977, che gli portò un César e un Golden Globe come miglior film straniero, due David di Donatello a Sophia Loren e al regista, tre Nastri d’argento per la miglior attrice, musica e sceneggiatura.

 

L’incontro con Scola al cinema Quattro Fontane, condotto dal giornalista e critico Fabio Ferzetti, fa parte della nuova edizione di Cinema&Storia”/100+1. Cento film e un paese, l’Italia, l’iniziativa promossa dalla Provincia di Roma-Progetto ABC Arte Bellezza Cultura con l’Assessorato alle Politiche della Scuola, il Progetto Storia e Memoria, l’Associazione Giornate degli Autori, Cinecittà Luce e con il sostegno della DG Cinema-MiBAC. Ad accompagnare l’iniziativa l’assessore alle Politiche della Scuola della Provincia di Roma Paola Rita Stella, la coordinatrice del Progetto ABC Giovanna Pugliese, l’AD di Cinecittà Luce Luciano Sovena.

 

Una giornata particolare è un dramma crepuscolare costruito sull’incontro tra Antonietta/Sophia Loren una casalinga frustrata, oppressa e Gabriele/Marcello Mastroianni un omosessuale gentile perseguitato dal regime nella Roma, incolore, fascista e imperiale del 1938, che applaude Hitler in visita. Una storia di solitudine e solidarietà tra due persone che pur ai margini vivono una giornata diversa dalle solite, una giornata che non dimenticheranno e che porteranno con sé tutta la vita.

“Come lavorai con la Loren? All’inizio ci fu qualche resistenza. Scontenta perché sul set non trovò il suo parrucchiere e truccatore di fiducia – rivela il regista – Talvolta piagnucolante perché si vedeva allo specchio diversa, ‘imbruttita’, rispetto al simbolo della bella donna che rappresentava. Ma la Loren, che è un’attrice intelligente e furba, dopo una settimana s’identificò e s’innamorò del personaggio”. Mastroianni? “Interpretò l’omosessuale con l’understatement di sempre, senza autogratificazioni, e costruimmo il personaggio senza caricarlo di atteggiamenti o segni particolari. C’è solo un suo gesto nell’aggiustarsi il polsino che è poco maschile e niente più”.

Carlo Ponti, produttore del film nonché marito della Loren, si comportò come sempre, ricorda Scola, con signorilità, anche se lui e Dino De Laurentiis, avevano metodi un po’ discutibili. “Non dimentichiamoci che erano gli unici produttori che rischiavano di loro e comunque erano capaci di portarti il caffè in sala montaggio a notte fonda, interessati com’erano al film”. Con Ponti l’autore discusse a proposito del lungo prologo affidato a cinegiornali dell’epoca, frutto di un’accurata ricerca nell’Archivio Luce. Scola era infatti convinto che solo in questo modo si potesse mettere in evidenza quanto le esistenze di Antonietta e Gabriele fossero schiacciate da un’epoca storica così drammatica.

Scola ricorda poi quanto sia grato al macchinista Nerone per il complesso piano sequenza iniziale del film che mostra, senza stacchi, prima l’esterno del grande caseggiato popolare e poi l’interno dell’appartamento di Antonietta, entrando in ciascuna stanza. “Gli diedi una settimana di tempo per trovare una soluzione possibile, poi realizzata in tre giorni, e Nerone venne con alcuni disegnini precisi: una gru che faceva salire la macchina da presa sino al piano dell’appartamento della donna, poi scorreva su una passerella fino al davanzale,e ancora entrava nell’appartamento attraverso una finta finestra fatta da due parti scorrevoli, non visibili allo spettatore, e seguiva, questa volta macchina a mano con l’operatore seduto su una carrozzella, Antonietta mentre di stanza in stanza sveglia i figli e il marito”. Il film fu del resto realizzato sia in una casa popolare di viale XXI Aprile, tra la via Nomentana e piazzale Bologna, sia in interni ricostruiti a Cinecittà, in particolare le facciate del palazzo e i due appartamenti dei protagonisti.

Come colonna musicale di Una giornata particolare, Scola volle delle marce militari e il commento radiofonico dell’epoca. “Ho utilizzato le fanfare che sfilavano per via dell’Impero, compresa quella che Hitler portava con sé ovunque. E poi la voce storica dell’Eiar, quella di Guido Notari, che era anche autore di testi ricchi di aggettivi inventati per l’occasione, come quegli ‘aerei arcobalenanti verso il cielo’. Il commento radiofonico accompagnerà quasi tutto il film, solo nella scena finale dell’arresto di Gabriele “arriva una rumba leggera al pianoforte, brano di Trovaioli che ricorda il ballo che Mastroianni aveva insegnato alla donna”.

autore
28 Febbraio 2011

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