TORINO – “I personaggi di quel film sono proprio come lo eravamo noi. Vulnerabili, senza particolari capacità: volevamo essere attori ma non avevamo l’esperienza. Spesso nei film i protagonisti sono dei fighi, persone super cool, noi siamo stati onesti e abbiamo offerto al pubblico qualcosa in cui riconoscersi. È la storia di persone che si sostengono a vicenda nel mondo difficile di Los Angeles”. Così Vince Vaughn parla di Swingers, il film che sarà proiettato al 42° Torino Film Festival per onorare l’ultimo grande ospite di questa edizione, prima di consegnargli la Stella della Mole.
Diretto da Doug Liman nel 1996, il film è stato scelto dal grande attore statunitense perché uno dei più personali e stimolanti degli inizi della sua carriera. “Swingers è un film che deriva direttamente dalla nostra esperienza. Con John Favreu cercavamo di essere assunti come attori per diversi film, fino a quando non ci siamo detti: perché non facciamo il nostro film? Abbiamo iniziato a scrivere la sceneggiatura poi abbiamo iniziato a fare dei reading per cercare finanziamenti. È stato stupendo perché era come provare di fronte a un pubblico. Alla fine abbiamo trovato 250mila dollari da mettere in mano al regista. Che non era molto. Cercavamo di recuperare la pellicola da quella scartata in cortometraggi e cose del genere. Abbiamo girato in tanti di questi locali notturni, ma non avevamo i soldi per chiedere di chiuderli, quindi quello che si vede nei bar era quello che accadeva davvero. Tanto che ogni tanto venivamo distratti da quello che facevano i proprietari. Un giorno giravamo in un’autostrada senza permessi e la polizia ci ha fermati perché facevamo delle cose strane. Abbiamo chiesto al regista di riprendere nonostante la polizia fosse lì”.
Tutti conosciamo l’incredibile carriera di Vince Vaughn che, con ben 53 film all’attivo, è uno dei più prolifici attori della sua generazione, riuscendosi anche a reinventare con ruoli atipici per lui come quelli in Freaky, True Detective e, recentemente, Bad Monkey. Eppure il suo non è stato un percorso facile. “Come molti di noi vengo da una parte del Paese in cui non è pensabile girare un film: la periferia di Chicago. – racconta – Ma mi piaceva guardare i film con la mia famiglia. Ho fatto di tutto per iniziare a recitare e un giorno mi sono detto che se volevo fare l’attore dovevo trasferirmi a Los Angeles. Mio padre è sempre stato un lavoratore e mi ha insegnato che se vuoi fare una cosa, la devi fare bene. Non importa se poi ottieni successo. Sono stato fortunato perché amavo i film ed ero circondato da persone che lo amavano come me: andavamo a vedere ogni tipo di film a LA. Per questo fare il nostro film è stato uno step fondamentale fare il nostro film. È importante a un certo punto uscire dalla propria comfort zone, fare cose più sfidanti, come ho fatto negli ultimi anni. Cose eccitanti che ti fanno focalizzare su cose diverse, imparare cose nuove. Bisogna dire sì alle cose che ti fanno sentire eccitato e diverso.
In molti lo ricorderanno per il successo clamoroso di Due single a nozze, commedia in cui recita al fianco di Owen Wilson. “Ho tanti bei ricordi di Due single a nozze. – rivela Vaughn – Il soggetto era bellissimo. Abbiamo riscritto tantissimo di quel film. Ci riunivamo con il regista David Dobkin per riscrivere le scene perché era un film vietato sotto i 17 anni, ma non c’era un reale motivo perché avesse questo rating. Abbiamo dovuto improvvisare per capire come renderlo adatto alla fascia in cui era stato collocato. Eravamo come dei ragazzini che fanno quello che vogliono senza il controllo dei genitori”.
“Ho pensato che fosse interessante fare un film con un regista che mi piaceva. – racconta, infine, Vince Vaughn, facendo riferimento a uno dei titoli più particolari a cui ha partecipato: il remake one to one di Psycho diretto da Gus Van Sant, in cui ha interpretato l’iconico Norman Bates – L’ho trovata un’esperienza strana, che mi eccitava. C’erano momenti in cui giravamo scena per scena e altri in cui eravamo più flessibili. Ma il processo era qualcosa che non avevo mai fatto prima. Non stavamo cercando di fare un film migliore dell’originale. Per Gus era un’occasione per fare qualcosa di esaltante e stimolante. Come attore mi sono molto divertito ed ero circondato da tanti buoni attori. Non riguardavo il film per fare qualcosa di identico, ma solo qualche volta rivedevamo le scene originali per capire se i movimenti combaciassero. Cercavamo solo di ascoltare il regista e partecipare al processo. È stato molto interessante. Per me è come provare tutte le giostre del parco giochi. È bello fare cose diverse, di recente ho fatto un horror come Freaky, o fatto film di guerra, di avventura come Jurassick Park, film indipendenti o grandi commedie. Non si tratta di strategia ma della voglia di un attore di dire sì a cose diverse”.
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