Una storia dichiaratamente, spudoratamente autobiografica. Tanto da mettere in scena anche le proprie vere origini molisane, con parenti e compaesani chiamati a “recitare” in dialetto – con sottotitoli – nel ruolo di se stessi. E’ Mamma + mamma, l’opera prima di Karole Di Tommaso, presentata ad Alice nella città. Prodotto da Bibi Film e Rai Cinema, ecco il racconto di un doppio desiderio di maternità, quello di Karole (Linda Caridi) e Ali (Maria Roveran), giovane coppia innamorata e precaria, tanto squattrinata da condividere l’appartamento con l’ex fidanzato di Ali, Andrea (Andrea Tagliaferri). Le due ragazze vogliono una bambina insieme, ma i viaggi in Spagna per le sedute di inseminazione sono costosi e non possono permetterseli, dovranno vendersi persino il materasso e trasformare l’appartamento in un b&b. Però la loro favola arcobaleno è a lieto fine: sarà proprio il nonno di Karole, un contadino che vive in Molise, nel paesino di Guardialfiera, ad aiutarle a coronare questo sogno con una semplicità disarmante e dolcissima.
Sul continuo passaggio tra autobiografia e finzione, la regista, diplomata al Csc e già autrice del cortometraggio Fame, rivela: “Mi permetteva di arricchire sia i personaggi reali che quelli di finzione. Mettere questi due mondi a confronto ha creato imprevisti meravigliosi. Sono partita da un diario che scrivevo ogni giorno e mandavo alla cosceneggiatrice, Chiara Atalanta Ridolfi”.
Il film racchiude un’utopia, quella di una famiglia meravigliosa, alternativa ma anche profondamente radicata nelle tradizioni contadine. “Ci siamo divertite a mostrare i nostri difetti – dice Chiara Atalanta Ridolfi – e ragionare sul concetto di famiglia che scuote l’opinione pubblica. Però la parola ‘famiglia’ viene dal latino e significa l’insieme dei famuli. In un certo senso la famiglia tradizionale non esiste, è un’eccezione”.
Per la regista “nessuno può permettersi di dire agli altri ciò che è giusto o sbagliato. Se hai un sogno lo devi coltivare fino in fondo anche se è difficile. Io non faccio politica, volevo semplicemente raccontare una storia. Nella vita reale ho un figlio, Leone, con la mia compagna, ed è andata proprio così come mostriamo nel film”. E vorrebbe che il ministro Fontana vedesse Mamma + mamma, “perché magari si accorge che sta sbagliando di grosso, nell’errore enorme di credere che quello che non conosce è per forza di cose da condannare”.
Aggiunge Chiara: “Quando due persone si vogliono bene e hanno desiderio di un figlio non c’è nessuna minaccia alla famiglia tradizionale”. Per Linda Caridi, vista da poco in Ricordi? di Valerio Mieli, “presentiamo un tema che ha valenza civile e politica con la leggerezza della quotidianità. Questa è una storia d’amore. Se le coppie gay non possono adottare bambini, se le cliniche italiane non volevano neppure darci lo spazio per girare una scena di fecondazione assistita, allora c’è un problema politico. Noi ci siamo calati nella quotidianità di un desiderio d’amore, semplicemente”.
Maria Roveran (Piccola patria, La foresta di ghiaccio) aggiunge: “E’ importante difendere i propri diritti con le unghie e con i denti ma bisogna anche saper comunicare senza cadere nella provocazione. La vita è già andata molto più avanti della politica e l’esperienza di Karole, madre insieme alla sua compagna, ne è la prova”.
Infine sul titolo, che inizialmente doveva essere La bambina sintetica, alludendo al modo in cui vengono definiti i bimbi nati con la fecondazione assistita. “Mamma + mamma è un titolo che abbiamo partorito tutti insieme, anche con Matilde e Angelo Barbagallo. E credo che renda giustizia al sentimento leggero del film”.
Infine tocca a Linda Caridi, alter ego della regista in scena, concludere: “La chiave del film è quella dell’ironia che appartiene alla regista anche nella vita reale. Karole è un personaggio buffo, che incespica nel suo parlare scoppiettante. Il molisano è uno strano incrocio tra napoletano, pugliese e abruzzese”.
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