Una bambina in fuga dalla depressione

Si intitola La fuga, il film di Sandra Vannucchi con Donatella Finocchiaro, Filippo Nigro e la piccola Lisa Andreozzi, in arrivo nella sale dal 7 marzo, distribuito da Lo Scrittoio


MILANO – La storia di Silvia, una bambina di 11 anni che scappa di casa per andare a visitare Roma e, parallelamente, la storia di una depressione, quella della madre Giulia, interpretata dall’attrice Donatella Finocchiaro supportata dal marito Pietro, interpretato da Filippo Nigro. Si intitola La fuga, il film di Sandra Vannucchi girato quasi cinque anni fa e in arrivo nella sale dal 7 marzo, distribuito da Lo Scrittoio, mentre la regista sta già lavorando a un nuovo film: una commedia sulla ricerca dell’uomo perfetto.

Prodotto da Perché No Films e Zas Films in collaborazione con la RSI Radiotelevisione Svizzera, La fuga segue il viaggio in treno della giovane ragazza e il suo incontro con una coetanea rom, che la accompagnerà per le strade della città. La sceneggiatura prende spunto da alcuni elementi autobiografici della regista: “Ho conosciuto da vicino un caso di depressione già dall’infanzia, ne ha sofferto mia madre e poterlo ora raccontare in un film mi è servito per poter esternare molti sentimenti trattenuti per anni. Sto ancora elaborando le conseguenze della malattia di mia madre, ma condividere questa storia con altri serve per fare un po’ di chiarezza. Lo capisco dalle reazioni di chi ha visto La fuga nei tanti festival a cui il film ha partecipato in questi anni: molta gente che sta vivendo situazioni simili si è sentita più libera nei confronti di un argomento ancora tabù”.

L’attrice Donatella Finocchiaro ha interpretato la madre depressa, assumendosi la responsabilità e la difficoltà di un ruolo facilmente criticabile per il costante paragone con la realtà clinica di questo disagio: “E’ stato un viaggio all’Inferno – dice Finocchiaro – La depressione è una malattia vera, difficile da rappresentare e quando arrivi a livelli tali da non riuscire ad alzarti dal letto, convivi con il timore di offendere qualcuno con la tua interpretazione. Io sono stata aiutata dalle indicazioni di Sandra e dalle reazioni di Filippo Nigro”.

Oltre alla parte girata sul treno, molte scene sono ambientate in esterna, sia nel campo nomadi in cui vive l’amica Emina, che nei quartieri della periferia romana in cui le ragazze vanno a chiedere l’elemosina. La regista ha scelto di raccontare la parte dedicata ai rom con sguardo realistico: “Quando ho individuato il campo nomadi in cui girare, ho trovato Emina (Emina Amatovic) e le ho fatto un provino. Non aveva mai recitato, ma è entrata nel suo ruolo in poco tempo, studiando a lungo le battute e legando anche caratterialmente con la protagonista Lisa Andreozzi. Ho voluto mantenere queste scene in modo realistico per far conoscere un contesto che fa a ancora paura a molti”.

Nel film la protagonista ha 11 anni. Oggi ne ha 17 ed è molto difficile ricondurre la giovane attrice Lisa Andreozzi alla piccola Silvia, in fuga dalla sua città. E’ decisamente cambiata, ma per lei recitare non è una novità: da quando aveva quattro anni frequenta la scuola internazionale Florence English Speaking Theatrical Artists e ha partecipato a numerosi workshop di recitazione. Inoltre ha già lavorato nei film Neverlake di Riccardo Paoletti (2013) e Il Professor Cenerentolo di Leonardo Pieraccioni (2015). Descrive così il suo personaggio: “Silvia è una ragazzina normale, coraggiosa e simpatica, ha una capacità empatica molto forte ed è profondamente buona. Silvia fa alcune scelte che io non avrei mai fatto, però mi sono riconosciuta in quel personaggio; per la maggior parte del tempo mi è sembrato di interpretare me stessa. E forse, in un contesto simile, avrei potuto pensare anche io a fuggire”.

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26 Febbraio 2019

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