VENEZIA – La terza giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival ha offerto un’esperienza cinematografica ricca e variegata, con un focus particolare sul ruolo delle donne nel cinema, sulle storie provenienti da diverse parti del mondo e un tuffo nel passato con l’omaggio a Casanova.
Il programma speciale dedicato alla giuria ha messo in luce il talento e la visione di tre professioniste del cinema: Alessandra Riccardi Infascelli, Barbara Biddulph e Malou Lévêque. Alessandra Riccardi Infascelli, in un’intervista condotta da Maria Roberta Novielli, direttrice artistica e organizzativa del festival, ha riavvolto il tempo raccontando sia della sua esperienza di produttrice con il marito Roberto Infascelli – con il quale ebbe l’intuizione di promuovere il genere poliziesco all’italiana (tra i film prodotti La polizia ringrazia del 1972, diretto da Steno)- sia dei documentari prodotti nell’ultimo periodo che arrivano a esplorare la memoria collettiva e le trasformazioni della società in ogni epoca. Il suo battesimo sul set avvenne nel 1965, quando partecipò alle avventurose riprese nella ex Jugoslavia del film Le soldatesse di Valerio Zurlini; poi vennero gli spaghetti western tra cui Un dollaro tra i denti e Un uomo, un cavallo, una pistola entrambi del 1967 diretti da Luigi Vanzi, alias Vance Lewis, ma anche Blindman del 1971, diretto da Ferdinando Baldi e interpretato tra gli altri dall’ex beatle Ringo Starr.
L’Attaque
Attraverso una lingua che sappia andare oltre i confini, che sappia dare una via e proponga “immagini di questi giovani che distruggono gli stereotipi di una gioventù che viene incasellata in modelli predefiniti”, Malou Lévêque, con il suo cortometraggio La vérité (2023) è riuscita a conquistare il pubblico parlando di come il suo lavoro si concentri sulla destrutturazione degli stereotipi e come i paesaggi urbani e naturali nei suoi film riflettano simbolicamente la durezza delle relazioni umane. Infine, Barbara Biddulph, nell’intervista curata da Davide Giurlando, ha offerto una visione affascinante sul mondo dell’animazione in stop motion, condividendo le sue esperienze come designer e art director in produzioni iconiche di Wes Anderson e Tim Burton.
La proiezione di sei cortometraggi del Concorso internazionale ha offerto un mosaico di storie intense e significative. The Worst Kind of Pain di Ana Clara Miranda Lucena affronta con sensibilità il tema della violenza ostetrica, dando voce a un dolore troppo spesso taciuto, trasformandolo in immagini potenti e simboliche. Dall’animazione si passa al dramma con Match di Maria Sayegh, ambientato nella dura realtà del Libano. Più introspettivo, invece, è L’attaque dell’italiana Aureliana Bontempo dal CSC, che scava nel rapporto tra due sorelle. Attraverso una narrazione silenziosa, fatta di dialoghi quotidiani, il film esplora il confine tra il reale e l’immaginario, lasciando il pubblico con un interrogativo profondo: fino a che punto siamo disposti a credere alle persone che amiamo? The Letter del kazako Ernat Sabitov arriva a parlare di un tema universale portando in scena la storia di una lettera al fronte senza risposta, di un viaggio interiore fatto di rimpianti e redenzione, dove il peso delle scelte compiute si fa sentire con la forza di un colpo di scena. In un registro completamente diverso s’inserisce Love from the Shadow firmato dal cileno Ale Gálvez, che bilancia la tematica sociale con il vissuto di una madre truffatrice che tenta di riallacciare i rapporti con la figlia. Per finire, Home del serbo Danilo Bjelica, un film che esplora il concetto di casa e appartenenza attraverso la storia di un uomo in cerca di un posto nel mondo dopo la separazione con la moglie; con uno stile asciutto e commovente, il corto racconta la ricerca di una dimensione familiare persa, di un rifugio che forse si deve ricercare dentro noi stessi.
Approdando a un tema prettamente storico, Fellini e il suo “Casanova” (di cui ricorrono i 300 anni dalla nascita) sono stati protagonisti indiscussi dell’intervista tenutasi nel pomeriggio con Gianfranco Angelucci, che ha offerto una preziosa testimonianza e mostrato materiali rari d’archivio sul capolavoro del maestro riminese. Angelucci, sceneggiatore del film di Federico Fellini Intervista e grande amico del regista, era presente al festival per presentare il documentario da lui co-diretto E il Casanova di Fellini? del 1975, raccontando come Fellini, nel delineare il suo Casanova, aveva sottoposto a dei finti provini attori del calibro di Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni. Un processo che, secondo Angelucci, ha permesso a Fellini di creare una rappresentazione unica e personale del celebre veneziano, distante dalle convenzioni cinematografiche dell’epoca e ancora oggi sorprendentemente attuale.
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