“Odio i fuochi della guerra, non hanno un minimo di educazione”. Lo dice Calcifer, demone del fuoco e amico del protagonista Howl in Howl’s Moving Castle, nuova animazione di Hayao Miyazaki in concorso, lo scorso anno, a Venezia 61. Tratto dal romanzo per bambini di Diana Wynne Jones, pubblicato in Italia da Kappa Edizioni, Il castello errante di Howl mette in primo piano ancora una volta i temi cari alla filosofia miyazakiana: l’ambiente e la pace. Questa volta arricchiti dal tema della vecchiaia e dagli acciacchi che porta con sé.
Il regista giapponese, già Orso d’Oro ex aequo e Oscar 2003 per La città incantata, non era presente alla scorsa Mostra d’arte cinematografica. Al suo posto Toshio Suzuki, produttore di Studio Ghibli – fondato da lui stesso e Miyazaki – e anima della società. “Senza Toshio Suzuki – ha affermato Miyazaki – in più di un’occasione lo studio Ghibli avrebbe chiuso”. Il produttore si è fatto portavoce del regista. Quest’ultimo riceverà il Leone d’Oro alla carriera il 9 settembre alla 62ma Mostra del Cinema veneziano. In programma al Lido anche 3 film del maestro dell’anime: Nausicaa della valle del vento, Porco rosso e il cortometraggio On your mark. Nello stesso giorno Howl’s moving castle sarà distribuita in Italia il 9 settembre dalla Lucky Red.
Come è nata la volontà di trarre un film dal “Castello errante di Howl”?
Miyazaki legge ogni mese tutti i libri pubblicati dalla Tokuma, società editrice che fa parte del gruppo Ghibli e che si occupa espressamente di libri per ragazzi. Il regista è un appassionato di storie per l’infanzia. Dopo aver letto il testo della Jones me na ha subito parlato. Ci siamo confrontati e abbiamo deciso di realizzarlo.
Nei film di Miyazaki gli eroi sono spesso donne. Questa volta, a fianco di Howl, ritroviamo Sophie. Quale la ragione di questa forte presenza femminile?
Miyazaki è il secondo di quattro fratelli. Sua madre era una donna fisicamente fragile, si ammalava spesso e lui ne ha sempre avuto cura. Così gli riesce più semplice desiderare e immaginare una donna nelle sue storie che quella di un uomo.
Questa volta la protagonista, Sophie, passa dalla giovinezza alla vecchiaia, e viceversa, per effetto di un sortilegio. Come mai la scelta di un tema come l’anzianità?
Miyazaki ha trascurato la moglie per così tanti anni che alla fine quando ha deciso di riavvicinarsi a lei ha scoperto che era diventata vecchia. Così, per alleviare il suo senso di colpa, l’ha disegnata vecchia e poi nel film l’ha fatta ringiovanire. Un altro motivo è che Miyazaki voleva ribellarsi all’idea, comune in Giappone, che la giovinezza sia un bene prezioso e mettere invece in primo piano gli anziani e i loro problemi quotidiani.
Spesso Miyazaki si autoritrae come uno dei personaggi. Questa volta è il vecchio cane, Heen?
Non so se è il cane ma Miyazaki non ama i cani in generale. Lui crede di essere Howl ma siccome nessuno lo crede…
Il regista realizza da sempre cartoon tradizionali non usando il 3D. Questa volta l’animazione in 3D è stata usata. Per quanta parte del film?
Sono stati effettuati 1400 shot in tutto, 200 dei quali in computer graphics. In particolare quando il castello di Howl cammina e crollla.
Cosa pensa Miyazaki dell’animazione in 3D e dei prodotti di grandi case di produzione come la Pixar e Dreamworks.
Il regista non ama e non usa il computer, non sa neanche battere i tasti. Non usa e-mail. Scrive tutto a mano. Tra l’altro, Miyazaki ora non vede più film. Tutto il suo bagaglio visivo personale appartiene agli anni della sua giovinezza.
Come ha preso Miyazaki il successo ottenuto con “La città incantata”?
E’ perplesso. Non se lo spiega.
Ma il successo ha cambiato qualcosa nel modo di produzione dei film di Miyazaki?
Lui ha ormai una certa età. Per un periodo aveva detto che si sarebbe limitato a scrivere la storia mentre dei giovani avrebbero eseguito i disegni ma poi ha cambiato idea e, come questa volta, ha iniziato a fare tutti i disegni del film.
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