Il disprezzo (1963), un film di Jean-Luc Godard dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, torna nelle sale il 6 febbraio in edizione restaurata nella versione originale francese con sottotitoli italiani. Il caposaldo della Nouvelle Vague, con Brigitte Bardot e Michel Piccoli, è presentato dalla Cineteca di Bologna nell’ambito del progetto Il Cinema Ritrovato. Al cinema, per la distribuzione dei classici restaurati.
Un’occasione unica per vedere il director’s cut del film, quella versione francese – ora restaurata da Studio Canal – mai uscita in Italia: Il disprezzo verrà infatti sconvolto dal produttore italiano Carlo Ponti, che ne cambierà il montaggio, sostituirà in blocco le musiche originali, e arriverà persino a tagliare una scena di nudo di Brigitte Bardot, prima tanto invocata dai produttori internazionali.
“È un esempio supremo delle strade incomprensibili e paradossali che può prendere il presunto conflitto tra arte e industria”, racconta il direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli. “Che dire di un produttore che vuol fare il colpo grosso mettendo insieme il nuovo genio scontroso di Godard e la diva sexy Bardot e poi, una volta che si trova tra le mani uno dei film più lisci e strutturati dell’intera Nouvelle Vague, decide comunque di tagliarlo e rimontarlo, producendo un effetto di sconnessione, lasciando cadere sul pavimento della sala di montaggio l’unico ambito nudo della Bardot, e decidendo che la splendida musica di Georges Delerue non va e occorre riscriverla daccapo (provvederà l’incolpevole Piero Piccioni)? Il film che presentiamo è l’edizione originale di Godard”.
Ne Il disprezzo il paesaggio mediterraneo e marino offre un sontuoso contrasto alla volgarità del milieu cinematografico e all’amarezza della fine di una coppia. Tra Cinecittà (in realtà gli studi della Titanus qualche giorno prima della loro demolizione )e una Capri dai colori irresistibilmente pop (in particolare la villa di Curzio Malaparte), Michel Piccoli lavora sul set di un improbabile adattamento dell’Odissea (l’aristocratico regista è Fritz Lang, che interpreta se stesso), mentre la moglie Brigitte Bardot è corteggiata dal produttore.
“Il soggetto de Il disprezzo – scrive Godard presentando il film sui ‘Cahiers du cinéma’ nell’agosto del 1963 – sono delle persone che si guardano e si giudicano, per poi essere a loro volta guardate e giudicate dal cinema, rappresentato da Fritz Lang che interpreta se stesso; insomma, la coscienza del film, la sua onestà”.
Come scrive Antoine de Baecque nella sua biografia di Godard, “Brigitte Bardot è il corpo di donna più celebre al mondo, ma pochi la considerano ancora come un’attrice”. Quella de Il disprezzo è la miglior chance che si possa presentare alla Bardot per emanciparsi “dal destino delle stelle filanti. Godard gioca perfettamente questo ruolo perché, se non dovesse rimanere che un solo film della Bardot, questo sarebbe evidentemente Il disprezzo. Sceglie di dirigerla non come una starlette, né come un personaggio autonomo o un’attrice, ma come se lei incarnasse, di fatto, la stessa B.B.. La Bardot, ne Il disprezzo, somiglia alla propria statua”.
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