Percorso originale quello di Sandrine nella pioggia, il nuovo film di Tonino Zangardi che ha scelto il Festival di Pusan, in Corea, come trampolino per la sua carriera internazionale, mentre in Italia ha avuto la sua anteprima a Lecce. Girato in doppia versione, italiana e inglese, questo noir passionale ambientato a Mantova sta infatti cercando di ritagliarsi una strada sui generis. “Dalla partecipazione al più grande mercato del Sudest asiatico con 350 film in cartellone in una città di 5 milioni di abitanti che vive notte e giorno, ventiquattr’ore su ventiquattro, e che sembra lo scenario di Blade runner – racconta a CinecittàNews il regista di Allulo Drom – sono scattate trattative con diversi paesi per la distribuzione all’estero”. Proiettato nella sezione World Cinema, Sandrine nella pioggia è piaciuto ai critici coreani, che l’hanno identificato come “noir d’autore”. In Italia sarà in sala in primavera, forse distribuito dai produttori stessi, gli indipendenti di Cas.co Entertainment. “I distributori tradizionali ci propongono di uscire in 15/20 copie, troppo poche per un film che pensiamo possa arrivare al grande pubblico”. Anche grazie al cast, dove figurano, oltre ai protagonisti Adriano Giannini e Sara Forestier, anche Goya Toledo, Monica Guerritore e Alessandro Haber.
Una produzione atipica, insomma.
Che fa a meno di Medusa e Rai Cinema, perché il film è finanziato dai privati Mauro Castellini e Pier Luigi Corvi Mora, che hanno prodotto anche K il bandito di Martin Donovan e che produrranno il prossimo film di Ettore Scola.
Avete girato in inglese per una precisa scelta di mercato.
Sì, abbiamo realizzato due versioni, italiana e inglese. A Pusan è stata una carta vincente. Quest’anno al festival il cinema italiano, sostenuto da Filmitalia, era ben rappresentato, anche con una retrospettiva dei Fratelli Taviani e con i film di Matteo Garrone e Paolo Sorrentino, mancavano però i nostri produttori al mercato, mentre c’erano tanti tedeschi e francesi.
Le sembra azzeccata la definizione di noir d’autore?
Sandrine nella pioggia è una storia strana, costruita su sensazioni e senza una struttura ferrea. Racconta quello che può accadere in un giorno qualsiasi della vita quando qualcosa sconvolge tutto. Racconta anche un amour fou, che diventa eterno proprio perché rimane inespresso. È la storia di un poliziotto, Adriano Giannini che, per sventare una rapina, colpisce a morte una ragazza. Perseguitato dal senso di colpa, medita di lasciare la polizia, finché incontra Sandrine. In un giorno di pioggia.
Avete girato a Mantova.
Tranne il finale, che si svolge a S.te Marie de la Mère, in Camargue, dove il protagonista arriva per inseguire la ragazza misteriosa. Ma non si deve rivelare di più.
Un cambiamento di stile drastico rispetto ai suoi film precedenti, “Allulo Drom” e “Prendimi e portami via”.
È vero, ero stato definito un autore pasoliniano, con tutto il dovuto rispetto per Pasolini, mentre ora ho provato la strada di un racconto meno realista, più legato alle sensazioni.
E in futuro?
Sto lavorando a un film dal romanzo di Mattia Signorini Lontano da ogni cosa: è la storia di tre amici inseparabili, due ragazzi e una ragazza, tre universitari che coltivano il sogno di diventare artisti. S’incontrano una sera d’autunno con il vento che soffia alle loro spalle e non si staccano più. Girerò a Padova e la ragazza sarà probabilmente Micaela Ramazzotti. Se Virzì ha raccontato la frustrazione di chi lavora nei call center nonostante la laurea, nel suo bellissimo film Tutta la vita davanti, io ho scelto di parlare del fare arte in un paese come l’Italia, dove la cultura sembra essere diventata un passatempo per ricchi.
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