Lecce. Il prossimo 9 maggio a Brindisi Toni Servillo inizierà le riprese del film di Daniele Ciprì E’ stato il figlio tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore palermitano Roberto Alajmo che narra della famiglia Ciraulo che vive in povertà nel quartiere Zen. Al suo fianco, lo ha annunciato l’attore campano nel corso del Festival del cinema europeo, ci sarà Alfredo Castro, il protagonista di Tony Manero e Post mortem, quest’ultimo presentato a Venezia 67.
“Ancora una volta mi metto al servizio di un cinema e di un autore che mi piacciono. La vicenda, che non riguarda la mafia, è ambientata a Palermo e racconta di una povera famiglia la cui bambina è stata uccisa durante una sparatoria tra criminali – spiega Servillo a cui il Festival di Lecce dedica la prima personale completa – Sono un capofamiglia che ha una forte relazione con il figlio Tancredi e il mio personaggio ha toni a volte comici in un film dalle tinte insieme grottesche e drammatiche. Si tratta di una sfida che desideravo da tempo, dopo aver esaurito al cinema la trilogia del potere: criminale in Gomorra, politico ne Il divo, finanziario ne Il gioiellino“.
Servillo torna poi sull’esperienza avuta in Francia con Un balcon sur la mer dove è stato diretto dalla regista e attrice Nicole Garcia. “Dopo aver visto a Cannes Gomorra e Il divo, la Garcia mi ha chiamato la sera stessa e mi ha incontrato pochi giorni dopo a Napoli. Il suo film, girato tra la Costa Azzurra e Parigi, è ambientato nel mondo dei grandi agenti immobiliari. Sono un italiano non folklorico, nel senso che sono ben inserito in questo giro d’affari, competo alla pari. E’ stato bello essere diretto da una donna e l’opportunità offertami mi ha fatto conoscere quanto il cinema d’autore sia sostenuto in Francia”.
Rivela poi di avere avuto in passato un’offerta interessante da Hollywood, un film che poi non è stato realizzato.
Consigli al regista quando è sul set? No, mai. Servillo si ritiene un attore molto disciplinato, che vuole assolutamente essere diretto. “Del resto io non vedo le scene, ci casco dentro. Un attore al cinema lascia che si compia su di sé un ‘abuso’. Non dimentico una battuta di Marlon Brando: il teatro è degli attori, il cinema dei registi e la televisione dei residui”. Ed è convinto che, se un attore può illuminare un film, la responsabilità finale dell’opera è sempre del regista che interviene dal principio fino al montaggio dell’opera.
A chi lo accosta a Gianmaria Volonté così risponde: “Guardo con rispetto alla sua capacità coniugare il linguaggio dell’attore con una forte impronta morale, a cominciare dalle scelte artistiche”.
Dichiara poi, guardando ai grandi autori del passato, il suo amore per Roberto Rossellini, “un uomo che profuma d’azzardo e di libertà”. E per Vittorio De Sica che ne Il generale Della Rovere “fa un monumento della recitazione”.
Infine conviene di avere “una passione doppia, bipolare nella quale il teatro non è inteso come un’anticamera del cinema. Non sono uomo per tutte le stagioni. Scelgo il cinema e il teatro che mi piacciono, ovviamente con rinunce, scelgo l’autore e la sua visione del mondo”.
E ammette di aver ricevuto proposte per la televisione, ma nessuna che avesse il profilo di un’avventura interessante.
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