Protagonista di uno degli incontri più seguiti del BCT, il Festival di Benevento dedicato al Cinema e alla Tv che si è appena concluso, Toni Servillo ha scelto Eduardo De Filippo per tornare a dialogare con il pubblico. Uno spettacolo organizzato insieme dall’Università degli Studi del Sannio che ha visto l’attore incantare il pubblico per un’ora e mezza. Si è in una lunga serie di monologhi e letture che si sono alternati a delle clip di film di Eduardo, tutto volto a voler indagare la prosa, la poetica e l’uomo dietro il grande artista. La presenza scenica non è mai mancata a Servillo, che dopo aver vinto l’Oscar per La Grande Bellezza, fu inserito dal New York Times fra i 25 attori più grandi del ventunesimo secolo. Di Eduardo parla volentieri.
Chi è Eduardo per lei?
“Ancora prima di essere un attore io sono un suo fan, lo ammiro profondamente da sempre è stato un esempio sia come uomo che come attore. Ho avuto la grande possibilità di metterlo in scena due volte e credo sia un’occasione per poter approfondire la sua grande maestria attoriale”.
Qual è il cuore di questa rappresentazione?
“Il tributo di questo spettacolo consiste in questo, nel vivere Eduardo attraverso tre grandi scrittori che se ne sono occupati come: Domenico Rea, Anna Maria Ortese e Cesare Garboli.”
Ha mai avuto paura del confronto?
“Quando ci si approccia a De Filippo tremano le gambe, un po’ per quello che rappresenta la commedia e un po’ per i soliti e inevitabili confronti. La prima volta ho giocato d’astuzia, ho messo in scena Sabato, Domenica e Lunedì, di cui non esisteva la versione televisiva e non c’era memoria, mi ha aiutato a prendere un po’ di confidenza”.
E stavolta?
“Credo vada comunque superato lo scoglio della preoccupazione, altrimenti non ci sarebbe rinnovamento nelle messe in scena, ma soprattutto Eduardo De Filippo che è stato un grande autore oltre che attore, va consegnato alla prosperi che ne devono godere con la sua commedia”.
La grandezza di Eduardo è stata proprio quella di non banalizzare Napoli…
“È partito da Napoli per raccontarla ovunque, credo abbia utilizzato il complesso universo affascinante della città di Napoli così colta ma anche complicata, così piena di tradizioni, è partito da li per poi ampliare e rendere il messaggio universale”.
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