La rivincita di Tinto Brass nei confronti di quella Mostra veneziana che per anni l’ha snobbato ed etichettato si è consumata in una sala che l’ha applaudito a lungo. La sua ultima presenza nel programma del festival risale al 1971 con La vacanza, interpretata da Vanessa Redgrave. “Fummo fischiati e rispondemmo con il gesto dell’ombrello. Ora per fortuna Marco Müller ha finalmente guardato al mio lavoro senza pregiudizi”, afferma Brass.
La standing ovation del pubblico di Venezia 66 è andata prima a Nerosubianco (1967), presentato nell’ambito della retrospettiva ‘Questi fantasmi 2’, un film di ricerca sulla libertà sessuale che ha per protagonista una donna, contro l’ipocrisia politica e religiosa. “Un’opera carica di rabbia, insofferenza, di tutti quegli umori che anticipavano il ’68”.
E di nuovo accoglienza calorosa per il suo ultimo lavoro, il cortometraggio Hotel Courbet, titolo ispirato dal famoso quadro ‘scandaloso’ di Gustave Courbet ‘L’origine del mondo’, dal 1995 esposto al Museo d’Orsay dopo che l’ultimo proprietario era stato Jacques Lacan.
Hotel Courbet è un mini-melò sulla solitudine di una donna che si abbandona al ricordo di un amore ormai finito e di quelle intense notti vissute nella ‘camera azzurra’ del parigino Hotel Courbet. Ma un ladro, penetrato nella villa della donna, sarà testimone senza essere visto della sua intimità e delle carezze con le quali la donna placa il suo ardente desiderio.
Le ha fatto dispiacere il trattamento che le ha riservato in passato la Mostra?
Dispiaciuto no, trovavo ridicolo che mentre ero ‘retrospettivato’ e omaggiato in tutto il mondo, Venezia non mi volesse. Li chiamavo i becchini del Festival, perché lo avevano trasformato in un camposanto. Il pregiudizio andava rimosso, a volerlo erano le alte gerarchie non solo perché trattavo l’erotismo, ma perché lo facevo senza senso di colpa.
Come nasce “Hotel Courbet”?
E’ sia una ”pièce de resistance’, un esercizio di stile sul non senso della vita. Sia una dichiarazione d’amore per Caterina Varzi, la mia musa ermeneutica che dà forma e contenuto ai miei deliri estetici ed esistenziali. L’ermeneutica, per chi non lo sapesse, è l’arte di interpretare i testi antichi.
Il suo corto “Hotel Courbet” fa parte di un progetto per Sky tv?
No, è parte di un dvd che uscirà con il titolo Il favoloso mondo di Tinto Brass, la copertina sarà un culo di donna con sovrimpresso un mappamondo. Si compone di altri due corti. Eja eja alalà tratto dai “Diari” di Gabriele D’Annunzio, impersonato da Franco Branciaroli. E’ il racconto della notte, che precede la sua partenza per la spedizione di Fiume, durante la quale D’Annunzio è in attesa di un’amante, sempre interpretata da Caterina Varzi. Si tratta di Melitta la moglie di un ammiraglio e sua ardente fan, ma anche reticente perché ha un marito a casa che l’aspetta, tant’è che alla fine lei non cede al sommo vate, conquistatore di tante donne.
E il terzo corto?
S’intitola Coiffeur pour dames, titolo che si richiama al parrucchiere specializzato nel restyling del pelo pubico. Pare che sia una pratica molto utile nel risolvere gli amori ‘bianchi’ di coppia, e riaccendere la passione e il calore del partner. Caterina sarà ancora una volta la protagonista e io npon posso che essere il parrucchiere.
Non le sembra che “Hotel Courbet” abbia un’atmosfera un po’ malinconica, quasi crepuscolare, e che il suo famoso elogio sia rivolto a un’altra parte femminile?
Caterina ha limato un certo mio graffio, ma non è una ‘diminutio’, questa vena malinconica può essere letta al femminile perché riguarda la solitudine delle donne. E comunque c’è un elogio all’autenticità del corpo, perché autentiche sono le forme di Caterina che non hanno conosciuto interventi di bisturi.
E’ vero che lei ha in progetto un film dal titolo “Grazie papi”?
C’è un’idea, mi interessano da sempre le tresche tra potere e sesso, sono pane per i miei denti, da Salon Kitty a Caligola. Le vicende di casa nostra sono uno spunto buono, efficace. Naturalmente lo tratterei in chiave farsesca, perché non si ha più a che fare con personaggi tragici come Hitler o Mussolini, ma con Arlecchini e Pulcinella.
Nel cassetto ha da tempo un film che vorrebbe fare?
Rimando sempre il progetto sui Borgia: Valentino, Lucrezia, Giulia Farnese, l’amante del Papa che riceveva gli ambasciatori a letto. Quando l’avrò realizzato posso smettere di fare cinema, ma lo rimando sempre. E ‘ un film che riassume i rapporti tra sesso e potere e racchiude gli archetipi di tutti i tempi, a cominciare da Andreotti, Berlusconi, il Papa.
Sua moglie Carla Cipriani era sempre al suo fianco sul set.
Più che una collaboratrice era una complice, mi amava, era veramente la mia metà. Quando è morta mi sono trovato dimezzato, era il motore del mio lavoro, la fonte della mia ispirazione. Molti personaggi femminili, frivoli, birichini o più aggressivi erano modellati sulla sua figura.
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